Roma, l'opera di TVBOY "Le Tre Grazie" sul governo rossogiallo - foto LaPresse

Il Pd si trova meglio con il M5s alle elezioni regionali che con Iv

David Allegranti

Per ora l’unica regione in cui c’è l’accordo sicuro fra Democratici e partito di Renzi è la Toscana. E il resto? Mappa

Roma. Il Pd, anche alle elezioni regionali, come dimostrano le trattative degli ultimi giorni, va più d’accordo con il M5s che con Italia viva. Per ora l’unica regione in cui è certa l’alleanza fra i vecchi compagni di viaggio, democratici e renziani, è la Toscana. Lì il candidato Eugenio Giani, presidente del consiglio regionale uscente, è sostenuto da Pd e Iv, mentre il M5s presenta una sua candidata, Irene Galletti. “Penso di fare dalle 5 alle 7 liste affinché le forze possano aggregarsi. A oggi ci sono le tre liste di Pd, Italia viva, Sinistra, Verdi e Comunità civica toscana e altre che stanno dialogando”, dice Giani. “Probabilmente ci sarò una forza composta da +Europa, Calenda e Liberali. C’è la variabile di Italia in Comune e Italia dei Valori. E ancora ‘Toscana nel cuore’, Demos, Partito socialista, ‘Toscana al Centro’, Laburisti e Partito repubblicano potrebbero unirsi. Se si compongono queste liste quella del Presidente non serve”. Insomma, in Toscana c’è grande armonia (almeno apparentemente: sarà interessante vedere come finirà la sfida fra Matteo Renzi e Luca Lotti: chi prenderà più voti a Firenze?), altrove però le cose sono decisamente più complicate.

 

 

Campania. De Luca c’è, Iv da sola?

Prendiamo la Campania. Ieri la direzione regionale del Pd ha ufficializzato la candidatura del governatore uscente Vincenzo De Luca, specificando però che l’intenzione è quella di avviare un dialogo con il M5s. I grillini però non vogliono De Luca e sempre ieri hanno lanciato la candidatura di Sergio Costa, ministro dell’Ambiente. “La nostra regione ha un bisogno disperato di legalità e di giustizia, di recuperare quelle risorse che oggi finiscono in corruzione e illegalità e restituirle ai cittadini, alle famiglie, investirle per garantire i servizi essenziali”, dice la capogruppo in consiglio regionale Valeria Ciarambino, molto vicina a Luigi Di Maio. “Le alternative che oggi sono in campo le abbiamo già sperimentate. I cittadini campani ci chiedono una svolta, e chi fa politica deve sentire il dovere di compiere le scelte migliori. Io questo dovere lo sento e sono convinta che Sergio Costa sia la scelta migliore”, Anche se il nome deve essere votato su Rousseau persino il capo politico ad interim del M5s Vito Crimi dice che Costa è il candidato giusto per “consentire la realizzazione di un serio progetto, improntato su valori di legalità e giustizia”. Anche Roberto Fico, che in Campania è di casa, si è speso a favore di Costa. Non è detto però che sia finita. Andrea Orlando, insieme al suo luogotenente campano Marco Sarracino, sta cercando da giorni di far desistere De Luca per cercare un accordo con i Cinque stelle. Il governatore ha diversi nemici interni al Pd e c’è ancora del tempo per provare a replicare l’accordo simile a quello delle suppletive a Napoli che ha portato alla candidatura di Sandro Ruotolo, sostenuto da Pd, M5s e DeMa, il movimento di Luigi de Magistris. Il sindaco di Napoli, intanto, è pronto all’accordo con il M5s. “Se la disponibilità di Sergio Costa significa lavorare per un metodo destinato a costruire una coalizione civica regionale per convincere e vincere con candidature coerenti e credibili e con un programma finalmente costruito nell’interesse della popolazione campana allora noi ci siamo perché è per questo che stiamo lavorando”.

 


In Campania il Pd presenta De Luca (ma spera in un accordo con il M5s) e Iv è tentata di andare per conto proprio. Stesso discorso in Liguria, dove i renziani non vogliono Ferruccio Sansa. In Veneto e in Puglia nasce il polo liberal-democratico con Iv, Calenda e +Europa.


 

Non è ancora chiaro invece che cosa farò Italia Viva. “Nessuna decisione, ma nulla è scontato”, dice al Foglio Ettore Rosato, capo dell’organizzazione di Iv. “Certo, se decidono senza di noi, come in Veneto….”. Tradotto: è possibile che, come altrove, Italia Viva vada per fatti propri. Nelle Marche, per esempio, Iv ha da tempo un suo candidato, Flavio Corradini.

 

Lorenzoni c’è, Iv non lo appoggia

E’ quello che succede in Veneto. Venerdì scorso la direzione regionale del Pd ha dato il via libera ad Arturo Lorenzoni, vicesindaco di Padova. Una decisione che ha fatto discutere nel Pd veneto. C’è infatti chi avrebbe voluto fare le primarie, come il capogruppo del Pd in consiglio regionale Stefano Fracasso “E’ stata una discussione surreale in un clima dove si respirava più paura che coraggio”, dice Fracasso. “Paura di non essere all’altezza del compito che un partito deve assumersi. Una voglia, non detta, di rinuncia a mettere in campo una proposta, di misurarsi attraverso lo strumento aperto e popolare delle primarie. Ha prevalso la rinuncia, appunto. Spero di sbagliarmi ma credo che sia stata una scelta politicamente sbagliata. Il dialogo con la società civile ha bisogno oggi di messaggi chiari e di momenti di partecipazione”. In Veneto, Iv starà in coalizione con Azione di Carlo Calenda e con +Europa. Il candidato toccherà ai renziani. Uno schema già visto alle regionali in Puglia, dove il Pd ripresenta Michele Emiliano e Iv, che andrà da sola, è tentata di schierare il ministro per le Politiche agricole Teresa Bellanova.

 

E in Liguria?

Domenica sera si è riunita l’assemblea dei Cinque stelle e la maggioranza dei militanti ha detto sì al voto su Rousseau per decidere sulle alleanze alle prossime regionali. I Cinque stelle devono decidere se andare da soli al voto con Alice Salvatore presentarsi con il centrosinistra a sostegno di un nuovo candidato. “Io credo che dobbiamo tornare a vincere. Al punto in cui siamo partecipare no, non basta più” , dice Sergio Battelli. “In questi dieci anni abbiamo fatto un percorso, siamo cambiati ma le nostre radici e il nostro legame con la democrazia diretta non si sono affievoliti ma, semmai, rafforzati: ecco perché credo che solo ridando la parola al nostro Movimento, solo votando sulla nostra piattaforma, potremo avere un’idea chiara della direzione che vogliamo prendere”. Anche qui, come altrove, Pd e Cinque stelle dialogano da settimane per dare vita a un’alleanza e sono stati gli stessi democratici a proporre una candidatura di compromesso per dialogare con il M5s: Ferruccio Sansa. Anche in questo caso, Iv è pronta ad andare per i fatti propri.

 

Più disciplinato, diciamo, il centrodestra, dove la sfida è tutta interna alla coalizione, fra Lega e Fratelli d’Italia. Matteo Salvini insiste per avere un candidato suo in Puglia, Giorgia Meloni risponde dicendo che gli accordi erano già stati presi. Accordi che prevedevano la candidatura leghista in Toscana, dove però potrebbe finire come in Emilia-Romagna. Non perché la regione non sia contendibile, ma perché la campagna elettorale è in netto ritardo.

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.