Circo Massimo - Italia 5 Stelle (foto LaPresse)

Sala, il M5s e il suicidio della stolta opposizione sottomessa al populismo

Claudio Cerasa

Il sindaco di Milano sogna un dialogo tra Pd e M5s. Ma quando in ballo ci sono i valori non negoziabili della democrazia chi ha la testa sulle spalle dovrebbe pensare solo a come tenere lontano dal governo i nemici dell’interesse nazionale

Dico, ma stiamo scherzando? Nel corso di una intervista sincera rilasciata giovedì sera a Corrado Formigli a “Piazza pulita”, su La7, il sindaco della città più in forma, più tonica e più pimpante d’Italia, ovvero Beppe Sala, è intervenuto per parlare di politica nazionale e ha colto l’occasione per introdurre all’interno del dibattito del Partito democratico, o almeno di ciò che ne resta, uno spunto di riflessione che merita di essere messo a tema e che nel suo piccolo ci dimostra perché l’opposizione al governo del cambiamento non funziona semplicemente perché non esiste davvero. Dice Sala: “Noi non è che possiamo dimenticarci di essere in un proporzionale e quando all’interno del Pd si fa arrivare un qualche anatema a chi dice parliamo con il Movimento 5 stelle lo mandassero anche a me: bisogna dialogare”. Non sappiamo chi sarà il candidato alle primarie del Pd che il sindaco di Milano sceglierà di appoggiare e non sappiamo se invece il sindaco di Milano seguirà una strada parallela a quella che imboccherà sicuramente Carlo Calenda (che a gennaio, al netto delle smentite, darà vita a un partito europeista) e che probabilmente imboccherà anche Matteo Renzi (con una lista sostenuta prima delle Europee e con un partito tutto suo forse dopo le Europee) e non sappiamo dunque se anche Beppe Sala tenterà di mettersi in proprio nei prossimi mesi per offrire un progetto politico complementare a quello del Pd. 

   


Una classe dirigente seria, responsabile, con la testa sulle spalle non può permettersi di chiedersi solo che alleanze deve fare per andare al governo ma deve chiedersi anche se valga la pena allearsi con il diavolo pur di andare un giorno al governo. Parlare prima di alleanze è solo un modo ulteriore di mettere in fuga tutti quegli elettori di centrosinistra che vedono nel Movimento 5 stelle il più grande pericolo per la democrazia italiana


  

Sappiamo però che le parole del sindaco di Milano ci ricordano che una delle grandi anomalie dell’Italia di oggi non è solo quella di avere un governo formato da due partiti incompatibili con la realtà ma è anche quella di avere un’opposizione formata da un partito come Forza Italia che espressamente dice di voler combattere il peggior governo mai avuto dall’Italia dal dopoguerra a oggi alleandosi con uno dei due partiti al governo, ovvero la Lega, e da un altro partito come il Pd che espressamente dice o lascia intendere di voler combattere il peggior governo mai avuto dall’Italia dal dopoguerra a oggi alleandosi con uno dei due partiti al governo, ovvero il Movimento 5 stelle.

 

Verrebbe da ridere, se non ci fosse da piangere, ma la posizione del sindaco di Milano è comunque importante da segnalare perché centra un punto cruciale legato all’Italia di oggi offrendo un’analisi giusta e una risposta sbagliata. L’analisi giusta è legata al fatto che un partito con la testa sulle spalle deve fare di tutto per evitare che nella prossima legislatura, quando questa ci sarà, possa rinascere un governo guidato da Lega e da M5s. Ma la risposta sbagliata è legata al fatto che un partito con la testa sulle spalle dovrebbe rendersi conto che andare in campagna elettorale dicendosi disponibile ad allearsi con un partito come il Movimento 5 stelle non è solo il modo peggiore per provare a creare un’alternativa al populismo ma è anche il modo peggiore di pensare agli interessi dell’Italia. Non si può trattare un partito sfascista come se fosse un partito come tutti gli altri e non si può dialogare con il Movimento 5 stelle perché dialogare con il grillismo significherebbe fare compromessi su temi sui quali i compromessi semplicemente non si possono fare.

 

Con il Movimento 5 stelle, caro sindaco Sala, non si possono fare compromessi quando si parla di superamento della democrazia rappresentativa. Non si possono fare compromessi quando si parla di superamento dello stato di diritto. Non si possono fare compromessi quando si parla di legittimazione della gogna. Non si possono fare compromessi quando si parla di lotta dura contro i vaccini. Non si possono fare compromessi quando si parla di alta velocità. Non si possono fare compromessi quando si parla di riforma della giustizia. Non si possono fare compromessi quando si parla di mercato del lavoro. Non si possono fare compromessi quando si parla della collocazione dell’Italia nel mondo.

 

Chiunque si trova oggi all’interno di uno spazio politico alternativo a quello della maggioranza – per quanto il suo partito di riferimento possa essere in una condizione di minoranza – dovrebbe avere il dovere civico, politico e morale di usare ogni granello della sua credibilità e della sua intelligenza non per cercare di valorizzare il meno peggio tra gli sfascisti di governo ma per spiegare perché le ragioni che fanno del governo populista un governo inadatto a governare l’Italia non hanno a che fare solo con uno dei due partiti che si trovano oggi alla guida del paese ma hanno a che fare con una caratteristica precisa che riguarda entrambi i partiti: l’appartenenza forte e convinta al fronte politico della chiusura. Vale quando si parla di riforma delle pensioni. Vale quando si parla di riforma del lavoro. Vale quando si parla di irresponsabilità sulla gestione del debito. E se la Lega ha dimostrato di essere un partito pericoloso per l’economia persino più del Movimento 5 stelle, il Movimento 5 stelle ha dimostrato di essere un partito altrettanto pericoloso per il futuro della democrazia. E una classe dirigente seria, responsabile, con la testa sulle spalle non può permettersi di chiedersi solo che alleanze deve fare per andare al governo ma deve chiedersi anche se valga la pena allearsi con il diavolo pur di andare un giorno al governo.

     

In Germania, alle ultime elezioni – e probabilmente lo stesso accadrà alle prossime elezioni – i partiti intenzionati a non rimettere in discussione i valori non negoziabili della democrazia (Cdu, Spd, Csu) hanno scelto di firmare un patto implicito che prevede la sottoscrizione di un semplice punto: qualsiasi cosa accadrà alle urne nessuno dei partiti tradizionali darà una sponda a un partito che gioca con il negazionismo, il razzismo, l’olocausto e che minimizza le responsabilità della Germania nazista (un deputato berlinese dell’Afd ostenta da tempo sulla giacca simboli dei nazisti austriaci). L’Afd, in Europa, fa parte dello stesso gruppo del Movimento 5 stelle. E quando in ballo ci sono i valori non negoziabili di una democrazia le forze politiche con la testa sulle spalle non dovrebbero pensare al modo migliore per allearsi con queste forze ma dovrebbero pensare, caro Sala, semplicemente al modo migliore per non farle arrivare al governo. Parlare prima di alleanze è solo un modo ulteriore di mettere in fuga tutti quegli elettori di centrosinistra che vedono nel Movimento 5 stelle il più grande pericolo per la democrazia italiana. Tutto tranne i grillini. Non è così difficile, no?

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.