(foto d'archivio LaPresse)

Aziende, un po' di numeri

In Lombardia, grazie agli ultimi decreti del governo e al “chiarimento” notturno con le organizzazioni sindacali durato tredici ore, il mondo dell’impresa è più confuso che mai

In Lombardia, grazie agli ultimi decreti del governo e al “chiarimento” notturno con le organizzazioni sindacali durato tredici ore, il mondo dell’impresa è più confuso che mai. Difficile capire chi può lavorare e chi no e i prefetti vanno in soccorso delle imprese, che saranno costrette (se vogliono lavorare) a inviare una richiesta di proseguire le attività destinate ad assicurare la continuità delle filiere considerate essenziali e degli impianti a ciclo continuo. Scongiurati gli scioperi minacciati dai confederali (salvo i metalmeccanici) e lo stop dei benzinai, la regione si prepara ad affrontare la fase 2 dell’epidemia. Mentre Carluccio Sangalli invoca “indennizzi speciali per il commercio”, Confindustria Lombardia fa proposte per sostenere le Pmi. “Da una prima stima a seguito dell’ulteriore chiusura imposta correttamente alle attività produttive per tutelare il bene primario della salute, in mancanza di misure straordinarie sembra probabile il fallimento o la chiusura del 60 per cento delle Pmi”. Al contempo, secondo una ricerca Ires- Cgil le aziende in attività, circa 155 mila, il 39 per cento del totale, fanno sì che ancora 2,1 milioni di lombardi sia al lavoro, e molti in movimento. Ecco le proposte di Confindustria Lombardia: riduzione temporanea delle imposte; liquidazione immediata dei crediti tributari (Iva, imposte, accise); sospensione dei fallimenti; sospensione dalla segnalazione in Centrale rischi. Estendere al 100 per cento la garanzia pubblica sugli affidamenti e finanziamenti alle Pmi attraverso i fondi di garanzia e i confidi; semplificazione dell’iper ammortamento per gli investimenti materiali e immateriali con eventuali procedure di verifica semplificata; ampliamento del perimetro del cuneo fiscale.

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