Seconda parte

Il piano di Putin per cancellare Navalny. Il ritorno in Russia

Redazione

Come abbiamo raccontato sul Foglio i calcoli premeditati del Cremlino per far scomparire l'oppositore, colpendo prima la sua salute, con il primo avvelenamento, poi la libertà, una volta tornato in Russia, fino a togliergli la voce, con il trasferimento nel  carcere di massima sicurezza in Siberia, dove è morto

Il presidente russo Vladimir Putin negli anni ha creato un sistema in cui lo spazio per l’opposizione o per il confronto non esiste. Un sistema in cui il dissenso non è ammesso, è considerato da eliminare, e di questo dissenso in Russia Alexei Navalny era diventato il regista: sul Foglio abbiamo raccontato il piano premeditato del Cremlino per cancellare l'oppositore, colpendo prima la sua salute, poi la libertà, fino a togliergli la voce.

Il ritorno in Russia

A gennaio 2021, guarito dall'avvelenamento, Navalny ha pubblicato un video su YouTube: "Ho fatto i miei esercizi e ho capito che il momento che stavo aspettando è arrivato, forse sono quasi in salute e posso tornare a casa”. “Incontriamoci”, ha detto l’oppositore alla fine del video, e l’invito è suonato quasi come una chiamata alle armi: venite,  contiamoci, vediamoci. L’oppositore non ha visto nessuno, perché è stato arrestato appena arrivato a Mosca. 

Era stato condannato a trenta giorni di carcere, poi i giorni, i mesi, e gli anni sono aumentati con le condanne. "Putin, che sembra sempre di più "il nonno nel bunker", vorrebbe che i russi si dimenticassero dell'oppositore", aveva scritto Micol Flammini sul Foglio: "La debolezza porta a reazioni sconclusionate, e Navalny, che è giovane, è energico e anche coraggioso, sta riuscendo, dopo l’avvelenamento e con la decisione di rientrare in patria, ad attirare su di sé il favore di tanti piccoli pezzi di opposizione un tempo critici nei suoi confronti. Più Navalny decide di rischiare, più Putin, un tempo famoso per il calcolo e la freddezza, sembra andare in confusione".

 

Anche dal carcere Navalny non si è fermato,  dal suo secondo giorno in carcere ha pubblicato tramite la sua Fondazione anticorruzione un’inchiesta enorme,  un “palazzo per Putin", puntando tutto sulla corruzione: il casinò privato, la spa, la pole dance, il campo da hockey sotterraneo.

A febbraio l'oppositore è stato condannato a due anni e mezzo, già a marzo 2021 le sue condizioni di salute erano preoccupanti, aveva perso la sensibilità a una gamba, aveva raccontato di aver chiesto degli antidolorifici e che veniva regolarmente privato del sonno. Sul Foglio avevamo scritto come nel carcere gli venisse negata la possibilità di essere curato. Il Cremlino guardava, già allora nella speranza di vederlo sparire.
 

 

Il Cremlino si è accanito sempre di più, a marzo dell'anno scorso lo ha condannato a nove anni di carcere in regime di massima sicurezza, poi lo ha messo in isolamento, fino all'ultima condanna a 19 anni di carcere ad agosto 2023. Qualche mese fa si erano perse le sue notizie, dopo 20 giorni era ricomparso nel regime di massima sicurezza in Siberia. Lì è iniziato il piano di Putin per togliergli la voce, e gli ultimi giorni di Navalny, fino alla morte.

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