Toni Concina (foto LaPresse)

Cicip e Ciciap

I flashmob di Toni Concina

Le leggendarie esecuzioni jazz del sindaco-musicista, tornato a Orvieto dov’è cresciuto da esule dalmata

Il flashmob più atteso del momento non si fa sul balcone, ha orari abbastanza flou ma si tende ad aspettarselo per l’ora dell’aperitivo, in effetti adattissimo per accompagnare il tramonto ripensando ai giorni al mare per chi è rimasto in città a scontare la quarantena, e all’estate per tutti gli altri, anche i fuggitivi ora ammantati dal pubblico disprezzo. Dura tre minuti, talvolta cinque (l’altro giorno addirittura sette e 32 secondi, ma era “Stardust” comprensivo dell’introduzione che quasi tutti non suonano mai) e arriva via Whatsapp dal numero di cellulare di Toni Concina, comunicatore extraordinaire delle grandi partecipazioni statali, quando un Mba ad Harvard figurava su pochi curricula, e dell’epoca gloriosa di Telecom e della Rcs di Cesare Romiti, che se lo portò a Milano e gli trovò casa al Baglioni di via Senato per via del grande pianoforte che lui, tutte le sere, per rilassarsi, suonava, fra le espressioni di meraviglia degli ospiti stranieri ignari.

 

Le leggendarie esecuzioni jazz di Toni Concina lo hanno seguito anche nel ritorno a Orvieto, dov’è stato il primo sindaco di centrodestra, e dov’è cresciuto da esule dalmata; un legame che ha mantenuto nel tempo (è assessore del Libero Comune di Zara in Esilio per l’Associazione dalmati italiani nel mondo) e che probabilmente dà ai suoi brani una certa aura di sorridente e irresistibile nostalgia. Coi suoi flashmob è partito al calare del decreto sicurezza di Conte: destinatari, una cinquantina di amici, che ora, un  “inoltro” dopo l’altro, sono diventati centinaia. Mercoledì sera uno di loro è stato trasmesso alla radio polacca.

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