Matteo Salvini e Lucia Borgonzoni (fo

Borgonzoni, la candidata che c'è, ma non c'è

Marianna Rizzini

Ha fatto tutta una campagna elettorale in movimento con Salvini, senza sembrare in movimento con Salvini

Roma. La candidata c'è, ma non c'è. La candidata appare, ma quando scompare (dalla vista, dal palco, dal dibattito) è come se l'apparizione fosse stata più che altro un miraggio. Ma è anche vero che la cosa non sembra preoccuparla più di tanto. A un giorno dal voto, lo scenario, per Lucia Borgonzoni, candidata leghista alla presidenza dell'Emilia-Romagna, non è propriamente quello che gli americani chiamerebbero “win win”, lo scenario  cioè del “se vince vince, se non vince ha comunque un vantaggio”, ché nel suo caso se vince è a Matteo Salvini che andranno gli onori, e se perde si dirà che la colpa è sua, che ha permesso che Salvini, nel bene e nel male (vedi la citofonata al ragazzo minorenne a cui l'ex ministro dell'Interno ha chiesto “lei è uno spacciatore?”) facesse campagna elettorale passo passo accanto lei, ma con modalità che a lei non hanno portato, per così dire, il famoso surplus di visibilità.

 

In altre parole hanno descritto la suddetta situazione il deputato leghista Nicola Molteni e Lilli Gruber, conduttrice di “Otto e Mezzo”, un paio di giorni fa: “E' oscurata da Matteo Salvini”, ha detto Gruber alludendo a Borgonzoni. “Borgonzoni ha fatto campagna, solo che non se ne parla”, ha risposto Molteni, indirettamente confermando quel che tutti, e non soltanto Gruber, vanno dicendo dentro e fuori dall'Emilia: se vince Borgonzoni, Borgonzoni dovrà faticare per farsi conoscere davvero, se perde non farà fatica a essere, per il momento, politicamente dimenticata, tanto più che, da senatrice ed ex sottosegretario ai Beni Culturali nel governo gialloverde, potrebbe puntare, già che c'è, direttamente e di nuovo su Roma, anche se con calma, magari per futuri incarichi nell'empireo leghista (quando e se sarà).

 

Intanto Borgonzoni è riuscita nell'impresa di trascorrere due mesi in movimento, in giro per tutta la Regione, restituendo però – mistero – un'immagine ferma: Salvini che parla, Borgonzoni che ascolta. E anche quando il movimento c'è, è come se fosse riflesso: Salvini che attacca dai social, Borgonzoni che in tv ripete slogan di apparente moderazione (“chiedo il voto per migliorare la mia regione, più che cambiamento chiedo miglioramento”). E l'apparenza in questo caso inganna: la candidata è infatti d'accordo con il leader e quando le fanno domande dirette rincara, solo che qualcosa impedisce alle sue di prese di posizione di attecchire quanto quelle dell'ingombrante ex ministro. Ci ha provato, Borgonzoni, a ritagliarsi qualche spazio extra-Salvini, specie nelle interviste ai quotidiani in cui nominava e criticava l'avversario Stefano Bonaccini, presidente uscente e candidato Pd, l'uomo che, come in uno specchio rovesciato, a differenza di Borgonzoni appare quasi sempre da solo, a parte l'inizio e la fine della campagna elettorale, quelle sì sostenute con presenza fisica oltreché morale da Nicola Zingaretti.

 

E così, intervistata dalla Stampa, tempo fa, Borgonzoni, per una volta senza grancassa del Salvini comiziante, ha motivato la propria virulenza anti Bonaccini (su temi che spaziano dalla monnezza alla sanità, con buona pace del modello Emilia lodato urbis et orbi), con una sorta di analisi preventiva del voto futuro degli alleati del passato, i Cinque Stelle: “Il Pd può fare tutti gli accordi che vuole, ma gli elettori non sono pacchi postali, non sono degli stupidi del villaggio che loro possono portare di qua e di là. Gli elettori grillini non votano Bonaccini perché hanno smesso di votare il Pd proprio a causa di Bonaccini”. Ma sono soltanto sprazzi di riconquistata predominanza: Borgonzoni stessa non manca di ricordare a ogni angolo che è il Salvini porta-a-porta che ha fatto e “farà la differenza” (vista la storia del citofono, come darle torto?). E forse, chissà, è un fare di necessità virtù, il suo: neanche l'ultimo giorno di campagna elettorale la candidata presidente di Regione ha potuto prendere indisturbata la scena. A Ravenna, infatti, ieri sera, oltre a Salvini, è comparso sul palco Silvio Berlusconi in persona, in vena di annunciato rilancio di Forza Italia. E niente: a Borgonzoni non restava che intonare, con gli altri, l'inno di Mameli.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.