Sinisa Mihajlovic (foto LaPresse)

Libero Sinisa, libero voto

Maurizio Crippa

L'allenatore del Bologna endorsa Lucia Borgonzoni e viene ricoperto di insulti, come se non avesse il diritto di parlare

Sì, il pugno inguantato di nero di Smith e Carlos a Mexico City. Sì, Colin Kaepernick inginocchiato contro Trump. Sì, l’Nba che sta coi ragazzi di Hong Kong. Sì, Hakan Sukur che ora fa l’autista di Uber (ma poi ci sono anche i calciatori turchi che fanno il saluto militare in campo mentre Erdogan sbombarda i curdi). E’ certo che lo sport molte volte sia una magnifica arma politica. Però, quando la politica si fa metafora dello sport, è allora che il disastro si avvicina. Prendete il caso di Sinisa Mihajlovic, allenatore del Bologna. In un mondo normale, dove le tifoserie stanno al loro posto, in curva, il suo endorsement spavaldo per la Lega in Emilia-Romagna sarebbe stato interpretato per quel che è. Lui, l’amico della Tigre Arkan, lui, che andò a Belgrado sotto le bombe con Milosevic, se ora sta con Salvini, il quacquaraquà dei salumi, in fondo ha fatto una svolta moderata. La prossima volta, finisce che endorsa Rotondi o Realacci. Invece lo hanno coperto di insulti (quelli sgradevoli dei social, e vien quasi da dire sticazzi) ma – a parte l’elegante Bonaccini – anche da parte di politici e di voci che hanno accesso al “mondo pubblico” sono giunte critiche e “stai zitto”. Come se non avesse il diritto di parlare. Lo zar Ivan Zaytsev sta con le sardine e con Bonaccini, Julio Velasco pure. Anche altri sportivi si sono espressi, ma certo Sinisa, il guerriero, ha un altro carisma. Avesse detto “Salvini va’ a citofanare da un’altra parte”, ora sarebbe un re. Fa ridere lo sport, o la politica?

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"