Parlare a Bibbiano

Piazza contro piazza, Salvini contro Sardine, in mezzo un paese preso ormai in ostaggio dalla politica

David Allegranti

Bibbiano. Alle due di pomeriggio il paese tira giù il bandone, o quasi. Restano aperti quelli dallo spirito imprenditoriale arguto, come il bar nella piazza dove Matteo Salvini ha organizzato la manifestazione (c’è il palco con la scritta “Giù le mani dai bambini”, poi spunta pure un cartello, “Comunisti ladri di bambini”, che in realtà un tempo se li mangiavano), a duecento metri da dove le Sardine sparano musica dalle casse (“Fischia il vento”, “Bella Ciao”, non manca Caparezza, sembra una festa dei Gd degli anni Dieci). Nella piazza leghista Nicoli Samanta, prima il cognome e poi il nome, così scrive sul cartello, qualificandosi anzitutto come madre, dice che il “creatore ha stabilito l’esistenza dell’essere uomo e dell’essere donna. No gender!”.

  

Le Sardine appendono striscioni, “Salvini prova a citofonare ai camorristi se hai coraggio”, anche uno con una frase della madre dei fratelli Cervi, “nessuna conquista è per sempre, c’è sempre qualcuno che è intenzionato a toglierla”. Qualcuno ha decrittato la parola Sardina: “Solidarietà, Accoglienza, Rispetto, Diritti-Umani, Intelligenza, Non-violenza, Antifascismo… e Allegria”.

  

  

Insomma, da una parte c’è il proprietario del Papeete Massimo Casanova, europarlamentare, c’è il senatore Alberto Bagnai, che passeggiando si lascia scappare confidenze sugli alleati (“A Fratelli d’Italia bisogna chiedere il meno possibile”), c’è Salvini che dice che questa è una festa “per le famiglie” e che “Lucia”, Borgonzoni al secolo, al massimo parlerà alla fine dopo le testimonianze di chi ha perduto la potestà genitoriale. Dall’altra ci sono le Sardine di Mattia Santori e soci, che mischiano sogni di gloria nazionale (congresso a Scampia a marzo, libro con Einaudi a marzo, un’intervista al giorno in tv, ormai anche a commentare le dimissioni di Luigi Di Maio) e sogni di strapaese (riempire la piazza bibbianese Libero Grassi dunque andare sabato al Papeete a fare il bagno, quindi sperare che Stefano Bonaccini vinca le elezioni regionali).

   

Bibbiano, diecimila abitanti in provincia di Reggio Emilia, non è abituata al chiasso di questi mesi, esploso con la nota inchiesta, strumentalizzata dal noto ex Truce e da qualche epigono di destra e alla pari ignorata dai vertici nazionali del Pd, che qua hanno lasciato spazio alle Sardine, suscitando anche delusione nell’elettorato di centrosinistra, che invece sperava in un po’ di burbanza in difesa di una comunità. Bibbiano, la patria del Parmigiano Reggiano, lo dice Salvini e lo dicono le Sardine, infine unite sui fondamentali (il formaggio). “Bibbiano chiede rispetto”, si legge in giro per il paese, dove in effetti si sono rotti le scatole di essere ricordati soprattutto per i nomi pittoreschi delle inchieste senza angeli e senza demoni. C’è l’angolo dei pensieri, tra le Sardine, “la mia ultima manifestazione 30 anni fa: 1990 movimento della pantera. Studente di 17 anni. Oggi sono qui grazie a voi. Da pantera a Sardina. Un dovere”, scrive Maurizio. Seguono altri messaggi. “Io libera, semplice e pulita”. “Stasera nonno saresti orgoglioso di me! Viva la libertà!”. Il Pd, che teme molto per domenica ed è convinto che le elezioni siano sul filo, testa a testa, ufficialmente non ha dato una mano nell’organizzazione, ma con le Sardine c’è senz’altro il suo elettorato.

   

“Se in altri contesti la composizione socio-politica delle Sardine poteva risultare eterogenea, qua in provincia di Reggio Emilia, nella Val d’Enza, a Bibbiano essa emana direttamente dai circoli Pd e dall’universo di sinistra che ne è più vicino”, ci dice Pamela Lorenzani, educatrice, ex iscritta al Pd fino all’èra Renzi (“adesso sono alla finestra”). “Le Sardine stesse, nel comunicato di lunedì dopo l’assemblea esplorativa tenutasi in paese, hanno affermato che ‘Bibbiano si è presentata come una comunità che FINALMENTE si sente ascoltata e che può rispondere a una semplice domanda ‘come stai?’”, dice Lorenzani. “Credo che in quel ‘finalmente’ ci sia la sottile rivendicazione di un primato, un messaggio implicito alle forze politiche tradizionali, ree di non essere state buone ascoltatrici. Quello che in realtà è accaduto in Val d’Enza e in particolare a Bibbiano”. Ecco, dice ancora Lorenzani, “si rimane fedeli al partito e ad esso si perdonano molte mancanze ma in una giornata come quella di oggi avrei voluto che a salire sul palco fosse il mio leader politico, il mio partito, la mia bandiera. Perché anche i figli migliori a volte hanno bisogno dei padri”.

 

    

Ci sono invece i fratelli o i cugini, per proseguire con la metafora. Come il 32enne Santori e le sue Sardine, che hanno un pensiero fisso: i social network. Sembra che la nostra vita, ad ascoltarli, sia tutta lì, tra Facebook e Twitter, canali che dovrebbero essere vietati a chi fa il ministro, spiegano, e poi servirebbe pure un “daspo per i social”, hanno detto nei giorni scorsi. Sono due piazze che si tengono insieme, quella leghista e quella delle Sardine, hanno bisogno l’una dell’altra per sentirsi vive. E domenica? “Qualunque cosa succeda non cambierà niente a livello nazionale”, dice Roberto Gualtieri a Bloomberg tv. Una frase che dalle parti del Pd ripetono in parecchi. Ma parecchi, diciamo.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.