Il “vairus” lancia le sfilate su smartphone

Sedici milioni di cinesi guardano la Milano Fashion Week in streaming. E armani

Fabiana Giacomotti

Verso le quattro del pomeriggio, cioè tre ore dopo la calata del sipario sulla Milano Fashion Week inverno 2020/2021, Camera Nazionale della Moda ha diramato un comunicato in cui informava che le 29 sfilate trasmesse in streaming su Tencent nell’ambito del progetto “China we are with you” erano state viste da 16 milioni di persone, e che nei giorni successivi avrebbe reso noti i dati relativi alle altre piattaforme attivate. Il progetto di ponte-video destinato a sostenere la ricca e influente comunità modaiola di stampa e buyer impossibilitati a venire a Milano causa coronavirus, circa mille persone in meno, è stata dunque un successo clamoroso, soprattutto perché nel giro di tre giorni s’è capito che se ne sarebbero giovati parecchio anche gli italiani.

  

  

Noi, per esempio, ci siamo guardate ieri in streaming e in rapida successione le sfilate di Laura Biagiotti e di Giorgio Armani, che poco dopo la mezzanotte ci aveva avvertiti a uno a uno a mezzo sms che avrebbe sfilato a porte chiuse in diretta streaming. A parte lo straniamento di vederlo inchinarsi a una platea vuota, non ci ricordavamo di avere visto meglio una sua collezione a meno di non essere andati a saggiarla e osservarla dietro le quinte: la morbidezza dei pantaloni alla zuava e i ricami di canutiglie, i collettoni pieghettati usati come sciarpe, le nervature sulle giacche di velluto da eroe tolstoiano, le stampe etniche russe a rose rilette graficamente come quadri astratti degli Anni Venti, ci sarebbero tutte sfuggite dalle poltroncine del teatro di Tadao Ando, distanti sempre almeno cinque metri dalla passerella.

 

  

Lunedì mattina abbiamo dunque telefonato in via Borgonuovo per una verifica sui dati, e ci è stato detto che fra diretta facebook, instagram, sito armani.com e riprese della Camera della Moda, si erano collegate alla sfilata Giorgio Armani “Note di velluto”, su musica di Ciaikovskij e di altri grandi della musica russa riletta in forma moderna, circa un milione di persone. Dunque, stai a vedere che il coronavirus Covid-19, fra altre cose certamente più importanti, ci insegna quanto sia bello guardare le sfilate mentre si fa plank o si beve il caffè, per di più senza sentirci sminuiti perché sbirciamo osserviamo tutti i capi di collezione al caldo di casa o dell’ufficio senza essere costretti a presidiare il nostro status, prima o terza o ultima fila che sia, correndo come forsennati da una passerella all’altra.

 

Sono dieci anni che la Camera Nazionale della Moda trasmette in streaming alcune sfilate, talvolta anche importanti e ricercate come Prada o Bottega Veneta, ma è raro che gli ospiti del “gran circo” a cui faceva riferimento Alessandro Michele di Gucci nella sua ultima sfilata ne approfittino, un po’ perché effettivamente respirare l’atmosfera di uno spettacolo grandioso come possono essere alcune presentazioni è impossibile a mezzo video. Un po’ perché il gioco del vedersi-e-farsi-vedere, parlarsi a tessere reti e rapporti, vecchio come i cerimoniali di corte e portato agli estremi da Luigi XIV, da soli davanti al pc o allo smartphone come ovvio non riesce. In compenso, azzera le lamentele delle editor che, fatte sedere in terza o quarta fila, si lamentano con la pr o l’ufficio stampa di “non riuscire a vedere bene le scarpe”.

 

In tutto questo, abbiamo deciso di conservare l’invito allo show-che-finì-virtuale di Giorgio Armani: fra dieci anni, sarà interessante argomento di storytelling.

 

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