Ignazio Visco (foto LaPresse)

Visco rispiega al governo gialloverde i rischi dello spread

Redazione

Il governatore della Banca d'Italia: “Direttamente o indirettamente il rischio sovrano ricade sulle famiglie italiane”. E invita a concentrare le risorse “su misure orientate a sostenere l’attività economica” 

I dati, vedi quelli relativi al lavoro pubblicati stamattina dall'Istat, peggiorano. La crescita latita. E sono ormai in tanti, quasi quotidianamente, a lanciare allarmi sul presente e sul futuro dell'Italia. L'ultimo in ordine di tempo è stato, questa mattina, il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco che, intervenendo in occasione dell'evento organizzato da Acri per la Giornata mondiale del risparmio, ha spiegato perché la strada imboccata dal governo potrebbe rivelarsi senza uscita.

   


 Scarica l'intervento del governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco

 

Il primo elemento messo in evidenza da Visco è quello relativo alle condizioni finanziare del nostro paese. “Dalla metà di maggio - ha ricordato - i rendimenti dei titoli di stato italiani sono progressivamente aumentati; quelli sulle scadenze decennali hanno toccato il 3,7 per cento, il massimo dal 2014; il differenziale rispetto ai corrispondenti titoli tedeschi oscilla oggi attorno ai 300 punti base, contro una media di circa 130 registrata nei primi quattro mesi di quest’anno. Da maggio ad agosto gli investitori esteri hanno effettuato vendite nette di titoli italiani per 82 miliardi, di cui 67 relativi a titoli pubblici”.

 

 

I dati, ha spiegato il governatore, “non riflettono un peggioramento dei fondamentali della nostra economia, anche se è in atto un rallentamento congiunturale più marcato che nel resto dell’area”. Ciò nonostante tutto questo non può essere motivo di tranquillità, anzi. “All’ampliamento del premio per il rischio sui titoli di Stato - ha proseguito Visco - ha contribuito l’incertezza sull’orientamento delle politiche di bilancio e strutturali e sull’evoluzione dei rapporti con le istituzioni europee. Sono riemersi i timori degli investitori nazionali ed esteri per la dinamica del debito pubblico e per il rischio di una sua ridenominazione”.

 

E ancora: “Le conseguenze di un prolungato, ampio rialzo dei rendimenti dei titoli di stato possono essere gravi. Il loro incremento deprime il valore dei risparmi accumulati dalle famiglie e può determinare un peggioramento delle prospettive di crescita economica. [...] Il rialzo dei premi per il rischio sul debito pubblico produce perdite in conto capitale che peggiorano la situazione patrimoniale delle banche; incide sul costo e sulla disponibilità dei finanziamenti che gli intermediari raccolgono sul mercato e sulla loro capacità di fornire credito all’economia. Direttamente o indirettamente il rischio sovrano ricade sulle famiglie italiane”.

  

 

  

Insomma, la situazione potrebbe presto diventare drammatica. Anche perché la congiuntura internazionale è tutt'altro che favorevole (“Le prospettive dell’economia mondiale sono divenute negli ultimi mesi meno favorevoli”). E in Italia le cose vanno addirittura peggio: “In base alle più recenti informazioni, la crescita del prodotto dovrebbe essere dell’ordine dell’1 per cento quest’anno, per poi ridursi nel 2019, al netto degli effetti della manovra di bilancio di cui non sono ancora noti i dettagli. I sondaggi presso le imprese restano nel complesso favorevoli, ma vi sono segnali che le tensioni commerciali potrebbero portare a una revisione dei piani di investimento. Anche per questo va evitato che si deteriorino, a causa di più alti tassi di interesse sul debito pubblico, le condizioni di finanziamento dell’economia. In un paese come il nostro dove il ritmo di crescita è già basso, da molti anni inferiore a quello del resto dell’area dell’euro, un ulteriore rallentamento dell’attività economica sarebbe più sentito che altrove”.

  

Ecco, quindi, l'appello di Visco alla politica: “ In questo contesto vanno privilegiati interventi che incentivino gli investimenti in infrastrutture, materiali e immateriali, e la partecipazione al lavoro. Le risorse vanno concentrate su misure chiaramente orientate a sostenere efficacemente l’attività economica”.

  

  

Ma c'è anche un altro aspetto su cui il governatore della Banca d'Italia ha voluto porre l'attenzione. “Il divario di crescita tra l’Italia e il resto dell’area dell’euro - ha spiegato Visco - è un problema strutturale che non può essere risolto con politiche di stabilizzazione monetaria e un’espansione del bilancio pubblico. La sua causa principale è la bassa produttività delle imprese, che hanno risposto con ritardo al drastico cambiamento tecnologico avviatosi un quarto di secolo fa: in questo periodo le imprese italiane hanno innovato in misura generalmente insufficiente e sono cresciute poco”.

  

“Percorrere la strada delle riforme strutturali è impegnativo; i risultati maturano lentamente. Ma è indispensabile - ha aggiunto -. Modifiche degli interventi già attuati vanno valutate approfonditamente, tenendo anche presente la necessità di dare stabilità al contesto istituzionale e normativo. Le riforme passate vanno integrate da ulteriori misure volte a favorire l’innovazione, innalzare la qualità del capitale umano, accrescere l’occupazione (in particolare quella dei giovani e delle donne), aumentare il grado di concorrenza nei servizi, migliorare le infrastrutture materiali e immateriali, rendere più efficace l’azione della pubblica amministrazione. L’analisi dei problemi è condivisa a livello nazionale e internazionale”.

  

 

La conclusione è semplice: “La difesa del risparmio, come la lotta alla povertà, richiede il ritorno dell’economia su un sentiero di crescita duratura”. Con una postilla: “Il futuro dell’Italia non può prescindere da quello dell’Europa tutta”. Se non è una bocciatura netta di quello che il governo gialloverde ha fatto e detto in questi mesi, poco ci manca.     

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