Il vincitore del Giro d'Italia 2019 Richard Carapaz (foto LaPresse)

Girodiruota

Un maggio senza Giro d'Italia

Giovanni Battistuzzi

La corsa rosa verrà posticipato dopo che il governo ungherese ha dichiarato lo stato di emergenza per il coronavirus

Il trionfo della primavera da oltre cent'anni ha sempre marciato in bicicletta. Maggio è il mese di una cerimonia solenne itinerante, un grande peregrinaggio per l'Italia fatto di ruote che salgono e scendono montagne, superano colline, diventano turbine in pianura. Una celebrazione che molto spesso sfioriva a giugno in un ultimo lampo rosa. Lo stesso che poi sarebbe riapparso esattamente dodici mesi dopo, ciclicamente anno dopo anno. Il Giro d'Italia era qualcosa che credevamo indissolubile, sinonimo stesso del "mese dei mesi", almeno per il poeta Alfonso Gatto.

 

D'altra parte l'ultima volta che il Giro d'Italia non ha attraversato il nostro paese a maggio è stato nel 1946. Allora la corsa rosa partì il 15 giugno per attraversare un paese di "rovine e tristezza" dove "la festa del Giro invece che stridere, donava speranza", scrisse Bruno Roghi sulla Gazzetta. Fu quello il Giro dell'ultimo Gino Bartali in rosa a Milano, del primo Fausto Coppi liberato, da prigionia e compiti di gregariato, del sogno svanito di Vito Ortelli, della presa di Trieste di Giordano Cottur in maglia Wilier, ossia W l'Italia LIbera E Redenta. Nessuno allora si crucciò per lo slittamento. La Seconda guerra mondiale d'altra parte ne aveva fatti saltare cinque e annientato un'intera generazione di possibili campioni. Giugno andava benissimo. Anzi, per molti apparve "un miracolo di normalità, un'insperata occasione di scordar miserabili quotidianità", scrisse Orio Vergani sul Corriere della Sera.

  

Il trionfo della primavera quest'anno non marcerà in bicicletta. Ed è questa forse la necessaria conseguenza al fatto che quest'anno la primavera, almeno quella ciclistica, non sarebbe comunque arrivata. L'emergenza Covid-19 aveva già fatto saltare la Milano-Sanremo (oltre a Strade Bianche, Tirreno-Adriatico, Gp Industria e Artigianato di Larciano e Giro di Sicilia), ora ha aggredito anche le difese del Giro d'Italia. Il 9 maggio la corsa rosa non partirà da Budapest. Tutto rinviato a data da destinarsi, data che non si saprà almeno sino al 3 aprile. "Il Governo ungherese a causa del diffondersi del coronavirus ha dichiarato lo stato di emergenza che proibisce l’organizzazione di eventi di massa e rende impossibile organizzare eventi internazionali. Di conseguenza il Comitato Organizzatore delle tappe ungheresi del Giro d’Italia ha dichiarato l’impossibilità di ospitare la Grande Partenza della Corsa Rosa in Ungheria nelle date inizialmente previste", ha scritto in una nota Rcs sport, organizzatrice della corsa.

 

Toccherà aspettare un altra data e un altro momento. Toccherà soprattutto prepararsi a un maggio inedito, un maggio senza uno sciame di biciclette che veloce ronza per le strade d'Italia. Sarà qualcosa di nuovo, l'ennesimo cambiamento, il solo al quale nessuno era preparato, di una corsa che, come ogni grande corsa a tappe, muta pelle ogni anno, senza però cambiare di sostanza.

 

Il Covid-19 passerà, le biciclette torneranno nelle strade, tutto riprenderà a girare in qualche modo. Quando? Questo è il problema. Di buchi nel calendario internazionale ce ne sono, ma il Giro non può essere un tappabuchi. La seconda corsa a tappe più antica e prestigiosa del mondo non può e non deve essere piazzata alla bene e meglio in calendario. Così come non meritano lo stesso trattamento altre corse di minor storia e prestigio. L'Uci deve assumersi la responsabilità di intervenire, di inventarsi un modo per riscrivere la stagione quando la stagione potrà ripartire.