terza parte

Il piano di Putin per cancellare Alexei Navalny. La Siberia

Redazione

Dopo venti giorni senza avere sue notizie era ricomparso in un carcere  nell'Artico. L'obiettivo di  Putin è sempre stato quello di eliminarlo fisicamente e dalla memoria dei russi.  Come abbiamo raccontato sul Foglio gli ultimi mesi del più famoso dissidente del Cremlino

Alexei Navalny era stato da poco trasferito nel carcere di massima sicurezza Ik-3 in Siberia, vicino al Mar Glaciale Artico a circa duemila chilometri a nord-est di Mosca, per scontare una pena di 19 anni in quanto ritenuto colpevole del reato di "estremismo". Dopo 20 giorni senza avere sue notizie, in cui i suoi collaboratori e compagni lo avevano cercato in moltissimi centri di detenzione della regione,  era ricomparso con un thread su X, "Sto bene, non preoccupatevi per me, sono il vostro nuovo Babbo Natale".

 

 

I resoconti dei prigionieri e degli ex prigionieri di quella  colonia penale avevano descritto l'ambiente particolarmente duro, con condizioni di vita misere, brutalità fisiche e psicologiche. Poi le accuse di vessazioni, tortura, e molti carcerati avevano denunciato la mancanza di indumenti caldi. "È praticamente impossibile raggiungere quella coloniale penale: è praticamente impossibile anche farci arrivare delle lettere, è il più alto livello possibile di isolamento dal mondo", aveva detto un suo collaboratore sui social, Leonid Volkov.

Una Russia può vantare di avere un regime carcerario dei più ripugnanti della terra, e lo ha di nuovo largamente adibito, oltre che al lavoro forzato, al ricattatorio reclutamento per la guerra. Un’altra Russia può ancora vantare prigionieri fra i più lucidi e coraggiosi della terra. Alexey Navalny è il più famoso fra loro, aveva scritto Adriano Sofri sul Foglio a fine dicembre, alla notizia della ricomparsa nel lager artico. 

Ivan Zhdanov. il direttore dell’Associazione anticorruzione di Alexei Navalny che ha coordinato con lui campagne elettorali e inchieste, aveva pubblicato su X   un'indagine elencando tutti i luoghi dove lui e i suoi collaboratori erano andati alla ricerca dell'oppositore. Qui la traduzione

  

  

Sul Foglio abbiamo pubblicato l'intervento di Navalny dal carcere a pochi giorni dalla condanna a 19 anni per "estremismo" - i momenti prima di ogni condanna sono preziosi per i condannati russi, vanno ascoltati.  Aveva detto anche lui, come Vladimir Kara-Murza, come Ilya Yashin e tanti altri, che arriverà la nuova Russia, che il regime criminale finirà. La Russia nuova, ha detto Navalny, per nascere ha bisogno di genitori dotati di coscienza e intelletto. I genitori ci sono, sono in prigione, all’estero, ma ci sono.   "L’antidoto è stato trovato. L’antidoto oggi, nel 2023, sembra fare più prigionieri politici in Russia che ai tempi di Breznev-Andropov. Cosa c’entra il Kgb? Nel nostro paese non c’è stato alcun colpo di stato strisciante o palese guidato da persone dei servizi speciali. Non sono saliti al potere spingendo i riformatori democratici fuori dal potere. Lo hanno fatto loro stessi. Li hanno chiamati loro stessi. Li hanno invitati loro stessi. Hanno insegnato loro come falsificare le elezioni. Come rubare la proprietà di intere industrie. Come mentire ai media. Come cambiare le leggi a proprio piacimento. Come sopprimere l’opposizione con la forza. Persino come organizzare guerre idiote, stupide e senza la capacità di farle. Per questo non posso farne a meno e odio ferocemente coloro che hanno venduto, bevuto e sprecato l’occasione storica che il nostro paese ha avuto all’inizio degli anni Novanta".

  

 

Ad agosto Alexei Navalny era stato condannato a 19 anni da scontare in un carcere restrittivo a regime speciale per: finanziamento di attività estremiste, incitamento pubblico ad attività estremiste e “riabilitazione dell’ideologia nazista”. Micol Flammini aveva raccontato come l'obiettivo di Vladimir Putin fosse quello di farlo scomparire, fisicamente e dalla memoria dei russi:   "E' sempre più magro, con gli occhi scavati, con i capelli radi.  Oltre a vivere da carcerato, viene ripetutamente svegliato nel cuore della notte, la sua salute si è fatta cagionevole, le visite dei parenti sono centellinate".

  

 

Giuliano Ferrara aveva scritto come "Liberare Navalny” dovrebbe essere una campagna internazionale visibile e rumorosa. "Ci vorrebbero fior d’appelli di intellettuali, di imprenditori, di figure pubbliche dello star system, di gente comune, di politici di ogni schieramento, di ogni paese, di lavoratori, insegnanti, militanti politici, chissà, perfino giornalisti. Il volto di Navalny dovrebbe essere riconosciuto a prima vista, stampato su migliaia di manifesti stradali, dovrebbe diventare una bandiera di mobilitazione la sua storia, la crudeltà indecorosa del suo trattamento dopo il ritorno in patria, la freddezza con cui viene sottoposto al boia di stato che lo processa per “estremismo”, senza addebitargli alcunché in termini di fatto e bollandolo come un nemico del regime".

  

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