Il ministro dell'Interno tedesco, Horst Seehofer (foto LaPresse)

Il contagio tedesco e quello italiano

Adriano Sofri

L’estrema destra tedesca ha detto di essere inorridita dalla strage di Hanau. Vedremo se le costerà, o servirà a sospingerla. Da noi, quando un pazzo a termine andò a tirare sugli uomini neri, il partito dell’invasione ne ricavò un’impennata vertiginosa

E’ forse notevole che il presidente della Repubblica federale, Frank-Walter Steinmeier, abbia detto che “la grande maggioranza delle persone in Germania condanna questo atto e ogni forma di razzismo, di odio e di violenza” (cito da Repubblica). Ai presidenti e alle altre autorità succede spesso di dire parole assolute, “Tutto il popolo tedesco condanna…”. Lui ha detto “la grande maggioranza”, che vuol dire che una minoranza non condanna, e vuol dire anche che questa minoranza non è così piccola, benché la maggioranza sia grande.

 

La strage di Hanau ha tutte le connotazioni dell’atto isolato di un pazzo, uno che avverte della potenza occulta che tiranneggia l’America e ne tortura i bambini negli scantinati, che si immola dopo aver fatto la sua parte percentuale nel doveroso sterminio degli stranieri, e che si porta sua madre all’inferno. Abbiamo imparato da tempo che anche le ambizioni dei pazzi si frenano o si esasperano a misura che l’ambiente vi si presti o le scoraggi. Si è tentati di dire che è come con le infezioni: possono insorgere e restare circoscritte fino a spegnersi, o dilagare e infierire e diventare epidemie e pandemie.

 

I “lupi solitari” sembrano contraddire il contagio, ne sono invece gli agenti più ostinati. Ora ci si chiede, di nuovo, se la Germania abbia curato abbastanza la propria difesa immunitaria: non c’è ragione di modificare quello che si è lealmente riconosciuto, che la società e le istituzioni tedesche hanno curato la loro quarantena molto meglio di quanto non abbiamo fatto noi, riparati all’ombra schiacciante della loro storia. E tuttavia, quando il vecchio sordido richiamo è risuonato, la Germania si è trovata fragile e vulnerabile come noi, più di noi, perché a lei ci eravamo ancorati, e perché si era fatta carico della sua parte umiliata da una doppia tirannide. Quando scrivo non ho informazioni sufficienti, sarebbe un segno se gli avventori e le vittime dei shisha-bar su cui si è accanito lo scellerato di Hanau fossero insieme turchi e curdi. L’estrema destra tedesca, quella che esorbita nei parlamenti, ha detto di essere inorridita dalla strage. Vedremo se le costerà, o servirà a sospingerla. Da noi, quando un pazzo a termine andò a tirare sugli uomini neri, il partito dell’invasione ne ricavò un’impennata vertiginosa. Ha modi strani il contagio.

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