(foto LaPresse)

Golden power, ma non troppo

Redazione

Giusto difendere la strategicità, ma ricordiamoci anche della reciprocità

Come ha detto ieri Giuseppe Conte, il governo “sta valutando attentamente il provvedimento dello scudo del Golden power. E, sotto la regia di Palazzo Chigi, siamo pronti ad agire per difendere gli asset industriali e aziendali del paese senza precluderci l’allargamento ad altri settori strategici”. Il presidente del Consiglio non ha citato espressamente la rete 5G, che a livello politico è oggetto delle attenzioni opposte del centrodestra e delle cautele del Pd, da una parte, e dei 5 stelle dall’altra, dove Luigi Di Maio avrebbe riattivato i canali preferenziali con la Cina. Di fatto il Golden power, che impedisce scalate su aziende stragiche quotate, è già in atto da metà marzo su un pacchetto di aziende del valore di 200 miliardi colpite da pesanti ribassi. La legge di settembre 2019 prevede in tempi normali la promulgazione di un decreto della presidenza del Consiglio, ma in emergenza può scattare automaticamente. Il viceministro dell’Economia Antonio Misiani aveva anticipato l’utilizzo dello scudo pubblico, benché il Pd non ne faccia una bandiera sovranista. Bandiera che viene invece issata dal centrodestra. Contemporaneamente, però, tutti, ma specie l’opposizione e il M5s si schierano contro la riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), perché comporterebbe una condizionalità se l’Italia vi ricorresse. Se l’Italia ha bisogno di fondi europei deve essere, dicono, senza condizioni. Tutto ok? Non molto. Il Golden power è legittimo e impone l’avallo dello stato e la verifica dei piani industriali sui capitali stranieri che investono. Per questo lo si usa per asset strategici. Anche il Mes prevede condizionalità: garanzie e piani di sostenibilità del debito. Ed è difficile negare la strategicità, per tutti, dei prestiti che si concedono (ricordiamo che l’Italia nel Mes è al momento un creditore). La domanda è: chi vorrebbe uno scudo italiano a tappeto, e perenne, magari anche su aziende non strategiche, dunque una condizionalità fortissima, è il medesimo che si oppone alla condizionalità dei partner europei per i prestiti all’Italia. Il sovranismo, come si è visto sull’immigrazione, e prima del virus sul debito pubblico, campa di bizzarrie e di contraddizioni: basta non spiegarle al popolo.

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