Per una destra immoderata
Tra una sinistra anacronistica e le derive sovraniste e populiste serve una scelta radicale. Liberali, liberisti, cattolici ed europeisti scrivono: en marche! Nuove firme all’appello
Sabato scorso, il direttore del Foglio ha lanciato un appello per una destra non truce usando queste parole: “In nessun paese d’Europa esiste una destra non truce in difficoltà come lo è in Italia e fino a quando non si avrà il coraggio di studiare fino in fondo questo fenomeno l’Italia sarà condannata a essere l’unico grande paese dell’Europa continentale ad avere, in cima alla sua piramide del consenso, una destra pericolosa, dannosa, statalista, xenofoba e persino illiberale. Per quanto possa sembrare difficile da immaginare il vero spazio d’innovazione della politica italiana non ha a che fare con la nascita di piccoli o grandi partitini di centro ma ha a che fare con la trasformazione radicale di un partito di centrodestra che dopo aver fatto la storia d’Italia ha bisogno di riscrivere un’altra storia. E per farlo ha bisogno di generare competizione, di aprire i suoi steccati, di emanciparsi dal salvinismo, di essere percepito come un argine e non più un complice del trucismo, di raccogliere le migliori energie del paese, di mettere da parte i volti dei protagonisti del passato, di convocare primarie aperte e di non chiedere più al suo fondatore di fare quello che non è più giusto chiedergli, ovvero essere il front runner unico del suo partito”. Anche oggi raccogliamo in questa pagina alcuni spunti per arricchire il dibattito. Per intervenire scriveteci qui: [email protected]
Al direttore - Aderisco nuova iniziativa politica di cultura popolare ed europea che sollevi l’Italia oltre il buonismo e il trucidismo.
Settimo Gottardo, ex sindaco di Padova
Al direttore - Sì avete ragione, uno dei problemi politici dell’Italia è che non ha mai avuto una destra abbastanza forte, né nostalgica e né rozza. Anche Berlusconi, con Forza Italia, mise insieme forze politiche di centrodestra, ma, a mio parere, il suo partito è stato sempre una sua azienda, padronale. Ho avuto modo di seguire politicamente, da semplice cittadino, Mara Carfagna e penso che abbia tutti i numeri per essere un centro di aggregazione di un partito di centrodestra “laico”. Cordiali saluti e complimenti per il giornale.
Giovanni Cespa
Al direttore - ll dibattito posto in essere dal Foglio è un tema che da mesi risiedeva nei miei pensieri. L’assenza di una proposta politica che non inciti all’odio, che non parli contro qualcuno ma che, al contrario, sia una forza costruttiva, di proposta e di ascolto è una questione delicata che dovrebbe mobilitare tutta la società civile. Soprattutto il mondo dell’associazionismo che tanto bene sta facendo quotidianamente nelle strade e negli angoli del paese dove la politica non riesce ad arrivare. In un periodo come questo dovremmo tutti noi, intesi come grande famiglia che si rivede nei valori del liberismo conservatore, fare riferimento alle parole di Don Sturzo il quale affermava: “Ho sentito la vita politica come un dovere e il dovere dice speranza”. Gli italiani si presentano persi, non nutrono alcuna speranza nel futuro a causa di una politica che non riesce ad indicare l’orizzonte verso cui si vuole andare. Proprio per questo, la parte migliore della società dovrebbe sentire dentro sé l’obbligo di impegnarsi nella cosa pubblica intesa come puro servizio alla comunità. Dalla mia modesta posizione di studente di economia di 23 anni, ritengo sia necessario tornare a parlare di futuro ed evitare di cercare di inseguire le tematiche della Lega, un interlocutore che non possiamo più ritenere tale a causa dell’inasprimento del linguaggio politico e della sua azione politica troppo distante dai nostri valori. L’innovazione è una grande sfida che l’Italia ha bisogno di vincere per rilanciarsi e bisogna cominciare in modo serio e programmatico a misurarsi su temi quali l’economia circolare, industria 4.0 e sharing economy. Temi che, purtroppo, l’attuale classe politica sembra inadeguata ad affrontare. Sono rimasto piacevolmente sorpreso dall’adesione da parte di Mara Carfagna, che rappresenta un politico che incarna in modo perfetto i valori di un’area moderata volta a costruire e non distruggere. Anche grazie al suo contributo bisognerebbe procedere alla nascita di un contenitore politico che la possa vedere come esponente politico e come possibile candidata presidente del Consiglio. Il primo presidente del Consiglio donna sarebbe il compimento delle tante battaglie portate avanti dall’associazionismo che tutela e difende il mondo femminile in questi anni, una questione di civiltà e la possibilità di avere un personaggio che in questi anni ha dimostrato di saper rispettare le istituzioni e di saperle rappresentare, oltre ad aver dimostrato una grande capacità di ascolto e di dialogo con i diversi mondi dell’associazionismo a cui i moderati devono rivolgersi.
Matteo Gramuglia
Al direttore - Da allievo del prof. Antonio Martino, sogno un partito liberale che metta in pratica gli insegnamenti di Luigi Einaudi in economia e che introduca la separazione delle carriere nella magistratura. Con entusiasmo
Aldo Ligabò
Al direttore - Aderisco volentieri alla Sua proposta di una destra non truce esprimendo quanto segue: sono uno studente di Giurisprudenza, con un forte interesse politico. Accolgo con piacere la sua iniziativa, sperando che possa riscontrare ampio interesse all’interno dell’opinione pubblica e nella quale possano identificarsi moltissimi elettori scontenti e frustrati dal panorama politico attuale. Ritengo che questa nuova forza debba essere moderata, democratica ed europeista, che abbia una forte impronta liberale e liberista ma che agisca contro le disuguaglianze sociali, che irrobustisca le relazioni estere nella cornice dell’euro-atlantismo e che sia capace di includere i cattolici, a oggi, sprovvisti di rappresentanza. Un nuovo centro/centro-destra che è già maggioranza “ombra” nel paese, capace di fare da contraltare alle scelleratezze dei populismi e degli estremismi di matrice grillo-leghista. Cordiali saluti
Michele Quatraro
Al direttore - Una nuova forza, popolare, di destra, liberale e non truce, serve come l’acqua, come l’aria che respiriamo. Serve un orizzonte, non più cupo, libero da nuvole, nere d’odio e gonfie di livore. Serve una rotta che ci porti fuori dalla tempesta, non un capitano che la sfrutti per soggiogare il suo equipaggio. Serve un volto pulito che indichi il sereno, con un sorriso pacato e sincero. Di nuovo il sole che le tenebre sconfigge.
Marco Bernardi
Al direttore - Tra la semitiepida sinistra del Pd e la bruciante destra di Salvini e Meloni c’è un Mare Temperato: onde di idee, correnti di pensiero, spuma di passioni che necessitano di una nave in grado di attraversarlo. E di una guida che sappia dove andare, con adeguato equipaggio (ed equipaggiamento); e, non ultima, tanta tanta voglia di non arenarsi nelle secche della bassa politica. Serve un nuovo entusiasmo.
Roberto Iossa
Al direttore - Vorrei anch’io un partito popolare e non populista.
Luigino Binanti
Al direttore - Come laico, liberale e liberista provo, sottoscrivendo nel contesto storico attuale un appello con etichetta “destra”, un disagio analogo a quello che proverei se l’etichetta fosse “sinistra”, tuttavia per pragmatismo e per stima nei confronti del vostro operato, vedendo in voi un intelligente elemento di contrapposizione alle derive che quotidianamente (con la dovuta levitas) denunciate, mi sento di non far mancare la mia firma.
Leonardo Strano
Al direttore - sottoscrivo il suo appello con un’unica riserva; prima di un partito liberale, occorre (ri)fondare in Italia un’autentica cultura liberale, per evitar il sorgere della solita etichetta politica dai contenuti largamente tarocchi. Il Truce è il nemico di oggi, ma che sta davanti ai nemici di ieri: collusioni, furberie, consorterie e inciuci. Occorre spazzare via tutto questo, vera radice malsana del trucismo. Mano al pensiero, oltre che ai programmi.
Stefano Pelizzoni
Al direttore - Plaudo all’iniziativa del direttore, ma sono pessimista.
Paolo Bertoldi
Al direttore - Non è questione di “truce o non truce” , questi nomignoli per squalificare l’avversario lasciamoli alla sinistra. Quel che conta è rendersi conto che il centrodestra moderato è oggi privo di rappresentanza. Serve un nuovo Berlusconi, che però sappia far tesoro dei suoi errori. Stilando un programma realizzabile, concreto, ambizioso, che metta in agenda temi spesso schivati da tutti, eppur fondamentali per la sopravvivenza e il futuro di una società in occidente: famiglia, demografia, vita, impresa, scuola, libertà, sviluppo. Unendo chi ci crede. Sarà chiedere troppo?
Giovanni De Marchi
Al direttore - Firmo, firmo, firmo. Bisogna fare, c’è urgenza e necessità. Ci saranno ancora persone per bene, in questo sgangherato paese, no?
Roberto Rossi
Al direttore - Viva una destra non truce! En Marche!
Francesco Pini
Al direttore - Vorrei una destra liberista e immoderata. D’altronde essere liberali senza essere liberisti mi ricorda tanto quella massima di Turati per la quale “le libertà sono tutte solidali, non se ne offende una senza offenderle tutte”. E poi parlare di centralità della persona, supremazia dell’individuo rispetto alle masse, mercato aperto e indipendente e di tutto quel corollario dottrinale logicamente conseguente (sussidiarietà, liberalizzazioni, Stato minimo, privatizzazioni, occidente, ecc) è un qualcosa di assolutamente radicale, originale e, per l’appunto, immoderato, considerando le molteplici sfumature stataliste imperanti, in questa fase storica, tra una sinistra anacronistica e una destra sovranista.
Luca Proietti Scorsoni
Al direttore - Sono una renziana non pentita ma mi va bene una destra non truce, che io la voti o no. Siccome vorrei un paese in cui siano contrapposte una sinistra riformista e una destra democratica e liberale, firmo!
Carla Carlucci
Al direttore - E’ con piacere che aderisco all’appello destranotruce promosso dal vostro giornale
Franco Turco, segretario nazionale di ALI Per fermare il declino
Al direttore - Totalmente d’accordo ad aderire al suo appello per una destra non truce. Forse però dovremmo partire quasi da zero, infatti nessuno ha sottolineato che alle ultime elezioni europee, l’Italia, unico tra i paesi importanti dell’Unione, non ha eletto neanche un parlamentare che abbia aderito al gruppo parlamentare liberale. Che tristezza ! Grazie dell’occasione e a presto.
Giovanni Rebecchini
Al direttore - Aderisco con entusiasmo all’appello. Di un moderno rassemblement dei conservatori (di destra ma non solo) in Italia c’è bisogno come dell’aria che si respira. Lontano dalla volgarità, dall’oscurantismo, dalla cortigianeria populista. Avrei pure un bel nome: “Italia unita” perché solo con uno straordinario sforzo unitario delle forze popolari (non banalmente “sovraniste”) si esce dalla palude del “con me o contro di me”. Italia Unita dunque e “movimento nazionale repubblicano”. “Movimento” perché l’iniziativa deve essere totalmente flessibile e aperta a chiunque possa dare un contributo, condividendone ispirazione e finalità. “Nazionale” (non nazionalista) perché è proprio dallo stato nazionale e di diritto e dalla sua qualificata definizione che è necessario ripartire se si vuole aspirare a una Unione europea che sia davvero tale; forte, politica e solidale. “Repubblicano” perché, al di là di limiti e compromessi, la protezione dei fondamentali principi liberali e democratici della nostra Costituzione è la base non negoziabile di qualsiasi processo innovativo si voglia intraprendere. Siamo in tanti.
Roberto Borri
Al direttore - Sì a una destra europea.
Fabrizio Garavaglia
Al direttore - In primo luogo partiamo dal nome. Partito repubblicano sarebbe quello naturale. Movimento dei riformatori quello più diretto e meno ancorato alla tradizione della Prima Repubblica. Alcuni punti fermi: separazione carriere dei magistrati; abolizione obbligatorietà azione penale; abolizione sostituto d’imposta; nuova legge elettorale a doppio turno di collegio; presidenzialismo; 5.000 euro l’anno per 5 anni per ogni figlio nato; bonus fiscale per tutti i pagamenti tracciati; bonus ecologico per tutti gli interventi di edilizia sostenibile e edilizia antisismica; nuova politica sull’energia nucleare. Manca un leader. Da scegliere con primarie aperte, per costruire un partito scalabile e sempre connesso con la società civile. Io ci sono.
Marco Salis
Al direttore - Sono d’accordo, pronta a firmare se occorre.
Maria Venera
Al direttore - Marito e moglie di sinistra sosteniamo la vostra campagna contro Salvini.
Giorgio Calgaro
Al direttore - Per fare in modo che nasca una Destra liberale, almeno lontana da rottami ideologici quali populismo e sovranismo, io firmo.
Massimo Fontana
Al direttore - Condivido il Suo appello affinché questi elettori in cerca di rappresentanza possano trovarla. Una nuova destra è possibile, che abbia il volto di Mario Draghi o Mara Carfagna, e che ponga al primo posto il lungo periodo, invece del consenso vacuo di un tweet.
Enrico D’Amelio
Al direttore - Firmo. 74 anni. Ingegnere. Elettore “fluido”.
Vittorio Boni
Al direttore - Pongo la mia firma per una politica nuova, non legata a Salvini, ma a valori autentici di libertà e di democrazia.
Anna Oddono
Al direttore - Aderisco con convinzione all’appello del direttore Cerasa.
Stefano Ferrari
Al direttore - Sai quanto la tua battaglia sia la mia battaglia. Qualche mese fa hai avuto la cortesia di pubblicare sul Foglio online il mio umilissimo appello per una “buona destra”. Adesso è arrivato il momento. Non so come, non so dove ma bisogna agire. Basta strategia, è il momento della tattica. Quel che sta succedendo in questi mesi alla nostra povera patria è dovuto proprio a questo grande vuoto che c’è a destra. Non mancano le idee, manca il contenitore. Non manca il cervello, mancano le gambe. Fondiamo in tutto il paese circoli della destra “non truce”, della buona destra... (chiamiamoli come ci pare). Organizziamo eventi, incontriamoci, facciamo politica. Tutto il resto verrà. Anche la vittoria. Ne sono sicuro.
Filippo Rossi
Al direttore - Si deve parlare di riforme e si deve spiegare che per farle occorre programmarle con largo anticipo. Si deve parlare dei loro effetti sulla vita quotidiana e confrontarli con lo status quo, con riferimenti semplici e comprensibili. Si deve costringere un popolo che si accontenta dell’apparenza all’imbarazzo intellettuale del ragionamento.
Alessio Bazzani
L'editoriale del direttore