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Dalle Olimpiadi all'Ilva. Breve storia del Luigi Di Maio faccia di tolla

Annalisa Chirico

I repentini riposizionamenti del vicepremier grillino potrebbero non rientrare nelle trame della tattica politica, ma essere l'evidenza di una leadership senza personalità

Cambiare opinione non è peccato né reato, tuttavia, a certi livelli, può rivelarsi patologico. Oggi bianco, domani nero, oggi sole, domani luna, il vicepremier Luigi Di Maio ci ha abituato a funamboliche inversioni di rotta, dal no Tav al sì Tav, dalla minaccia di impeachment all’elogio sperticato di Sergio Mattarella: tutto appare normale, consueto, ordinario, eppure i repentini riposizionamenti potrebbero non rientrare nelle trame della tattica politica, del resto lo stile “banderuola al vento” non paga alle urne, anzi toglie credibilità e sconfessa i dogmi (farlocchi) del grillismo originario. Ma in questo caso, più che un disturbo della personalità, il tema è quello di una leadership senza personalità.

 

Lo scorso lunedì Di Maio ha fornito doppia conferma di un’indole ballerina. L’Italia si aggiudica le Olimpiadi invernali 2026 con una photo opportunity che mescola creatività, pragmatismo, esperienza, girl power, il meglio dell’essenza nazionale che primeggia a Losanna dopo aver vinto la tetragona opposizione dei Cinque stelle di governo, con Roma e Torino grandi escluse per scelta delle rispettive amministrazioni. Il vicepremier pentastellato che lo scorso primo ottobre tuonava in sintonia con il duo Raggi-Appendino: “La nostra posizione è chiara. O chi vuole fare le Olimpiadi se le paga da solo, costi diretti e indiretti, oppure le Olimpiadi non si fanno”, adesso che il risultato è stato raggiunto, “nonostante” i Cinque stelle, si cala nei panni dell’appassionato olimpico: “Potremo vedere da vicino i nostri campioni, ammirare la fiaccola accesa. Lo sport è una cosa straordinaria. E oggi è una giornata importante, proprio perché ha vinto lo sport, la sua purezza e l’entusiasmo di un intero paese, lontano da ogni logica di potere, lontano da ogni interesse. L’Italia saprà dare il meglio di sé e saprà vincere come fa ogni volta che gioca da squadra”. Sembra quasi commosso, il ministro che non perdeva occasione di ribadire che il governo non avrebbe dovuto appoggiare economicamente la candidatura (“Pensionati a rischio povertà, le aziende non sono in grado di rinnovare i contratti, i giovani vanno via all’estero e il governo parla di Olimpiadi”, scriveva Giggino su Twitter il 22 settembre del 2016). Oggi lo stesso sogna gli sci in occasione della manifestazione che, secondo uno studio dell’Università Bocconi, produrrà tre miliardi di ricavi e 22 mila posti di lavoro, e che contrariamente alle intimazioni dimaiane potrà contare su uno stanziamento governativo di 400 milioni. Faccia di tolla, azzarderebbe qualcuno.

 

Sempre lunedì, il ministro Di Maio, dopo aver archiviato gli immaginifici piani di Beppe Grillo per un parco giochi al posto dell’Ilva e aver siglato un accordo con il colosso siderurgico ArcelorMittal (“Abbiamo raggiunto il miglior accordo sindacale e ambientale possibile”, sic), si è recato a Taranto, in assetto di guerra, con cinque ministri al seguito. Il gruppo indiano, che ha preso in carico la riconversione ambientale dell’acciaieria secondo un programma predefinito, ha sempre posto come condizione il mantenimento delle tutele legali previste dal decreto Ilva, concepito dal precedente esecutivo, al fine di non incorrere in responsabilità penali relative a problematiche antecedenti all’attuale gestione. Di Maio, all’improvviso, si impunta sulla “revoca dell’immunità”, inserita perciò nelle pieghe del decreto crescita; in altre parole, il ministro, che ha apposto la firma sul patto con gli acquirenti esteri, adesso si dice pronto a cambiare le carte in tavola per non risultare soccombente rispetto a una pretesa, quella sulla tutela legale, che nessun investitore potrebbe accettare. Il messaggio spedito all’indirizzo del mondo intero è assai poco rassicurante: non conviene concludere accordi con il governo italiano, potrebbe cambiare avviso. L’umore, dunque, muta al mutar del meteo, non resta che sperare nell’alta pressione e nei weekend in Costa Smeralda dove il volto del vicepremier è apparso rilassato e raggiante: “Essere innamorati aiuta nella vita”, ha detto lui che di fidanzate se ne intende.