Loredana De Petris, Pietro Grasso e Stefano Fassina a un evento elettorale di Leu (Foto Imagoeconomica)

Molte liste, ma confuse. La sinistra a sinistra del Pd va alle Europee

Luciano Capone

Da Fassina sovranista attendista a Civati coi fasci verdi. Una mappa

Roma. Mentre l’“onda nera” e il pericolo “fascista” avanzano inesorabili, la sinistra italiana appare sempre più frammentata e disorganizzata: alleanze, scissioni, liste unitarie, vecchi partiti con nuovi nomi, liste unitarie con simboli sovrapposti o giustapposti. Tutto ciò crea non poco disorientamento in quell’elettorato che vuole resistere alla corazzata salviniana, ma non sa come.

 

Per l’elettore democratico, adesso sempre più socialdemocratico, è abbastanza semplice: si vota Pd. Il simbolo, anche se occupato per un 40 per cento dal logo “Siamo europei” di Carlo Calenda, è noto e ben visibile. Per tutti gli altri la questione è molto più complicata. Articolo Uno – il partito di Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema nato dalla scissione dal Pd di Renzi – si schiera con il Pd: l’indicazione per gli elettori è di votare i candidati ospitati dalla lista dem Maria Cecilia Guerra (nel Nordest) e Massimo Paolucci (nel Sud). Non è un ritorno alla casa del padre, ma per il momento solo un riavvicinamento. Infatti il partito coordinato da Roberto Speranza non si riconosce nel Pd del neo segretario Nicola Zingaretti ma nel simbolo del Pse, che graficamente nella lista per le europee è quel bollino rosso che sta tra il logo bianco del Pd e quello blu di Calenda.

  

 

A sinistra del Pd ci sarà una lista nata dalla scissione e ricomposizione di vecchi blocchi e federazioni elettorali. Il suo nome è “La Sinistra”, nasce dalle ceneri di “L’altra Europa con Tsipras” (cosa che consente di non raccogliere le firme) e riunisce: Sinistra Italiana (capeggiata da Nicola Fratoianni, che faceva parte di LeU), Rifondazione comunista (di Maurizio Acerbo, che alle scorse elezioni era alleata con Potere al popolo) e il movimento “èViva” (fondato da Francesco Laforgia, fuoriuscito da Articolo Uno, e Luca Pastorino, che ha lasciato Possibile).

 

A sinistra della Sinistra, oltre al Partito comunista (stalinista) di Marco Rizzo, ci sono stati tentativi per la costruzione di un’altra lista unitaria anticapitalista, anti europeista e anti Nato. Dopo il divorzio traumatico con Rifondazione, Potere al popolo ha cercato di aggregare le altre forze ma dal tavolo delle trattative si è sfilato Diem25 (il movimento di Yanis Varoufakis, Slavoj Žižek e Pamela Anderson) e poco dopo anche DemA, il partito del sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Il risultato è che nessuno dei tre partiti (PaP, Diem25 e Dema) si presenterà alle elezioni e per il momento non sono state date indicazioni agli elettori.

 

  

Ancora più complicata è la situazione del movimento di sinistra sovranista di Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre “Patria e costituzione”. D’Attorre, dopo aver lasciato il Pd per passare a Sinistra italiana, è entrato in Articolo Uno che adesso appoggia l’alleanza con il Pd (anche se D’Attorre è contrario all’alleanza con Calenda). Mentre Stefano Fassina, l’altro leader di “Patria e costituzione” è in trattativa con “Senso comune”, un gruppo di sovranisti di sinistra, ma non si è ancora espresso sulle europee. Se un militante della corrente fassiniana di “Patria e costituzione” segue le dichiarazioni del suo leader sa che nel Regno Unito si sta con Jeremy Corbyn, nella striscia di Gaza si sta contro Israele, in Spagna si sta con Podemos e in Venezuela con Maduro. La linea è chiara. Ma non essendo inglese, palestinese, spagnolo o venezuelano, ed essendo per giunta sovranista (ancorché di sinistra), l’elettore fassiniano ancora non sa cosa votare in Italia alle europee.

 

C’è infine un altro rassemblement con una forte caratterizzazione ecologista: la lista “Europa Verde”, che cercherà di sfruttare il rinnovato interesse per le tematiche ambientali. Europa Verde nasce dopo la rottura dell’alleanza tra i Verdi e “Italia in Comune” dell’ex grillino Federico Pizzarotti (che si è accasato con +Europa) e sulla spinta del successo planetario della giovane attivista Greta Thunberg e delle sue manifestazioni “Skolstrejk för klimatet” contro il cambiamento climatico. Oltre ai Verdi di Angelo Bonelli, fa parte della lista ecologista anche Possibile, un’alleanza che sancisce il ritorno alla politica attiva di Pippo Civati, negli ultimi giorni molto impegnato nella sua veste di editore a bloccare la presenza al Salone del libro di Torino di Altaforte, la casa editrice legata a Casapound. La cosa particolare è che in Europa verde Civati è alleato del movimento ambientalista di estrema destra “Fronte verde”, fondato e presieduto da Vincenzo Galizia: ex leader della sezione giovanile del Movimento sociale – Fiamma tricolore, ex dirigente del Mis di Pino Rauti e già alleato di Roberto Fiore (Forza nuova). A differenza della vicinanza fisica con lo stand librario di Altaforte, non c’è alcun imbarazzo a stare fianco a fianco in lista con gli estremisti di destra: Greta Thunberg unisce ciò che l’antifascismo divide.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali