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La Russia scopre di non essere invincibile. La prima verità di Putin sul coronavirus

Micol Flammini

“Abbiamo molti problemi”, ha detto il capo del Cremlino. La lunga lista delle incompetenze e l’impreparazione che hanno peggiorato la crisi

Roma. E’ arrivato il momento di togliere il velo, di mostrare le cose come stanno, di dire i numeri, di fare la lista dei rischi e dei danni. E’ questo l’unico modo per proteggere davvero i cittadini dal coronavirus. E se ieri il Financial Times raccontava, anzi mostrava con i suoi grafici sull’epidemia, che i paesi più rapidi a reagire contro il Covid-19 sono quelli che ne stanno uscendo meglio e più in fretta, la Russia ha ammesso tutta la sua debolezza che deriva anche dal ritardo con cui ha deciso di prendere delle misure contro l’epidemia. Il presidente russo Vladimir Putin ha detto lunedì che la nazione è mal equipaggiata, che i medici sono in sofferenza, che manca il materiale protettivo e ha aggiunto: “Non possiamo rilassarci”. Alla verità il Cremlino ci è arrivato con grande ritardo, e a nulla sono valsi gli appelli del sindaco di Mosca Sergei Sobyanin che, osando contraddire il presidente, già a marzo diceva che nulla era sotto controllo. Che la capitale rischiava di collassare e chiedeva al Cremlino di chiudere tutto, ma Putin nei suoi interventi si limitava a parlare di “giorni senza lavoro” non di coprifuoco o di lockdown. Sobyanin allora ha deciso di agire da solo, di imporre restrizioni molto severe nella capitale, era fine marzo, e il dibattito russo si concentrava tutto su alcune domande: “avrà ragione Putin o Sobyanin?”; “è meglio che l’emergenza la gestisca Putin o Sobyanin?”. Il sindaco, un putiniano, ha ricevuto riconoscimenti importanti anche dagli attivisti, ma la Russia non finisce certo a Mosca e delle misure per limitare i contagi andavano trovate anche dagli altri amministratori locali, ai quali adesso il presidente vuole dare poteri speciali per risolvere la crisi.

 

A livello nazionale il Cremlino ha nominato una task force incaricata di valutare la gravità dell’emergenza e al di là dell’atteggiamento del presidente russo, che in questi mesi ha continuato a ripetere che la situazione era sotto controllo, è da parte degli esperti che sono stati commessi gli errori più gravi. Tatiana Golikova, a capo della task force, ha continuato a ripetere che non c’era nulla di cui avere paura, la Russia era pronta, che di mascherine, test, guanti, ventilatori e tute protettive ne aveva in abbondanza. I medici ripetevano che non era vero che già in condizioni normali in alcuni ospedali non ci sono le mascherine e come ha raccontato al New York Times il capo di un’associazione di beneficenza, dottori e infermieri continuavano a rivolgersi a enti di volontariato per chiedere aiuto e soprattutto rifornimenti di materiale usa e getta. “La situazione è sotto controllo”, ha continuato a dire Vladimir Putin fino a due settimane fa, lodando alcune iniziative “tempestive” prese nel suo paese come la chiusura dei confini con la Cina. Adesso è la Cina ad avvertire che molti dei malati che arrivano a Pechino vengono dalla Russia e ha imposto la chiusura di tutti i collegamenti.

 

La Russia doveva sembrare invincibile e anche per questo ha mandato e venduto aiuti in giro per il mondo, in Italia, in Spagna, negli Stati Uniti. “Scusa ragazzo, ma questo serve per le public relation”, diceva Putin raffigurato in una vignetta del disegnatore Elkin mentre stacca il respiratore a un paziente in terapia intensiva. E per un po’ la strategia ha funzionato, qualcuno si poneva domande, altri credevano davvero che Mosca fosse stata più rapida, più abile o più fortunata degli altri. Adesso la Russia ha bisogno di dottori, di mascherine, di tutto, il Cremlino ha mandato i medici militari della GVMU, la principale direzione medica militare, in Italia ma non li ha ancora impiegati in Russia, anche se adesso vorrebbe farlo. Le immagini delle file in ospedale, delle ambulanze che fanno avanti e indietro per le strade di Mosca, le dichiarazioni del personale sanitario adesso non vengono più nascoste: “Abbiamo tantissimi problemi”, ha detto il presidente.

  

Questa Russia che scopre di non essere più immune è spaventata – ieri durante il vertice dell’Unione economica eurasiatica Putin ha anche tossito più volte e tutti a domandarsi se fosse malato; “sta bene”, ha detto il Cremlino – fa anche i conti con la sua classe dirigente e la sua impreparazione. “In effetti non abbiamo prestato molta attenzione riguardo la preparazione del nostro centro per le malattie infettive”, ha detto il capo della task force istituita contro il coronavirus Tatiana Golikova. L’epidemia e una Russia che si scopre vulnerabile – anche trenta operatori dello staff del Teatro Bolshoi sono risultati positivi – stanno mettendo in luce l’altra grande crisi che coinvolge il sistema russo da anni: l’incompetenza. “Non abbiamo nulla di cui vantarci”, ha detto Putin nella riunione di lunedì e forse sono le parole più realistiche pronunciate finora dal presidente russo sulla crisi sanitaria, i cui numeri ieri erano: 21.102 contagiati e 170 morti.

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