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Un Copasir da incorniciare sul 5G

Redazione

Va bene il libero mercato, ma occhio alla sicurezza nazionale. Guai per i cinesi

Il Copasir, cioè il Comitato parlamentare per la sicurezza, ha pubblicato ieri la relazione finale dell’indagine sulla sicurezza informatica e la protezione cibernetica. Per dirla in maniera più facile: l’organo di controllo del Parlamento dopo mesi di informative e audizioni ha scritto un parere su una questione molto importante per la sicurezza nazionale: l’infrastruttura strategica del futuro, il 5G. La relazione – cioè il primo documento istituzionale di questo tipo – chiama in causa l’ultimo decreto legge sul Golden power approvato dal governo e le raccomandazioni della Commissione europea, e quindi chiede al governo di rafforzare urgentemente il perimetro della sicurezza informatica. Ma – cosa più importante – il Copasir menziona esplicitamente i rischi provenienti dalle due principali aziende di telecomunicazioni cinesi, Huawei e Zte, e “da paesi terzi”. Nel testo si legge infatti che “contrariamente a quanto avviene per le imprese occidentali, le aziende cinesi, pur formalmente indipendenti dal potere governativo, sono tuttavia indirettamente collegate alle istituzioni del loro paese, anche in virtù di alcune norme della legislazione interna”. E poi, in un altro passaggio: “In Cina gli organi dello Stato e le stesse strutture di intelligence possono fare pieno affidamento sulla collaborazione di cittadini e imprese, e ciò sulla base di specifiche disposizioni legislative”. Cade quindi la retorica complottista del “tanto ci spiano tutti”, molto cara al governo precedente. Inoltre, il Copasir segnala anche l’attività di dumping delle aziende cinesi, che offrono tecnologie a prezzi più bassi dei competitor – come anche in altri settori: “In una realtà caratterizzata dalle leggi del mercato e della libera concorrenza, prevedere interventi autoritativi che potrebbero mettere a rischio la stessa realizzabilità di progetti ritenuti essenziali per lo sviluppo delle nuove tecnologie”. Come fare, quindi? Con la coscienza pulita, e in coordinamento con Ue e Nato, basterà rafforzare la struttura di sicurezza. Chissà se il governo – ma soprattutto quella parte del governo rappresentata dal Movimento 5 stelle, che solo qualche mese fa si era affrettata a smentire ogni rischio su Huawei e Zte – deciderà di fare qualcosa.

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