30 maggio 2019, la protesta dei senatori di Fratelli d'Italia contro il ministro Trenta per il tema della parata militare del 2 giugno (foto LaPresse)

Noi, la “destra truce” che ridà voce ai valori eterni di identità, confini, popolo

Carlo Fidanza e Andrea Delmastro

Per noi “populismo” è al massimo quello che declamava un gigante come Dostoevskij, non la rozza demagogia dei Cinque stelle. Per noi “sovranismo” significa difendere l’interesse nazionale in un mondo globale e interconnesso

Al direttore - Le scriviamo da esponenti di quella che pare essere il bersaglio del suo appello: la “destra truce”. O perlomeno la rappresentazione un po’ macchiettistica che spesso il Foglio ne dà, corroborata da autorevoli contributi di più o meno illustri navigatori dell’area moderata in cerca di una nuova (?) strada per ricollocare sé stessi. 

 

Intanto, ci teniamo a rivendicare che non c’è niente di truce nella proposta politica di Fratelli d’Italia. Chi segue attentamente la politica sa che le nostre risposte non sono mai banali, che hanno radici profonde declinate nella concretezza di una forza che cresce e ha cultura di governo. Per noi “populismo” è al massimo quello che declamava un gigante come Dostoevskij, “la capacità di ascoltare il popolo”, non la rozza demagogia dei Cinque stelle. Per noi “sovranismo” significa difendere l’interesse nazionale in un mondo globale e interconnesso. Siamo gli eredi di una grande Nazione, che ha esportato il proprio genio in tutto il pianeta, e soltanto riscoprendo quello spirito potremo competere oggi. Non certo con l’europeismo ingenuo né con il globalismo retorico, che solo in Italia si coltivano mentre all’estero ognuno difendere il proprio legittimo interesse nazionale. 

 

Essere “conservatori” significa difendere i valori non negoziabili in una visione ratzingeriana della vita e della società, la nostra stessa identità culturale e religiosa pur senza anacronistici confessionalismi.

Se oggi il centro, i moderati (ma esistono ancora?), i riformisti, si arrovellano alla ricerca di un nuovo spazio politico è perché il paradigma della globalizzazione ha fallito, portando alla riscoperta di parole che sembravano archiviate per sempre: identità, appartenenza, confini, popolo.

Quella che con un certo snobismo sprezzante chiamate “destra truce” non è altro che la voce restituita a questi valori eterni.

 

E allora, a nostro avviso, il vero tema a destra non è fare a gara per distinguersi dai “truci” ma dare voce a un blocco sociale che ha rappresentato uno zoccolo duro del vecchio centrodestra e che oggi appare sacrificato sull’altare dei compromessi al ribasso con i Cinque stelle e la loro “decrescita felice”.

 

C’è un’Italia di produttori, di piccole e medie imprese, artigiani, commercianti, agricoltori, partite Iva, liberi professionisti, risparmiatori, piccoli proprietari di immobili, personale sanitario, giovani laureati al bivio tra l’andarsene e il rimanere, e molti altri ancora… un’Italia che ha bisogno di punti di riferimento, di una politica che parli la loro lingua e difenda i loro legittimi interessi. E’ a questi che si deve rivolgere chi a destra oggi non è al governo e non si accontenta della narrazione salviniana su migranti e sicurezza. A questa realtà Fratelli d’Italia si rivolge da mesi, dandole voce con proposte concrete, con continui momenti di confronto e di lavoro comune. E’ a loro che dobbiamo regalare shock fiscale, semplificazione burocratica, accesso al credito, riforma della giustizia, sblocco delle infrastrutture, riduzione dei costi energetici, digitalizzazione dei servizi, tutela dei prodotti di qualità e contrasto alla concorrenza sleale. Su questa strada in questi mesi ci hanno raggiunto tante persone che vedono in questo progetto l’unico in grado di costruire a destra una “seconda gamba” non salviniana. E’ la nostra ricetta per una “destra aperta”, che non sia né truce né subalterna alla sinistra. 

 

Carlo Fidanza, capodelegazione FdI al Parlamento europeo

Andrea Delmastro, presidente giunta Autorizzazioni Camera dei deputati

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