Dal reddito di cittadinanza alla prescrizione. Tutte le crepe della maggioranza Lega-M5s

Redazione

Il sottosegretario Giorgetti solleva dubbi sull'introduzione del sussidio voluto dai grillini: “Complicazioni attuative non indifferenti”. La replica di Conte e Di Maio: “Le risorse ci sono, si farà”

Non è proprio una legge codificata ma normalmente, quando qualcosa non va, Luigi Di Maio e Matteo Salvini fanno una diretta su Facebook. Un modo semplice di rivolgersi al proprio elettorato e poter raccontare solo la loro versione dei fatti, senza contraddittorio, senza che qualcuno alzi improvvisamente la mano, li fermi, e dica: no, mi dispiace, non è proprio così. Ultimamente la diretta Facebook è diventata anche il modo attraverso cui i due vicepremier regolano i propri conti in sospeso. L'esempio della “manina” colpevole di aver stravolto il decreto fiscale è lì, a ricordarlo.

 

Così, quando intorno all'ora di pranza Luigi Di Maio ha postato “Ciao a tutti! Una diretta improvvisa, per scambiare un paio di parole con voi”, è stato subito chiaro che qualcosa stava succedendo. E infatti il leader grillino si è prodigato a spiegare che “su reddito e pensioni di cittadinanza e 'quota 100' chi dice che non ci sono in legge di Bilancio dice una bugia perché nel ddl c'è la 'ciccia', cioè i soldi, mentre le norme ordinamentali non possono starci. Subito dopo la legge di bilancio, intorno a Natale, si fa un Consiglio dei ministri e si fa un decreto con le norme relative. Non lo faremo con un disegno di legge ma con un decreto legge perché l'Italia non può aspettare”.

    

  

E ancora: “La pensione di cittadinanza parte tra gennaio e febbraio 2019, il reddito di cittadinanza con la riforma dei centri per l'impiego parte tra inizio e fine marzo”. Ora la domanda nasce spontanea: perché tanta premura? Perché è vero, da giorni l'opposizione sottolinea che il governo del cambiamento ha rinviato il cambiamento al 2019, ma l'opposizione, si sa, recita la propria parte. Veramente basta questo a preoccupare Di Maio?

 

No, non basta. E infatti c'è di più. Lo si capisce perché, quasi in contemporanea con la diretta Facebook di Di Maio, le agenzie battono alcune anticipazioni dell'intervista al sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, contenuta nell'ultimo libro di Bruno Vespa.

  

“Per un naturale bilanciamento abbiamo dovuto portare avanti la quota 100 sulle pensioni, rinunciando, con questo, a una 'flat tax' piu' estesa - spiega il leghista -. Se l'avessimo fatta al posto delle pensioni, l'atteggiamento dell'Europa e dei mercati sarebbe stato diverso. Il reddito di cittadinanza? Ha complicazioni attuative non indifferenti. Se riuscirà a produrre posti di lavoro, bene. Altrimenti resterà un provvedimento fine a se stesso”. Parole che Giorgetti, probabilmente, pronuncia anche e soprattutto per rassicurare il proprio elettorato e giustificare il mancato rispetto di alcune promesse, ma che mostrano tutta la distanza esistente tra la Lega e il M5s.

 

Da lì a qualche ora è lo stesso premier, Giuseppe Conte, a intervenire per rispondere alle perplessità manifestate da Giorgetti: “Questa riforma partirà. Siamo ben consapevoli tutti che è una riforma che va fatta con molta attenzione: è la ragione per cui non è stata inserita adesso, teniamo farla bene e con tutti i dettagli”.

 

Sicuramente è prematuro dire che siamo di fronte a una crisi di governo. Ma gli argomenti di scontro tra Lega e M5s non mancano. Il reddito di cittadinanza è solo l'ultimo arrivato nel giro di pochi giorni. In principio, infatti, c'è stato il decreto sicurezza in discussione al Senato dove una pattuglia di “ribelli” del M5s è pronta a votare contro il testo messo a punto dalla Lega.

 

Alla Camera, invece, la polemica si è accesa sull'emendamento allo “spazzacorrotti”, fortemente sponsorizzato dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che punta a bloccare la prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Mercoledì notte, le commissioni Affari Costituzionali e Giustizia di Montecitorio erano riunite per esaminare il testo. Quando è arrivato l'emendamento tutti i gruppi, compreso quello della Lega, hanno chiesto che venisse dichiarato inammissibile o, in alternativa, che venisse modificato il calendario per allungare il termine della discussione. Il presidente della commissione Affari Costituzionali, Giuseppe Brescia, in Aula ha spiegato “le ammissibilità saranno fornite lunedì”. Non escludendo, quindi, la possibilità che alla fine l'emendamento possa essere dichiarato inammissibile.

 

Peccato che oggi, nella sua diretta Facebook, Di Maio abbia rilanciato: “Lo stop alla prescrizione è entrato nel contratto di governo. La riforma si farà. Magari ci sono dei problemi interni alla Lega, non lo so e non mi interessa. Questo è il governo del cambiamento, non difende i furbi ma gli onesti”. E mentre Repubblica, attraverso un sondaggio di Ilvo Diamanti, fa sapere che per il 58 per cento degli intervistati il vero leader del governo è Matteo Salvini, nell'orizzonte gialloverde si intravede già qualche nube.

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