Matteo Salvini (foto LaPresse)

Per una destra non truce

Una destra rinnovata, capace cioè di essere popolare senza essere populista, è la grande novità che manca alla politica italiana. Idee (e firme) per ragionare sull’appello fogliante

Sabato scorso, il direttore del Foglio ha lanciato un appello per una destra non truce usando queste parole: “In nessun paese d’Europa esiste una destra non truce in difficoltà come lo è in Italia e fino a quando non si avrà il coraggio di studiare fino in fondo questo fenomeno l’Italia sarà condannata a essere l’unico grande paese dell’Europa continentale ad avere, in cima alla sua piramide del consenso, una destra pericolosa, dannosa, statalista, xenofoba e persino illiberale. Per quanto possa sembrare difficile da immaginare il vero spazio d’innovazione della politica italiana non ha a che fare con la nascita di piccoli o grandi partitini di centro ma ha a che fare con la trasformazione radicale di un partito di centrodestra che dopo aver fatto la storia d’Italia ha bisogno di riscrivere un’altra storia. E per farlo ha bisogno di generare competizione, di aprire i suoi steccati, di emanciparsi dal salvinismo, di essere percepito come un argine e non più un complice del trucismo, di raccogliere le migliori energie del paese, di mettere da parte i volti dei protagonisti del passato, di convocare primarie aperte e di non chiedere più al suo fondatore di fare quello che non è più giusto chiedergli, ovvero essere il  front runner  unico del suo partito”. In questa pagina oggi raccogliamo alcuni spunti per arricchire il dibattito. Per intervenire scriveteci qui: [email protected]

 


  

Al direttore - Nessuno può pretendere di far sparire la Lega, le sue idee e il suo leader oggi, ma si può lavorare per bilanciarla con un più grande movimento di centrodestra che si prepari a governare nei prossimi anni. Primarie per coltivare nuove leadership e liberalismo economico sono un buon punto da cui partire.

Lorenzo Castellani, ricercatore Luiss

 

Al direttore - “Mobilitarsi per una destra non truce”. Come non condividere? Stop all’alleanza con l’estremismo xenofobo ed economicamente suicida salviniano, al via una vera costituente di un centrodestra autenticamente liberale e liberista, realmente alternativo al trucismo. Ma è il momento della passione e del coraggio, non dei piccoli calcoli e dei trucchetti da furbi. Perciò al centro di tutto non possono più esserci né Berlusconi, né Forza Italia, i cui meriti del passato non sono più sufficienti; occorre un contenitore realmente nuovo, e una nuova potente visione del futuro dell’Italia che sappia emozionare e trascinare.

Gaetano Petrelli

 

Al direttore - Appongo la mia firma per una iniziativa politica nuova, capace di parlare all’Italia che non vuole consegnarsi al governo Salvini.

Gianfranco Rotondi

 

Al direttore - Per una destra sabauda, sobria, ma pungente.

Giovanni Boggero, Ricercatore di Diritto costituzionale Università degli studi di Torino

 

Al direttore - Sì, serve una destra non truce. Io firmo.

Ottavio Boroni

 

Al direttore - Condivido al 100 per cento il vostro articolo. Sono un imprenditore di Torino, ho solide convinzioni democratiche, europeiste e liberali. Mi considero liberista e decisamente aperto alla concorrenza in economia e progressista nel welfare sociale. Ho 67 anni e non mi vergogno a dire che nella mia vita ho votato formazioni politiche diverse. Dai liberali di Malagodi, ai repubblicani di La Malfa, alla Margherita di Rutelli, poi all’inizio ho votato Berlusconi e quindi Renzi. Sono quello che nel vostro articolo è definito un elettore fluido, non sono legato a una maglia, questo mi basta farlo nel tifo calcistico, invece in politica cerco di dare sostegno alla proposta che mi sembra la migliore del momento, o la meno peggio. Nella mia fluidità non ha mai trovato spazio la Lega e poi men che meno i 5 stelle. Li considero beceri, superficiali, violenti (almeno verbalmente, che spesso è l’anticamera della violenza vera) oltre che incapaci e inaffidabili. Per non parlare delle loro giravolte con Putin, la Cina, Trump, i gilet gialli, Maduro, ecc. Oggi sono frustrato perché non ho un’opzione politica per cui battermi, quella da voi delineata coinciderebbe con le mie aspettative, mi auguro che anche con il vostro prezioso contributo di opinione possa prendere forma. Diversamente, alle prossime elezioni politiche credo che voterò scheda bianca e mi dispiacerebbe molto perché non l’ho mai fatto in vita mia.

Enrico Boglione

 

Al direttore - Salve, mi chiamo Lorenzo, ho 26 anni e risiedo a Verona. Leggo spesso e volentieri le analisi politiche della vostra testata, condividendo a pieno il fatto che urga un nuovo movimento di centrodestra alternativo a Salvini e alla Lega 2.0, ormai molto distante da certi valori. Per non parlare poi di Forza Italia, partito ormai alla frutta. Penso che molti italiani, attualmente spaesati e davvero incerti su chi votare (come il sottoscritto), attendano con ansia la nascita di un nuovo soggetto politico liberale, vicino all’impresa, europeista e magari pure apertamente federalista. Da cittadino veronese non posso che indicare il nome dell’ex sindaco di Verona Flavio Tosi come possibile elemento di punta di questo nuovo ipotetico movimento. Tosi ha sempre avuto una visione pragmatica, meno speranze e più fatti. Altri nomi che potrebbero, a mio avviso, entrare in un nuovo contenitore di centrodestraa sarebbero Mara Carfagna, Calenda, il quale in comune con il Pd ha davvero poco, e forse persino un Matteo Renzi. Mi auguro che questo benedetto nuovo partito nasca al più presto, una parte di Italia non aspetta altro.

Lorenzo Domenis

 

Al direttore - La destra di oggi è destinata a ridimensionarsi tra poco. Superato l’ostacolo porti e finti profughi le cose si dovranno rimescolare. Sarà allora il caso di fare uscire un nuovo partito che poi vincerà anche (ma dipende dagli uomini). Ma per tutto questo siamo ancora a prima dei blocchi della partenza.

Armando Todesco, sociologo

 

Al direttore - Serve una destra non truce: io firmo.

Marina Sonia Parisi

 

Al direttore - Firmo, firmo, firmo per una destra che sappia far leva sulle migliori speranze, e non sulle più abbiette paure, e crei fiducia e non paura del futuro (tratto da R.Reagan).

Alessandra Longo

 

Al direttore - Sono un non elettore di sinistra che non voterà mai la destra. Fatta la premessa, passo alla proposta. Mara Carfagna, è lei quella che potrebbe riorganizzare la destra, ovviamente lontano da un Berlusconi ingombrante per tutto il mondo moderato di centrodestra. Saluti.

Daniele Colonna

 

Al direttore - Firmo l’appello per una nuova destra che abbandoni la deriva truce di “quello là”, in nome di un ritorno a pratiche liberali e liberiste, includenti e non xenofobe, europeiste e non sovraniste, atlantiste-mediterranee e non caucasiche, una destra non strillata ma ragionata, con un volto nuovo. Come Mara Carfagna.

Giorgio Bambini

 

Al direttore - Una destra non truce? Io ci sono.

Maurizio Gaffuri

 

Al direttore - Basta con le pance esposte al sole, con i bacioni, con gli sbruffoncelli, con gli analfabeti e soprattutto basta con la politica modello Superbone (mitico personaggio del Monello anni 60 e antesignano di Salvini). Grazie

Nunzio Minichiello

 

Al direttore - La constatazione che attualmente l’elettorato è più attratto dalla personalità carismatica del leader, dal suo modo di porsi, da quello che dice e come lo dice, più che dal richiamo del brand, è realisticamente, acutamente azzeccata. Dalla stessa emerge impietosa un’altra constatazione: l’auspicata destra non truce non ha una personalità capace di esserne il catalizzatore. Certo, il Cav. è un folle, indomito, meraviglioso, lottatore. Ma il solo pensare a Lui, mette in evidenza lo squallore di qualità che c’è dietro di Lui. Nel Pd non esiste neppure una traccia dell’esistenza di un catalizzatore. Inciso: per Repubblica, il Fatto e cespugli variopinti e per il mondo del pol. corr., la destra è e sarà sempre, truce per definizione. Non eri ancora nato. Giuliano neppure, ma nelle scuole medie, anni Cinquanta, s’insegnava l’equazione “destra = fascismo”. Siamo ancora lì. Firmo per stima.

Moreno Lupi

 

Al direttore - Caro Cerasa, un fatto innegabile da lei citato consiste nella discesa simmetrica del consenso per la destra moderata e aperta e l’ascesa dello stesso nei confronti di quella truce e per molti versi illiberale. La nuova destra da lei auspicata dovrà essere una sorta di partito popolare italiano o, come io preferirei, una “En Marche!” nostrana? Il 31 per cento di elettori potenziali da quale ipotesi sarebbe più attratto? Nel secondo caso si dovrebbe, tra l’altro, trovare un italico Macron.

Lorenzo Lodigiani

 

Al direttore - Sogno un partito liberale di massa con Mara Carfagna leader.

Mario Mazzoli

 

Al direttore - Caro Cerasa, finalmente l’appello che tutti attendevamo. Il campo dei moderati è ampio, ma non trova una collocazione certa e convincente ormai da tempo. E’ un campo mobile che si muove da una parte all’altra ma che oggi è alla ricerca di una nuova casa. Un Nuovo Partito Popolare inclusivo e scalabile è la scelta giusta. Un partito in grado di riprendersi la scena dopo questo periodo buio del trucismo in cui il termine destra e centrodestra è associato a Salvini e alla sua socia Meloni. Una destra di stampo liberale, riformista e moderata che sappia convincere il 31 per cento degli attuali astenuti. Insomma, una destra non cazzona che sappia riprendere il messaggio della rivoluzione liberale e che sia finalmente in grado di attuarlo. Un Partito popolare che non abbia il pregiudizio, qualora servisse, di allearsi con un partito socialista e/o un partito liberal-democratico per guidare il paese oltre il tunnel in cui ci stanno infilando i sovranisti e i grillini a cervello zero.

Vittorio Aldo Cioffi, fogliante da sempre

 

Al direttore - Condivido quanto scrive Cerasa. Proprio per questo noto che manca il leader del nuovo partito. Forse varrebbe la pena riflettere su questo punto.

Roberto Tronchetti Provera

 

Al direttore - Una destra non truce? Sì, ci vorrebbe!

Antonio Bondi

 

Al direttore - Prima delle primarie è necessario certificare la presenza di una classe dirigente libera. Le primarie hanno dilaniato già un partito (il Pd) facendogli perdere il contatto con il mondo reale impegnato tra gazebate e altre minchiate post atomiche da congressi eterni. Credo in un centrodestra liberale e di ampio respiro, aperto. Almeno io la penso così perché sono così.

Marco Palma

 

Al direttore - Sono un lettore del Foglio e mi ritengo molto vicino a quelle che sono le attuali linee di +Europa, ma considerato il periodo mi rendo conto della necessità per questo paese, ormai senza futuro, di un partito di destra che possa mantenere quelle linee ormai dettate dalla maggioranza europea, o almeno rappresentate da Macron e dalla coalizione tedesca. Allo stesso tempo mi chiedo quali sarebbero le linee sui diritti civici, di questo grande progetto. Sì alla crescita, sì all’Europa. Ma i diritti? Sogno un partito di destra europea ma allo stesso tempo che non dimentichi le grandi battaglie che spettano a una reale alternativa alla barbarie che ormai da mesi assale il nostro paese.

Antonio Maurella

 

Al direttore - Aderisco con entusiasmo all’appello.

Giorgio Del Piero

 

Al direttore - Cerco di dare il mio Contributo alla discussione da coordinatore del gruppo di #Qualcosadinuovo: la destra europea sta vivendo una crisi di rappresentanza dovuta al fatto che lo’“European Way of Life” fatto di economia sociale, di mercato e di istituzioni che si attivavano sul principio di sussidiarietà, sono entrate in crisi quando lo stato tradizionale e i partiti nazionali non hanno tenuto il grande terremoto formato in successione dalla parabola della globalizzazione, l’allargamento dell’Ue a democrazie giovani come quelle dell’est, crisi del 2008 e quella successiva dei debiti sovrani, gli attacchi terroristici di matrice islamica, le migrazioni dal Mediterraneo, la Brexit e per ultimi i tentativi di ingerenza da parte di potenze regionali straniere come Cina e Russia. La destra e la sinistra europee semplicemente non erano strutturate per rispondere a queste sollecitazioni e dove non lo hanno fatto, hanno permesso ai movimenti popolusti e nazionalisti di occupare degli spazi agitando a volte la bandiera della lotta all’establishment, a volte il cosiddetto sovranismo. Se poi a questo si aggiunge che l’Europa non fa nulla per non creare il nemico perfetto di questi, cioè uno Superstato formato da burocrati strapagati e diretti solo da alcuni leader, allora il gioco è fatto. I partiti tradizionali crollando si portano dietro anche l’autorevolezza delle istituzioni che hanno creato. Ora è tutto bello, o brutto a seconda del punto di osservazione, ma la domanda a cui vorrei chiedervi di rispondere, in pieno rispetto del principio di sussidiarietà, perché da solo non credo di poter rispondere è: che fare? La risposta è semplice nella visione e complessa nell’attuazione, ma ci provo lo stesso. Bisogna che il centrodestra ricrei un “European Way of Life” a livello di visione politica, differente da quello autoritario dei post-comunisti cinesi e russi, e da quello isolazionista delle Amministrazioni americane e dei governi britannici. Il centrodestra è l’unica cultura che può permettersi di creare uno spazio politico che contempli l’intervento di stati diversi e che abbia in se la forza culturale per riprendere in mano la difesa delle nuove libertà. Soprattutto quelle delle singole persone che oggi sembrano essere davvero tutelate solo in Europa. In pratica, il centrodestra europeo deve creare una nuova Comunità europea. E questa potrà reggersi solo se al suo interno le singole persone si sentiranno libere di vivere in tranquillità e forti dei propri riferimenti culturali. Come fare? Sancendo nei propri ordinamenti la sacralità della persona, le regole di cittadinanza, che potrà essere acquisita in modo crescente e in base al merito e al rispetto delle culture delle varie nazioni. In tutto questo l’Europa ha un grande alleato che molte volte viene sottovalutato ma che proprio in Europa può trovare la sua massima espressione e le sue regole più umane: la rivoluzione digitale.

Federico Fioriti, coordinatore di #qualcosadinuovo

 

Al direttore - Rispondo al vostro appello perché bisogna fare qualcosa… Condivido molto, se non tutto, di quanto propone e ha proposto Renzi. Nonché la forza delle sue parole di questo periodo che ribattono punto per punto quanto dicono e fanno i due truci di questo governo. Ma credo che occorra fare qualcosa e urgentemente.

Chiamiamo come vogliamo la Forza che ci riuscirà. La libertà, la legalità, l’umanità non si toccano. Grazie per la vostra proposta fattiva.

Patrizia Baldi