Tutti i no alle Olimpiadi di Luigi Di Maio

Da quando il leader grillino diceva “non accetteremo la logica lottizzatrice delle Olimpiadi” a quando sosteneva che “chi vuole fare le Olimpiadi se le paga da solo”. Fino alla capriola di ieri

Enrico Cicchetti

“Pensionati a rischio povertà, aziende non sono in grado di rinnovare contratti, giovani vanno via all'estero e Governo parla di Olimpiadi”, scriveva il vicepremier e capo politico del M5s Luigi Di Maio nel settembre 2016. Poi i grillini hanno espresso i sindaci a Torino e a Roma e le due città non hanno partecipato alla corsa per le Olimpiadi. Dopo ancora i grillini sono andati al governo, e Di Maio diceva che il governo non avrebbe messo nemmeno un euro per i Giochi: il primo ottobre del 2018, il ministro dello Sviluppo economico aveva promesso che “chi vuole fare le Olimpiadi se le paga da solo”. Ieri sera, invece, il M5s lombardo ha cercato di intestarsi la nomina di Milano e Cortina per le Olimpiadi invernali del 2026 con un post su Facebook (salvo cancellarlo dopo la mezzanotte). E Di Maio, in una nota, ha detto che “ha vinto lo sport. L’Italia saprà dare il meglio di sé e saprà vincere come fa ogni volta che gioca da squadra”.

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