Pippo Civati (foto LaPresse)

Scissioni e liti. Il Foglio manda in tilt il fronte dei Verdi

Luciano Capone

Verde alors! E le divisioni sono lo specchio perfetto della new left

Roma. E’ deflagrata Europa verde, la lista ambientalista per le europee formata da Verdi e Possibile, con accuse reciproche di cedimento sulla difesa dei “valori antifascisti” e “antifascismo autoritario”. Pippo Civati contro i Verdi, Angelo Bonelli contro Civati e Possibile contro Bonelli. Alla fine si sono “indignati” persino i Verdi/Grünen (sudtirolesi/altoatesini): “E’ inaccettabile – hanno dichiarato –, non c’è stato un controllo adeguato. Vogliamo chiarezza sulle responsabilità”. Ma cosa è successo? Tutto parte da un articolo del Foglio, che fa notare una cosa particolare: Pippo Civati, in queste settimane molto attivo (anche da editore) nella militanza antifascista e volto noto della lista ecologista, è di fatto alleato di un movimento di estrema destra. Infatti nelle liste di Europa verde sono candidati diversi dirigenti del Fronte verde, un movimento ambientalista con radici profonde nella destra (anche se si dice “trasversale”), fondato e presieduto da Vincenzo Galizia: ex leader del giovanile della Fiamma tricolore, ex dirigente del Mis di Pino Rauti e già alleato di Roberto Fiore (Forza nuova).

 

 

L’articolo del Foglio innesca una serie di reazioni scoordinate e contraddittorie, difficili da ricostruire e incomprensibili ai più. La prima risposta è una smentita dei Verdi, che in realtà è una conferma dell’articolo del Foglio: “Leggiamo di un’inesistente alleanza dei Verdi con Fronte verde”, scrive il Sole che ride. Ma al contempo i Verdi riconoscono che nelle liste di Europa verde due “candidati organici” del Fronte verde, Giuliana Farinaro e Elvira Vernengo: “Per noi, con effetto immediato, sono fuori dalla lista e li invitiamo a dimettersi”. Le liste elettorali sono già depositate e i candidati non possono essere rimossi, ma il cartello ambientalista provvede quantomeno a eliminare quei nomi dalle liste presenti sul proprio sito.

 

A questo punto interviene Civati, che aveva dato la sua disponibilità a una candidatura “di servizio” e si ritrova insieme a un movimento di estrema destra: “Ho chiesto che la questione fosse chiarita da parte dei Verdi italiani, che hanno fornito però risposte parziali e non chiare, sul motivo di questa presenza e sulla responsabilità di chi ha scelto di candidare queste figure”, scrive il fondatore di Possibile. Ma evidentemente le risposte non sono sembrate esaustive: “La mancanza di chiarezza su un tema così delicato e per me fondamentale, cambia tutto quanto – prosegue Civati –. Per questo, non potendo cancellare il mio nome dalla lista, sospendo ogni attività della campagna elettorale e mi ritiro in buon ordine”. A questo punto intervengono le due candidate del Fronte verde, che però non se la prendono con i Verdi che le hanno cacciate ma con Civati che se ne è andato per conto suo: “Apprendiamo con sorpresa di essere state indicate da Pippo Civati quali ‘esponenti di destra’, anzi addirittura di ‘estrema destra’, tanto che la nostra candidatura come indipendenti nelle stesse liste di Europa verde parrebbe mettere in imbarazzo Civati e il suo movimento politico Possibile, al punto da annunciare un suo ritiro dalla campagna elettorale”, scrivono facendo professione di antifascismo e di “vicinanza alle battaglie storicamente appartenute agli ecologisti e alla sinistra”. In realtà Civati non ha mai fatto il nome delle due candidate, sono stati i Verdi. Dopo l’attacco delle due frontiste a Civati, il giorno dopo averle cacciate, Europa Verde le rimette in lista: “Europa Verde è antifascista senza se e senza ma. Tra l’altro ricordiamo che le liste sono state concordate e decise da un gruppo di coordinamento formato dai massimi esponenti di Verdi e Possibile”, dice il comunicato. Ma la polemica non si spegne, anche perché gli altri partiti di centrosinistra – da la Sinistra al Pd passando per +Europa – si fiondano sul caso per drenare i voti “antifascisti” degli elettori delusi.

 

A questo punto irrompe Angelo Bonelli, leader dei Verdi, che accusa Civati di “antifascismo autoritario e non democratico” per aver fatto scatenare un “processo” senza “contraddittorio” nei confronti dei candidati del Fronte verde: “Le accuse che queste persone hanno subìto sono pesanti, gratuite e ingiuste. Qualcuno chiederà loro scusa? Si sono emesse sentenze di condanna senza appello non verificando la storia di queste persone. L’antifascismo non può essere e non deve essere una pratica che ci ricorda i vecchi e i nuovi regimi autoritari”. Il problema però è che i nomi, il processo senza contraddittorio e il patibolo sono opera dei Verdi che hanno espulso due candidate; non di Civati, che invece si è solo ritirato. E infatti fa notare la contraddizione con un nuovo post: “Curioso che i Verdi, che per ore e ore non avevano risposto alle richieste di chiarimenti di Possibile, non abbiano voluto chiarire se non con due comunicati che si annullano a vicenda e rendono tutto surreale”. Si aggiunge un comunicato di Possibile, in cui Beatrice Brignone dice: “I Verdi devono scegliere: o Possibile o i militanti di destra”. Bonelli scrive che in fondo non è vero che “Fronte verde abbia posizioni di estrema destra o fasciste”, anche se il presidente viene dalla destra neofascista e il nome dell’associazione è lo stesso del movimento ecologista di Rutilio Sermonti, intellettuale di riferimento dell’estrema destra nonché fondatore del Msi e di Ordine nuovo.

 

Per la gestione surreale del caso politico si incavolano anche i Grünen sudtirolesi. E a questo punto la rottura è definitiva, sancita da un nuovo comunicato della Brignone, che chiede agli elettori di esprimere la preferenza solo per i candidati di Possibile in lista: “Perché è chiaro che è emersa una concezione della politica molto diversa tra noi e i Verdi italiani”. Così sarà difficile raggiungere lo sbarramento del 4 per cento.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali