Matteo Salvini in spiaggia a Milano Marittima (LaPresse)

A.A.A. Cercasi destra non truce. Appello

Redazione

L’anomalia italiana è la destra che non c’è. Firme e idee per ripartire

Sabato scorso, il direttore del Foglio ha lanciato un appello per una destra non truce usando queste parole: “In nessun paese d’Europa esiste una destra non truce in difficoltà come lo è in Italia e fino a quando non si avrà il coraggio di studiare fino in fondo questo fenomeno l’Italia sarà condannata a essere l’unico grande paese dell’Europa continentale ad avere, in cima alla sua piramide del consenso, una destra pericolosa, dannosa, statalista, xenofoba e persino illiberale. Per quanto possa sembrare difficile da immaginare il vero spazio d’innovazione della politica italiana non ha a che fare con la nascita di piccoli o grandi partitini di centro ma ha a che fare con la trasformazione radicale di un partito di centrodestra che dopo aver fatto la storia d’Italia ha bisogno di riscrivere un’altra storia. E per farlo ha bisogno di generare competizione, di aprire i suoi steccati, di emanciparsi dal salvinismo, di essere percepito come un argine e non più un complice del trucismo, di raccogliere le migliori energie del paese, di mettere da parte i volti dei protagonisti del passato, di convocare primarie aperte e di non chiedere più al suo fondatore di fare quello che non è più giusto chiedergli, ovvero essere il  front runner  unico del suo partito”. In questa pagina oggi raccogliamo alcuni spunti per arricchire il dibattito.

 

Per intervenire scriveteci qui: [email protected]

 

Le adesioni e le proposte già raccolte:

 

Mara Carfagna aderisce all’appello e spiega perché il centrodestra ha senso solo se non rincorre Salvini:

 

L'adesione di Stefano Parisi:

 

L'adesione di Alessandro Cattaneo, deputato di Forza Italia:

 

L'adesione di Flavio Tosi, leader del Movimento civico Fare!

 

L'adesione di Maurizio Lupi, presidente di NcI-Usei

 


    

Al direttore - Io dialogo politicamente solo coi moderati, i liberali e gli europeisti anche se sono di destra. Con loro si può riformare e poi far crescere il paese… insieme! Solo le forze estremiste, reazionarie, clericali e massimaliste impediscono il dialogo e la realizzazione di riforme necessarie, concrete e utili.

Adolfo Carlo Valenti


  

Al direttore - E’ importate quello che dite, occorre fare una destra normale con le primarie vere, finché tutto ruoterà intorno a partiti azienda o che tramandano la leadership per investitura diretta sarà tutto il sistema italiano a essere paralizzato.

Massimo Bindi


  

Al direttore - Sì: vorrei un centrodestra non populista.

Giuliano Capozzi


  

Al direttore - Una destra non truce? Sì: io vorrei finalmente un centrodestra con idee liberali, veramente.

Vito Santangelo


Al direttore - Appello condivisibile. Ma occorre passare per la realtà effettuale e arginarla la #destratruce. Questo implica un momentaneo spostamento verso il centro dell’asse politico per cercare l’alleanza con tutte le forze che servono allo scopo.

Roberto Papa


 

Al direttore - Sicuramente, una destra liberale che abbia attenzione verso la libertà di impresa, verso le libertà individuali. Una destra garantista (che non significa lassista), europea ed europeista (Europa dei popoli). Insomma una destra degna di un grande paese!

Giuseppe D’Angelo


 

Al direttore - Un partito che vada da Carfagna a Calenda, escludendo però in modo categorico Renzi, Boschi & Co. avrebbe sicuramente successo.

Gianfranca Salvadori


 

Al direttore - L’Italia post-fascista ha (strumentalmente) equiparato il termine “destra” con “fascismo”. Così ci siamo trovati, unici nell’Europa democratica, a non avere la possibilità di avere una destra liberale e liberista di stampo occidentale. Il massimo tollerato è stato l’ipocrita “centrodestra”. Questo ha reso la nostra democrazia, per decenni, un’anatra zoppa con i risultati sotto gli occhi di tutti.

Silvestro Gallipoli


 

Al direttore - Aderisco con entusiasmo all’appello. Di un moderno rassemblement dei conservatori (di destra ma non solo) in Italia c’è bisogno come dell’aria che si respira. Lontano dalla volgarità, dall’oscurantismo, dalla cortigianeria populista. Ho pure il nome: “Italia Unita”, perché solo con uno straordinario sforzo unitario si esce dalla palude, con il sottotitolo di “movimento nazionale repubblicano”. “Movimento”, perché l’iniziativa deve essere totalmente aperta a chiunque possa dare un contributo, condividendone ispirazione e finalità. “Nazionale” (non nazionalista), perché è proprio dallo stato nazionale e di diritto e dalla sua qualificata definizione che è necessario ripartire se si vuole aspirare a una Unione europea che sia davvero tale, politica e solidale. “Repubblicano” perché, al di là di limiti e compromessi, è la protezione dei princìpi liberali, sociali e democratici della nostra Costituzione la base di qualsiasi processo innovativo si voglia intraprendere. Forza, siamo in tanti!

Roberto Borri


 

Al direttore - Ma deve essere liberale, non bigotta, quindi laica, aperta alle diversità, europeista quindi non ambigua in politica estera, autonomista, non assistenzialista. Chiedo troppo?

Maro Angeli


  

Al direttore - Sottoscrivo il vostro appello.

Francesca Tozzi


 

Al direttore - Io ci sono.

Nicola De Silla


 

Al direttore - Viva una destra non truce.

Claudio Torbinio


 

Al direttore - Stop salvinismo: serve una destra non truce.

Stefano Perico


 

Al direttore - Per arrivare a questo obiettivo credo che la strada sia quella tracciata da Berlusconi.

Armando Leonello


 

Al direttore - Il centro popolare è l’alternativa unica ai sovranisti. L'Italia è in preda a una vera epidemia di immoderazione. Ma c’è un’#AltraItalia, quella vera che deve rispondere con la moderazione. Destra e sinistra ritrovino un linguaggio nazionale e repubblicano riscoprendo l’unità. Lontani da Lega e FdI, serve un partito popolare ben radicato non centrista ma centrale nella politica italiana.

Marco Mastrantuono


 

Al direttore - Sarà difficile, ma bisogna sperarlo. Partiamo da Forza Italia e da Mara Carfagna: donna, intelligente, bella (che non guasta) e già politica navigata. Ah, anche meridionale ma spero favorevole all’autonomia regionale… Se si potessero accogliere anche le migliori menti del Pd sarebbe un’ottima partenza. Un’ultima cosa: basta difendere l’immigrazione illegale sennò siamo sconfitti in partenza. Mi candido per acquistare una tessera.

Michele Piacentini

 


  

Al direttore - La destra liberale forse non sarà mai di massa ma aderisco con convinzione all’appello del Foglio per una destra perbene.

Alessandro Rigoli

 


  

Al direttore - Mi avete sedotta. Ammiro Carfagna, miglior possibile leader, dotata di futuro. Mi resta solo come un sentore di Renzi. Ma può tornare buono, ormai?

Giovanna Nuvoletti

 


 

Al direttore - Vorrei anch’io un partito popolare e non populista.

Luigino Binanti

 


  

Al direttore - Libero professionista in campo medico ho svolto per quasi cinque anni il ruolo di assessore alla cultura e turismo in una bella città veneta. Apolide liberale in quota Forza Italia (senza tessera) all’interno di una giunta monocolore a trazione leghista. Ho toccato con mano la realtà dietro le quinte in questo Padanistan che sta diventando il Veneto centrale. O sei con me o contro di me. Vige il pensiero unico. Quello del leader (locale) del momento. Ammesso che un pensiero ce l’abbia. Il tutto al traino del carro vincente. Che, in questo momento, non è più Zaia, ma il cosiddetto truce, il quale altri non è che un abilissimo manipolatore delle più massificate pulsioni di pancia di un paese che sta smarrendo la sua identità reale, annaspando in una realtà virtuale in cui vincono i prestigiatori del consenso. Quello a visione tattica. Non certo strategica. Perché il leader strategico alza la bandiera e indica una direzione, a costo di incontrare qualche incomprensione lungo il percorso. Ma certo, i Churchill e i De Gasperi non nascono ogni giorno. In conclusione. Il cosiddetto truce è figlio del suo tempo e viene regolarmente eletto, come i suoi piccoli discepoli padanioti sul territorio (fate le debite, ahimè rare, eccezioni). Ovviamente il mio mandato di assessore, visto come un ufo all’inizio, e un pericoloso concorrente nell’urna dall’ambizioso di turno, si è concluso con le mie dignitose dimissioni a pochi mesi da fine mandato, nonostante indubbi ed importanti successi ottenuti sul campo. Evviva quindi l’orgoglio di una riscossa da parte delle menti libere e liberali. Quelle vere.

Giancarlo Saran

 


  

Al direttore - Sottoscrivo il vostro appello.

Riccardo Cassi

 


  

Al direttore - Non sono sicuro che il problema sia l’offerta politica, bensì la domanda. La gente – con la doppia g – vuole circenses e cubiste (il pane non manca). Ad ogni modo si, una destra alla Merkel, magari… La auspico, la invoco, l’appoggio.

Fabrizio Sartore

 


 

Al direttore - Da quando non c’è più il Pdl (di cui sono stato anche coordinatore della sezione del comune in cui sono nato e risiedo), ho sempre faticato a trovare un partito che mi rappresentasse. In questi anni sono comunque andato a votare ma ogni volta ho sempre scelto quello che al momento mi sembrava il meno peggio, cambiando quindi ogni volta la scelta e soprattutto senza mai farlo in modo convinto. Come idee e valori mi ritengo alternativo sia alla sinistra sia ai 5 stelle, ma non mi ritrovo certamente in un centrodestra egemonizzato da Salvini e dalla Lega. Ben vengano quindi una trasformazione totale di Forza Italia sia in termine di idee che di persone, oppure la creazione di  un nuovo soggetto popolare, liberale, europeista, moderato nei toni ma estremo nella voglia e nella convinzione di portare al governo persone leali e competenti che possano riportare la nostra amata Italia dove merita di stare, cioè ai vertici europei in termini di lavoro, welfare, infrastrutture, sicurezza.

Fabio Gnocchi

 


  

Al direttore - Caro Cerasa, grazie. Io firmo.

Stefano Pelizzari

P.s Per favore non iniziamo a fare nomi del possibile leader. Prima il programma!

 


 

Al direttore - Serve una destra liberale perché la Repubblica goda di una normale fisiologia politica.

Lorenzo Talini

 


 

Al direttore - Condivido e sottoscrivo l’appello del direttore Cerasa per una “destra non truce”. Da tempo mi chiedo perché nessuno colga l’opportunità di colmare l’enorme vuoto politico che si è creato tra la Lega di Salvini e il Pd di Zingaretti, che io mi sono rassegnato a chiamare “centro”, ma l’idea di una “destra non truce” è sicuramente più affascinante.  Per costruirla serve una buona dose di coraggio, bisogna dire subito che Salvini non ha nulla a che fare con il centrodestra, con la sua storia e  i suoi valori, d’altronde lo stesso Salvini dice da tempo di non avere nostalgia del passato.  Serve una forza liberale e popolare, una forza responsabile che non urla ma agisce, che porti avanti i progetti utili per l’Italia, tornando a mettere in cima all’agenda politica i problemi del paese e non ciò che raccoglie più “like” sui social network. Una forza orgogliosa del nostro inno nazionale e della nostra bandiera senza mettere in discussione l’appartenenza dell’Italia all’UE e che si adoperi per portarci fuori dall’isolamento internazionale nel quale ci troviamo oggi con il “governo del cambiamento”.  Servono si energie nuove, provenienti dalla società civile che possano mettere le proprie competenze a disposizione della politica come fece Silvio Berlusconi nel ’94 ma servono anche volti nuovi da pescare tra i tanti militanti e amministratori locali che ogni giorno si spendono sui territori, da affiancare a coloro che in questi anni hanno lavorato bene in parlamento, perché l’esperienza per noi sarà sempre un valore aggiunto e mai una colpa. Non potrei non ritenere utili le primarie, da giovane militante del Popolo della Libertà mi impegnai per quelle che si sarebbero dovute tenere nel dicembre 2012 e che forse avrebbero fatto si che oggi questo appello non servisse, ma quello è il passato, oggi ciò  che serve davvero è rompere questo immobilismo e costruire qualcosa, non basta affidarci ad un leader o ad una classe dirigente, serve prima di tutto l’impegno di ciascuno di noi. 

Lorenzo Ciani

 


 

Al direttore - Firmo l’appello in quanto radicale iscritto al Prt (segretario Maurizio Turco) e militante.

Ermanno de Rosa

 


   

Al direttore - Firmo molto volentieri l’appello lanciato per una destra nuova, non dedicata alla propaganda, europeista (per davvero), liberale (per davvero), ma anche più moderata nei comportamenti, più appropriata nel linguaggio, più aperta alle vere sfide della società moderna, quindi non “truce”. Grazie per l’iniziativa.

Oscar Rizzi

 


 

Al direttore - Sì, condivido l’appello. Grazie.

Gaetano Festa, direttore dei Servizi generali e amministrativi Scuole statali Miur in quiescenza dal 1° settembre 2018

 

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