Michele Ruggiero a Trani, durante il processo contro le agenzie di rating Fitch e Standard & Poor's(foto LaPresse)

Il ministero della Giustizia può diventare una procura di Trani

Luciano Capone

Bonafede potrebbe nominare il pm Ruggiero a capo del legislativo. Ragioni per tenerlo lontano da Via Arenula

Roma. In questi giorni c’è un gran lavorio per completare la squadra di governo e tutte le caselle di sottogoverno. In Via Arenula, secondo le indiscrezioni della stampa che parlano di una telefonata tra il neo ministro e il grande ispiratore del M5s Piercamillo Davigo, la squadra del Guardasigilli Alfonso Bonafede è già definita: capo di gabinetto dovrebbe diventare Alessandro Pepe, membro togato del Csm e coordinatore generale di Autonomia e Indipendenza (la corrente fondata e presieduta da Davigo); capo del Dap potrebbe diventare Nino Di Matteo, il pm della cosiddetta “trattativa stato-mafia”; infine capo dell’ufficio legislativo dovrebbe essere nominato Michele Ruggiero, ex pm di Trani, anch’egli della corrente A&I di Davigo. “Leggo i giornali che scrivono di nomine al ministero come se si parlasse di calciomercato, inventando telefonate inesistenti – ha commentato Bonafede –.Volevo rassicurare tutti che le nomine, come ha sempre fatto il M5s, guarderanno al merito e alle competenze”. In base a questi due criteri, non si sa se Michele Ruggiero sia una figura adeguata, ma la scelta spetta naturalmente al ministro.

    

E’ il caso però di ricordare che l’ex pm di Trani è diventato famoso a livello nazionale e internazionale per le sue roboanti inchieste contro le banche e le agenzie di rating, tutte concluse in altrettanti fragorosi flop (archiviazioni, assoluzioni, incompetenza territoriale). Le più importanti, sono state quelle della trilogia contro le agenzie di rating Moody’s, Fitch e Standard & Poor’s, accusate di aver ordito un complotto contro l’Italia manipolando il rating che ha poi causato l’esplosione dello spread e la crisi economica del 2011-2012 e innescate dalle denunce dell’attuale senatore del M5s Elio Lannutti. L’inchiesta su Moody’s è finita con un’archiviazione, Fitch – accusata sulla base di un’intervista di un suo analista a “Ballarò” – è stata assolta e così anche S&P’s.

  

Ruggiero, che si era presentato in tribunale con una “sovranista” cravatta tricolore e si è poi sfogato su Facebook per essere stato “lasciato solo”, ha affermato che le motivazioni delle assoluzioni (che hanno smentito l’accusa) per lui sono state comunque un successo. E, probabilmente, è proprio a causa di tanta soddisfazione che non ha presentato appello a nessuna delle due sentenze. Sempre nel filone del “grande complotto del 2011”, Ruggiero ha aperto un’inchiesta anche su Deutsche Bank per la vendita di titoli italiani prima della crisi. In quell’inchiesta, trasferita per competenza a Milano, ha nominato come consulente tecnico l’ex assessore M5s del comune di Roma e dirigente Consob Marcello Minenna. Secondo l’accusa ci sarebbe stata una manipolazione del mercato nonostante due indagini di Consob abbiano smentito questa ipotesi. Sempre sul filone bancario si inserisce la mega inchiesta sulle carte revolving di American Express, che dopo dieci anni si sta per chiudere in primo grado con una raffica di richieste di assoluzioni da parte dello stesso pm (e una pena inferiore al minimo per usura su cui dovranno esprimersi i giudici). Ruggiero si è lanciato anche contro “Big Pharma” con un’inchiesta sulla correlazione vaccini-autismo basata sulla consulenza di un noto medico anti vaccinista (inchiesta poi archiviata). Il giorno dopo il veto del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, su Facebook ha fatto un endorsement per “il pensiero del prof. Paolo Savona”. Nel tempo il pm di Trani ha stretto rapporti trasversali, da Sinistra Italia a Fratelli d’Italia, ma soprattutto con il M5s: da Gianluigi Paragone a Carlo Sibilia, che il pm ha voluto incontrare all’inizio della scorsa legislatura, quando il grillino era in piena fase “signoraggio” e “Bilderberg”. E proprio Sibilia e Renato Brunetta di Forza Italia hanno indicato il pm tranese come esperto nella commissione d’inchiesta sulle banche.

  

Ora sulla nomina al ministero di Ruggiero ci sarebbe un problema: è un inquisito (ma il suo amico Davigo non ne ha chiesto le dimissioni o l’autosospensione). E’ a processo a Lecce con l’accusa di aver tentato di “costringere con modalità intimidatorie e violenze verbali” alcuni testimoni ad accusare un indagato. In pratica Ruggiero e un suo collega pm avrebbero minacciato i testimoni di sbatterli in galera se non avessero confermato “la falsa dichiarazione di essere stati costretti a pagare” una mazzetta. La vicenda rientra nella grande inchiesta sul “Sistema Trani”, che doveva essere una specie di “Mafia capitale” in salsa pugliese. A distanza di cinque anni, mentre “Mafia Capitale” è quasi alla sentenza di secondo grado, per il “Sistema Trani” non siamo ancora al rinvio a giudizio e l’ex sindaco di Trani, Gigi Riserbato, all’epoca arrestato e costretto alle dimissioni, è già stato prosciolto dall’accusa di associazione a delinquere dallo stesso pm Ruggiero.

  

A parte il record da magistrato, in teoria, secondo i princìpi del M5s, un indagato per reati così gravi non potrebbe diventare capo dell’ufficio legislativo del ministero della Giustizia, ma in realtà questa stessa accusa non ha impedito a Ruggiero la nomina in commissione d’inchiesta sulle banche proprio su indicazione del M5s.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali