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Evviva Calenda, il frontman social che serve a sinistra

Antonio Pascale

L’ex ministro si getta nella mischia monopolizzata dalla Bestia di Matteo Salvini 

E’ vero che il ministro Salvini e il suo ufficio stampa, vuoi per scelta degli argomenti, vuoi perché hanno conquistato gli algoritmi dei social, insomma sono diventati per chi vuole comunicare idee, progetti e buoni propositi, un pesante macigno contro il quale, qualora si dibatta nei talk, in pubblico, nei crocicchi, nei corridoi, si sbatte o si è schiacciati e però, dai, non si può rinunciare alla lotta. Soprattutto di questi tempi di evviva il sovranismo, sì certo ma di facciata e a scopo elettorale e comunque, sia come sia, uno o più volti d’attacco, e qui si intende non in senso letterale, cioè, donne e uomini capaci di far riflettere e appassionare gli elettori, di spingerli con garbo e amore nella mischia ecco uno o due di questi volti ci vogliono, sono necessari, in questi tempi sovranisti. 

    

E le forze di sinistra chi hanno come frontman? Se fate una carrellata veloce, forse, resterete insoddisfatti, in quanto la maggior parte di loro se interrogati su argomenti sensibili o va in confusione o sposa una narrazione tutta ancorata all’apparato etico normativo, e dunque si parla di come dovrebbero essere le cose, insomma quelle belle e nobili analisi a priori: bisogna essere buoni, giusti, accoglienti ecc. Nulla di sbagliato per carità ma ahimè, per via del macigno di cui sopra, è molto difficile che narrazioni siffatte fondino pratiche politiche efficaci. Meglio sarebbe una narrazione descrittiva che sì paghi il suo dazio alla realtà e tuttavia proponga fatti scelte e non dichiarazioni. Chi è il frontman delle forze di sinistra (che dai, potrebbero avere vita facile e rimonta in mano, se e solo se facessero davvero campagna elettorale)? Io voterei per Calenda, che lo so, non è di sinistra come piace a quelli di sinistra che si vantano di avere una sfumatura di sinistra in più, che però ci sta provando da tempo a entrare nel dibattito. E va bene, non ha la Bestia di Salvini a disposizione, la sua comunicazione è di fattura artigianale, e tuttavia Calenda riesce, e spesso con piglio efficace, a fronteggiare il macigno e spostarlo. Ha una buona leva, usa lo strumento descrittivo, nella sostanza è bravo a richiamare l’utilità della buona economia (cioè i soldi) nella vita di tutti noi. L’esperienza di lavoro e a tu per tu con la fabbrica con annessi e connessi, ce l’ha e usa bene i quattro punti cardinali per orientarsi nello scacchiere internazionale. Nei dibattiti riesce a sprovincializzare la nostra cultura, dunque fa notare che il mondo intero guarda il nostro bar e viceversa. Se descriviamo e miglioriamo il bar descriviamo e miglioriamo un po’ il mondo. Calenda presta attenzione a questi aspetti, si stacca dall’apparato normativo e parte dal basso, e la battuta virale ogni tanto gli viene. Sarà la suddetta esperienza a tu per tu con la fabbrica. In fondo cosa altro è la fabbrica se non la fornace da cui tutto nasce. Se staremo bene in futuro e rientreremo nell’apparto normativo, saremo più giusti e buoni e accoglienti sarà perché l’economia si rimetterà in moto e assorbirà lavoratori. Allora vedrete non ci daranno fastidio gli immigrati come non ci hanno poi troppo fastidio in questi 20 anni quelli che sono entrati con il permesso di soggiorno, sono stati assorbiti (e sfruttati) dal mercato e ora lavorano nelle fabbriche, nelle trattorie, cucinano amatriciana per tutti e tengono aperti negozi di frutta molto colorati. Dai, per spostare questo macigno e suonare belle ed efficaci pratiche politiche costruiamo una bella band collettiva e normativa, ma pensiamo pure al frontman descrittivo.

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