Michele Ruggiero (foto LaPresse)

Lo show del Fatto che lancia il pm (condannato) delle cause perse di Trani

Luciano Capone

Le cause – tutte perse – contro le agenzie di rating, intentate da Michele Ruggiero, finiscono per essere riciclate in un libro pubblicato dalla casa editrice del giornale di Travaglio

Roma. Certe inchieste sono un po’ come il maiale: non si butta via niente. Come del suino gli scarti e le frattaglie possono trasformarsi in pietanze prelibate, così certe ipotesi accusatorie scartate in tribunale possono essere trasformate – se opportunamente cucinate – in pietanze editoriali. La specialità offerta in questi giorni in libreria da Paper First, la casa editrice del Fatto quotidiano, è un soffritto alla tranese: “Sotto attacco – Così la finanza e le agenzie di rating speculano sulla nostra pelle”, di Michele Ruggiero, a lungo pm di punta della procura di Trani. L’ingrediente principale della pietanza è una sintesi della requisitoria da circa 600 pagine di Ruggiero nel processo contro l’agenzia di rating Standard & Poor’s accusata di aver manipolato il mercato, tra il 2011 e il 2012, facendo scatenare la crisi finanziaria contro il Belpaese. E’ la trama del “complotto” del 2011 della finanza internazionale contro l’Italia sovrana, che rappresenta secondo il magistrato-chef il senso della Storia: “E’ a tutti noto che gran parte delle crisi planetarie deriva dalle azioni di lobbies economico-finanziarie che, legalmente o illegalmente, agiscono nell’ombra per incrementare la loro ricchezza e la loro influenza: ecco la genesi dei conflitti, militari e finanziari”. Perché, spiega sempre nel libro, queste tremende “lobbies” fanno profitti “in fase di crescita economica”, ma “altrettanti in fase di recessione o stagnazione”. Il sistema vince sempre. E non si pensi che questa sua visione sia “frutto di risibili teorie della cospirazione”, ma di “approdi investigativi di indagini transnazionali”, che hanno scoperto “l’esistenza del famoso Deep State, lo Stato Profondo”. Il nemico è fuori, ma anche dentro di noi: in posti chiave delle istituzioni. Naturalmente ci sono poi gli eroi senza macchia e senza paura, come lui, Ruggiero. E “Sotto attacco” è un po’ la condizione del “popolo” italiano, rappresentato dalla figura del pm “lasciato solo” dalle istituzioni. Sotto attacco pure lui.

 

 

Bene, questo è il contesto ideologico in cui si inserisce l’opera di Ruggiero, che descrive il suo ruolo di “protagonista dell’unico processo mai intentato contro le agenzie di rating”. Ora sveliamo il finale, che peraltro è noto: tutti assolti. Ruggiero lo dice che la causa l’ha persa, ma spiega nel libro che è colpa dei testimoni “reticenti” (alcuni anche uomini delle istituzioni italiane) e che in ogni caso il Tribunale, nelle motivazioni dell’assoluzione, gli dà ragione spiegando che l’agenzia di rating S&P aveva un “sicuro pregiudizio” nei confronti dell’Italia. E questo gli basta. Ciò che il cuoco non spiega nel suo soffritto alla tranese è perché i testimoni “reticenti” non siano stati indagati per “falsa testimonianza” né perché lui non abbia appellato, accettando invece che l’assoluzione diventasse definitiva.

 

Nel libro Ruggiero dimentica, incredibilmente, l’altro suo processo contro l’altra agenzia di rating: Fitch, anche questo finito con un’assoluzione definitiva. Anche perché in quel caso il grande golpe finanziario di Fitch contro l’Italia era solo un’intervista a “Ballarò”, in cui un analista ha ripetuto il contenuto di un comunicato vecchio di un mese. Ci sono però altri ingredienti che danno sapore al piatto, come il racconto della sua inchiesta su Deutsche Bank, altro pezzo del complotto dello spread contro l’Italia – che si trascina stanca da anni senza che si arrivi ancora al rinvio a giudizio e dopo che c’è stata un’assoluzione della Consob. Ruggiero aggiunge un pizzico di sale con riferimento alla sua inchiesta sui derivati Morgan Stanley, che fanno parte sempre del complottone, che vedeva al centro la banca americana e alcuni importanti dirigenti del Tesoro. L’inchiesta penale è stata archiviata. Ma Ruggiero che parla di “alto tradimento” dei funzionari del Mef confida nell’inchiesta contabile della Corte dei Conti. Peccato che dimentichi di dire che sia Morgan Stanley che i dirigenti del Tesoro hanno già vinto in primo grado e pure in appello (si attende la Cassazione). Come si può notare, il pm-scrittore seleziona con molta attenzione le frattaglie da cucinare.

 

Un merito particolare per la realizzazione di questo soffritto è dell’editore, il gruppo “Fatto quotidiano”, che mettendo per una volta da parte il suo feroce giustizialismo, ha ingaggiato come chef un condannato. Ruggiero, infatti, ha subìto una condanna in primo grado per tentata violenza a causa delle sue forti pressioni esercitate sui testimoni durante un interrogatorio per spingerli ad accusare un indagato. Alla fine tra i tanti imputati eccellenti, al momento, l’unico condannato – seppure in primo grado – è il cuoco.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali