I rimpatri dei migranti procedono con grandi difficoltà (foto LaPresse)

L'incantesimo di Salvini ha due problemi

Claudio Cerasa

Il lavoro è un disastro. La crescita non c’è. Ma il vero guaio del vicepremier è l’immigrazione. I rimpatri male. La redistribuzione dei migranti non c’è. E il decreto sicurezza farà aumentare gli irregolari. Una contro indagine

Sul lavoro un disastro. Sulla crescita un pasticcio. Sulla credibilità un manicomio. Sulle tasse una catastrofe. Sull’occupazione un massacro. Ma tolta l’economia, come sta andando la strategia dell’uomo forte del cambiamento, ovvero Matteo Salvini? La prossima settimana, il decreto sicurezza arriverà in Parlamento e avrà l’effetto di scombussolare alcuni equilibri interni al Movimento 5 stelle. Ma l’arrivo del decreto sarà l’occasione per discutere attorno a un tema diverso rispetto a quello che riguarda la stabilità della maggioranza: la possibilità che il ministro dell’Interno riesca a ottenere risultati sull’immigrazione.

 

Nel contratto di governo Salvini aveva promesso meno irregolari, meno sbarchi, più rimpatri e una strategia finalizzata a costringere l’Europa ad accogliere più migranti dall’Italia. Cinque mesi dopo abbiamo fatto un piccolo stress test alla strategia di Salvini e i risultati non sono buoni. Già a fine agosto Giancarlo Giorgetti, alla festa del Fatto, commentando la promessa fatta dal leader leghista in campagna elettorale – “rimpatrieremo 500 mila irregolari” – aveva ammesso che “Salvini l’ha sparata grossa” perché mancano soldi, aerei e accordi con gli stati africani. Ma in cinque mesi Salvini non soltanto non è riuscito a fare un solo accordo bilaterale in più sui rimpatri rispetto a quelli siglati dai governi precedenti (Tunisia, Egitto, Marocco e Nigeria) ma con il suo decreto sicurezza ha creato le condizioni per far aumentare a dismisura gli irregolari presenti in Italia. Il decreto sulla sicurezza, come è noto, abolisce i cardini della protezione umanitaria, eliminando il diritto d’asilo e cancellando progressivamente il Sistema nazionale protezione richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) gestito dai comuni, e grazie a questo gioco di prestigio l’Ispi ha stimato che da qui al 2020 ci saranno 130 mila nuovi irregolari in più in Italia, di cui 60 mila di fatto creati dal decreto Salvini.

 

Accanto alle proiezioni dell’Ispi, già note, ce ne sono altre non note messe insieme dall’Anci che il Foglio ha potuto consultare e che riguardano scenari relativi al 2019. Solo per effetto del decreto, il prossimo anno i richiedenti asilo che diventeranno irregolari, e che vivranno dunque nell’illegalità, saranno 66 mila e faranno lievitare le presenze di clandestini dai 491 mila di oggi ai 557 mila di domani. I casi della Toscana, del Piemonte e di Roma sono forse quelli più clamorosi. In Toscana su 8.500 richiedenti asilo attualmente accolti nel sistema di accoglienza della regione (Cas e Sprar) si stima che saranno oltre 5 mila le persone che risulteranno prive di una qualche forma di riconoscimento per effetto diretto dell’abolizione della protezione umanitaria (dati Anci Toscana). In Piemonte, su 10.380 persone accolte nei centri di accoglienza, sono 5 mila quelle che risulterebbero prive di un titolo di soggiorno a seguito dell’abolizione della protezione umanitaria (dati del comune di Torino). A Roma, come ha dichiarato due giorni fa l’assessore Laura Baldassarre, “se non cambierà il decreto Salvini, 1.059 persone usciranno dal sistema Sprar, con due effetti negativi: che i servizi sociali si dovrebbero fare carico di queste persone, e non ce la fanno, e che aumenterebbero le situazioni di illegalità”. Stima dei costi amministrativi aggiuntivi per i servizi sociali e sanitari territoriali dei comuni calcolata dall’Anci per effetto del decreto Salvini: 280 milioni di euro.

  

Ci sarebbe da essere più ottimisti su questi numeri se Salvini fosse riuscito a rafforzare e migliorare la politica dei rimpatri (tra il 2013 e il 2017 l’Italia ha rimpatriato solo il 20 per cento dei migranti a cui è stato intimato di lasciare il territorio, mediamente 5 mila all’anno) ma dagli ultimi dati diffusi dal Viminale da quando Salvini si trova al ministero dell’Interno il numero di migranti irregolari espulsi dall’Italia e riportati nel loro paese d’origine è inferiore rispetto al passato. Nei mesi di giugno, luglio e agosto del 2018 sono stati 1.296. Negli stessi mesi, un anno prima, i rimpatri furono 1.506, 210 persone in più. E anche i dati sulle ricollocazioni dei migranti e dei richiedenti asilo in Europa sono interessanti da studiare. Alla fine di giugno, il presidente del Consiglio aveva espresso la sua soddisfazione per il vertice del Consiglio europeo dedicato al tema dei migranti e alla corretta redistribuzione in Europa dei richiedenti asilo arrivati nei paesi di primo approdo.

 

Siamo andati allora a guardare cosa dicono i dati della Commissione europea sulla “relocation” e abbiamo confrontato i dati del 31 maggio 2018 con quelli del 31 ottobre 2018. Da maggio a oggi, l’Austria ha accolto due migranti in più dall’Italia. Il Belgio zero. La Bulgaria zero. La Croazia zero. Cipro zero. L’Estonia zero. La Finlandia uno. La Francia uno (da 635 a 636). La Germania dodici (da 5.434 a 5.446). La Polonia zero. L’Ungheria zero. E’ vero che il programma di ricollocazione è scaduto nel settembre 2017 e che da allora possono essere redistribuiti solo richiedenti asilo arrivati prima di quella data. Ma questi dati ci dicono comunque qualcosa di importante. Primo: gli alleati che il governo ha scelto in Europa per aiutare l’Italia sono gli stessi che non hanno intenzione di aiutare l’Italia. Secondo: le forzature messe in campo dall’Italia sulla gestione dei porti hanno allontanato dall’orbita del nostro paese gli unici governi (Francia, Germania) disposti a riformare il trattato di Dublino – e fino a quando non sarà cambiato il trattato di Dublino l’Italia continuerà ad avere la responsabilità su tutti i migranti che sbarcheranno in Italia. Salvini potrebbe consolarsi con la percentuale degli sbarchi e in effetti al 31 ottobre 2018, rispetto al 2017, gli sbarchi sono crollati dell’80,2 per cento. Un numero impressionante che diventa però relativo se si osserva la percentuale che ha trovato Salvini quando è arrivato al Viminale: al 31 maggio, meno 77,7 per cento. Sulle emergenze già risolte, gli sbarchi, Salvini non ha peggiorato la situazione. Sulle emergenze vere, gli irregolari, Salvini rischia di peggiorarla. E più passerà il tempo e meno sarà semplice dimostrare che i problemi creati da questo governo sono colpa dei governi precedenti. Vale quando si parla di economia. Vale anche quando si parla di immigrazione. Il salvinismo è come un incantesimo. Quando il trucco non si vede, l’incantesimo funziona. Quando il trucco si inizia a vedere, il mago di solito non fa una bella fine.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.