Esercito russo sanifica la residenza per anziani Rsa Honegger ad Albino, in provincia di Bergamo (foto LaPresse)

La geopolitica delle mascherine di Putin, spiegata con una mappa

In Russia ci si lamenta perché non c'è abbastanza materiale sanitario per affrontare l'emergenza del coronavirus. Ma il Cremlino si è speso comunque per aiutare gli stati più strategici per i propri interessi

Quando la Russia ha iniziato a inviare aiuti – mascherine, tamponi, tute protettive, reagenti, disinfettanti – ai paesi colpiti dal coronavirus, la prima domanda che è iniziata a circolare per gli ospedali della nazione è stata: ma come facciamo a inviare aiuti agli altri se non ne abbiamo abbastanza per noi? La Russia, secondo i dati raccolti dal sito Meduza ha un numero molto elevato di ventilatori, 40 mila, 27,3 ogni 100 mila abitanti, mentre l’Italia ne ha 8,6 ogni 100 mila, ma per il resto manca di tutto. Le mascherine, ha denunciato il personale sanitario degli ospedali, mancano anche in condizioni normali, soprattutto negli ospedali più periferici. Sui tamponi gli scienziati hanno molti dubbi, fino a due settimane fa il monopolio era detenuto da un laboratorio di Novosibirsk che produceva test difettosi: davano spesso dei falsi negativi.

 

 

Eppure, nonostante le gravi preoccupazioni e il timore che il sistema sanitario russo possa non reggere alla pandemia – i dati di oggi dicono che in Russia i contagiati sono 4.149 e i morti 35, la maggior parte concentrati nella regioni di Mosca dove le attività sono chiuse da una settimana – il Cremlino ha deciso di mandare i suoi aiuti preziosi ad altri paesi.

   

  

La logica segue una mappa geopolitica, uno schema delle amicizie e degli interessi più o meno recenti. Ci sono gli alleati di sempre: repubbliche ex sovietiche come Bielorussia, Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Kazakistan, Uzbekistan, Moldavia, Kirghizistan e Tagikistan. C’è la Cina che ricevuto 23 tonnellate di mascherine e materiale protettivo. All’Iran, alleato di Mosca in Siria, una delle zone mediorientali che più interessa il Cremlino in questo momento, ha inviato 500 kit per eseguire i tamponi. 1.500 kit sono stati inviati in Corea del nord, mentre in Venezuela, dove la Russia ha importanti interessi strategici legati a Rosneft, compagnia petrolifera in mano al governo russo, la scorsa settimana ha mandato 10 mila kit. Negli Stati Uniti, dopo una telefonata tra Vladimir Putin e Donald Trump, è arrivato nei giorni scorsi un Antonov-124 carico di mascherine e altro materiale medico che è stato acquistato da Washington. Alla lista si è aggiunta la Serbia, l’alleato di sempre della Russia nei Balcani e a un passo dall’Unione europea. Nei giorni scorsi il presidente serbo Aleksandar Vucic aveva detto di fidarsi soltanto della Cina nella lotta al coronavirus, “solo Pechino può aiutarci”, infastidendo oltre che Bruxelles anche Mosca. In cima alla lista delle amicizie e degli aiuti c’è l’Italia con cui la Russia ha sempre avuto un rapporto forte a livello diplomatico. La mappa delle ambizioni geopolitiche del Cremlino corrisponde a quella degli aiuti: destinatari ben studiati che corrispondono agli interessi internazionali di Mosca.

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