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Sì nel Pd all'idea fogliante: patto con la Lega per votare

Annalisa Chirico

Fiano, Rosato, Morani, Gozi ci spiegano perché un'alleanza con il M5s non è una strada possibile

Roma. Ben presto un governo che fa male al paese potrebbe fare molto male a Matteo Salvini. “La Lega e il Pd hanno il dovere di fare un patto per salvare l’Italia”, ha scritto il direttore Claudio Cerasa. Se il governo cade, si torni al voto, 26 maggio per europee e politiche. Alcuni esponenti dem vicini a Matteo Renzi sposano la proposta fogliante. “Premesso che i 5 Stelle sono diventati una dépendance leghista e non romperanno, posso garantirvi che noi non staremo mai al governo con chi demolisce il paese”, dichiara al Foglio Ettore Rosato, vicepresidente della Camera dei deputati. Neppure se ve lo chiedesse il capo dello Stato? “Io al presidente Mattarella non do indicazioni. La nostra linea però è chiara: mai con i 5 Stelle. Siamo incompatibili: loro propongono assistenzialismo invece di lavoro, bugia invece di verità, condono invece di legalità. Non hanno nulla a che fare né con la sinistra né con il riformismo, sono una stampella populista della Lega. Altro è invece l’elettorato pentastellato: quello vogliamo riconquistarlo”. In un duello congressuale tra Marco Minniti e Nicola Zingaretti, si profilerebbe una diversità anche su questo punto? “Minniti è sempre stato molto netto sul rapporto con il M5S, però il rapporto tra Pd e governo non può essere un tema divisivo, ci mancherebbe che adesso ci dividiamo pure su questo”. Sareste dunque pronti a siglare con la Lega un patto per tornare al voto. “Noi lavoriamo per mandare a casa gli uni e gli altri. Non credo all’ipotesi di elezioni anticipate, penso piuttosto che potrebbe nascere un governo di centrodestra, ma se ciò dovesse accadere ci faremo trovare preparati. Per essere un’alternativa credibile dobbiamo smetterla di parlare di noi”.

  

  

Per l’onorevole Emanuele Fiano, “un accordo con il M5S è un’ipotesi lunare! Serve una forte iniziativa politica, e Minniti è la persona giusta per dimostrare che ci sono molti italiani democratici che hanno dato fiducia ai 5 Stelle ma che sono pronti a fare scelte diverse perché chiedono le riforme. I dirigenti pentastellati si sono manifestati in tutta la propria inadeguatezza, hanno raccontato bugie di cui paghiamo il conto. Quanto alla Lega, all’indomani delle europee, preso atto dei mutati rapporti di forza, Salvini potrebbe trarre le conseguenze e decidere di andare al voto. Non è mistero che una parte del Pd sarebbe disponibile a far parte di una maggioranza con i grillini ma è una fazione che si va restringendo di fronte alla prova di governo dei Toninelli e dei Bonafede. Se Salvini rompe, punterà alla leadership di un governo di centrodestra e toccherà a noi riconquistare la sinistra”. Sarete in grado di affrontare l’appuntamento di maggio? “Di fronte agli insuccessi degli avversari, non dobbiamo avere paura del voto”. Per Matteo Ricci, sindaco di Pesaro, “Lega e 5 Stelle non romperanno mai, li unisce l’attaccamento alla poltrona e il progetto di demolire l’Europa. In caso di rottura, i leghisti possono stare tranquilli: non andremo mai con i 5 Stelle. Se qualcuno, anche tra i nostri, nutriva ancora dei dubbi, si sarà ricreduto negli ultimi mesi: l’incompetenza, l’arroganza, l’esultanza dal balcone, gli attacchi al capo dello Stato etc.”. Sul punto Minniti e Zingaretti non sembrano pensarla allo stesso modo. “Il primo vuole riconquistare i voti dei ceti popolari che si sono rivolti ai pentastellati. Non ho ben capito quale sia la linea di Zingaretti, ma alcuni dei suoi sostenitori si sono espressi apertamente a favore dell’accordo con il M5S all’indomani del 4 marzo”.

  

Non meno tranchant è la deputata Alessia Morani: “Sono forse la più accanita anti-grillina nel partito. Mai al governo con loro. Quando dici uno vale uno, non riconosci alcun valore al merito. Su lavoro e giustizia emergono le differenze più evidenti, per non parlare della scienza. La Lega può contare sul fatto che noi preferiremmo tornare al voto: i 5 Stelle ne uscirebbero molto ridimensionati”. Per l’ex sottosegretario di Palazzo Chigi Sandro Gozi, “Lega e Pd siglino un accordo per il ritorno al voto. Sarebbe un enorme sbaglio politico offrire una sponda al M5S, per l’Italia è meglio uscire dal pantano nazionalpopulista”. In vista delle europee gli unici ad avere un progetto definito, l’Internazionale populista, sono i leghisti, con Salvini candidato alla guida della Commissione. “E’ vero. Il Pd è a un bivio: può condannarsi all’irrilevanza di una socialdemocrazia tradizionale o può essere all’avanguardia nella costruzione di un nuovo movimento progressista. Io lavoro per la seconda scelta, alternativa al veterolaburismo di Corbyn”. La prossima settimana Maurizio Martina volerà a Londra, proprio dai laburisti, come ultimo atto della sua segreteria. “Il corbinismo è un vicolo cieco”.