Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Luigi Di Maio (foto LaPresse)

L'urgenza di un accordo tra Lega e Pd

Claudio Cerasa

La lettera inviata da Mattarella a Conte è un manifesto sulla pericolosità di questo governo. Perché la Lega e il Pd hanno il dovere di fare un patto per salvare l’Italia. Non per un altro governo ma per votare il 26/5 per europee e politiche. Si può fare

E se alla fine la salvezza del paese passasse da un magnifico accordo tra la Lega e il Pd? L’attacco del nostro articolo potrebbe suggerire una strada diversa rispetto a quella che proveremo a mettere a fuoco nelle prossime righe e non bisogna essere degli scienziati della politica per capire che l’Italia non è la Germania – dove seppur con molte difficoltà governano i partiti cugini della Lega, di Forza Italia e del Pd – e che non tutto ciò che è possibile in natura può essere sempre realizzabile. Nella testa di alcuni dirigenti della Lega e del Pd – specie in queste ore – è possibile che qualche volta affiori l’idea inconfessabile che per salvare l’Italia produttiva e il partito del pil dal morbo del grillismo pauperista un accordo tra il centrodestra e il Pd sarebbe sulla carta la soluzione perfetta e in fondo persino Matteo Salvini sa che quando è necessario parlare di grandi opere, ovvero di futuro, e quando è necessario parlare di giustizia, ovvero dello stato di diritto, dialogare con il Pd, per quanto possa essere orribile per un leader che ha costruito buona parte del suo successo demolendo le politiche del Pd, sarebbe infinitamente più semplice che dialogare con il Movimento 5 stelle. Lo sa bene il governatore leghista della Lombardia, Attilio Fontana, che triangolando con il sindaco democratico di Milano Beppe Sala e l’altro governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, è riuscito a costruire in vista del 2026 una candidatura per le Olimpiadi invernali che il Movimento 5 stelle ha fatto di tutto per evitare. E lo sanno bene i sindaci leghisti di Piemonte e Lombardia, così come Giancarlo Giorgetti, che anche sul tema delle infrastrutture e dell’alta velocità le posizioni della Lega e quelle del Pd sono sostanzialmente coincidenti. Il tema però relativo al necessario accordo tra la Lega e il Pd di cui vogliamo parlare oggi non non riguarda un accordo per costruire una nuova maggioranza di governo alternativa a quella attuale, bensì un accordo diverso che dovrebbe essere finalizzato a evitare il contrario. Ovverosia: fare un patto, quando sarà necessario, per rendere impossibile la nascita di una maggioranza alternativa a quella attuale, nel caso in cui questa maggioranza dovesse collassare.

 

Il tema può sembrare prematuro ma l’incompatibilità sempre più evidente mostrata dal sovranismo con la guida della settima potenza industriale del mondo potrebbe accelerare il processo di decomposizione del governo – la lettera inviata ieri da Sergio Mattarella a Giuseppe Conte, lettera che accompagna la firma del disegno di legge di Bilancio, è un manifesto sulla pericolosità di questo governo, nella misura in cui il presidente della Repubblica è costretto a ricordare al presidente del Consiglio che una legge di Bilancio che tuteli gli interessi fondamentali dell’Italia può considerarsi tale a condizione che “difenda il risparmio degli italiani, rafforzi la fiducia delle famiglie, delle imprese e degli operatori economici e ponga l’Italia al riparo dall’instabilità finanziaria”. Ovvero, tutto il contrario di quello che sta facendo questo governo. Ed è possibile dunque che la realtà dell’economia, fatta di spread impazziti, tassi di interesse sui titoli di stato alle stelle, pil in discesa, disoccupazione in salita, affidabilità in caduta, di rischi sovrani che come ha ricordato mercoledì il governatore di Bankitalia Ignazio Visco “ricadono direttamente o indirettamente sulle famiglie che detengono titoli pubblici per un valore nominale di 850 miliardi”, costringa presto Matteo Salvini e Luigi Di Maio a guardarsi negli occhi e a chiedersi sinceramente prima di andare a sbattere: che fare?

 

Se il progetto di Salvini e Di Maio dovesse essere quello, come giustamente sospettato ieri da Giuliano Ferrara, di fare del grande disordine una leva per un nuovo ordine, il problema potrebbe non porsi e avvicinarsi verso il disastro economico rischierebbe di essere un mezzo doloroso per raggiungere un fine da sogno per il sovranismo: avere una scusa cioè per sfasciare tutto e dimostrare che la sovranità dell’Italia è possibile solo con una propria moneta. Se il progetto di Salvini dovesse essere invece diverso, e se davvero la Lega volesse emanciparsi il prima possibile dall’abbraccio mortale del grillismo tentando così di fare in Italia quello che Tsipras ha provato a fare in Grecia, la strada da seguire a grandi falcate non sarebbe semplice ma sarebbe doverosa e passerebbe per un accordo con il prossimo leader del Partito democratico. Non per fare un governo, ma per non farlo e andare velocemente alle elezioni il prima possibile. Con ogni probabilità, il congresso del Pd verterà sul tema se sia necessario oppure no ragionare un domani su un’alleanza con il Movimento 5 stelle per provare a governare nuovamente il paese.

  

Ma il vero tema che andrebbe presto messo a fuoco da tutti coloro che si candideranno a guidare il primo partito dell’opposizione riguarda una necessità diversa: mantenere un’equidistanza assoluta sia dal Movimento 5 stelle sia dalla Lega e non offrire alcuna sponda neppure al Quirinale per un nuovo ed eventuale governo nel caso in cui la maggioranza attuale non avesse la forza di governare a lungo. Sergio Mattarella, come è naturale, qualora Salvini e Di Maio non riuscissero a portare avanti la propria alleanza, tenterà in tutti i modi di evitare le elezioni anticipate, chiedendo magari al prossimo leader del Pd di valutare un’alleanza con il Movimento 5 stelle. Il capo dello stato avrebbe il dovere di cercare con forza un’altra maggioranza. Ma con la stessa forza chiunque un domani guiderà il Pd dovrebbe avere il coraggio di stringere un patto con Salvini per provare a salvare l’Italia dal governo dello sfascio: tu fai cadere questo governo, e provi a capitalizzare il tuo consenso, e noi ti promettiamo che non daremo al Movimento 5 stelle alcuna sponda per ritardare le elezioni, e che ingaggeremo con te una sfida per provare a riconquistare il paese – e un Pd che lavora al congresso con l’idea di andare presto a votare è un Pd che può finalmente ricominciare a ragionare non solo sul presente ma anche sul futuro. Meglio dunque votare presto. Meglio smetterla con questo governo. Meglio fare di tutto per provare a chiedere il bis agli elettori già il prossimo 26 maggio. Votiamo per le politiche e le europee. Insieme. Basta volerlo e si può fare.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.