Il contagio europeista

L'entusiasmo ucraino per l'allargamento dell'Ue e della Nato è conveniente per gli europei

Paola Peduzzi

Il potenziale di Kyiv può far bene anche all’Unione europea e all'Alleanza atlantica, oltre le riforme

Kyiv, dalla nostra inviata. “Più l’Ucraina diventa forte, più vicina diventa la fine dell’aggressione russa”, ha detto Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, incontrando il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, a Kyiv. Stoltenberg è arrivato a sorpresa ieri per la sua seconda visita nella capitale ucraina, ma la presenza in città dei ministri della Difesa francese e britannico già dalla sera precedente aveva animato molti commentatori: oggi succede qualcosa di importante. Il segretario generale ha confermato il sostegno dell’Alleanza all’Ucraina “as long as it takes”, ha ricordato che “la Russia può deporre le armi e mettere fine oggi al conflitto militare, ma l’Ucraina non ha questa stessa opportunità”, deve per forza difendersi, ha confermato  che “è necessario affrontare l’inverno insieme”, proteggendo le infrastrutture costantemente colpite dalle forze russe e aumentando la difesa aerea dell’Ucraina. Kyiv chiede aerei dal primo giorno dell’invasione russa, “la coalizione degli F-16” si è creata in primavera e ora dovrebbe diventare operativa: è fondamentale “per la nostra strategia di difesa delle infrastrutture – dice un esperto del ministero della Difesa – ma anche per restaurare l’accesso ucraino al Mar Nero, che non è il lago della Russia ma una via vitale per la nostra economia”. 

 

Stoltenberg ha anche ridetto che “il futuro dell’Ucraina è nella Nato”, una promessa decisiva e allo stesso tempo dolorosa perché ricorda agli ucraini il vertice di Vilnius di luglio, quando le attese erano molto alte e altrettanto grande è stata la delusione per l’abbraccio a metà. Alla seconda edizione dell’Accession Exchange Forum a Kyiv, in cui si è discusso dell’allargamento dell’Unione europea con politici, diplomatici ed esperti dei paesi candidati e dell’Ue, l’accesso dell’Ucraina all’Europa è andato di pari passo con quello alla Nato. Anzi per molti l’ingresso nell’Alleanza è una “precondizione” rispetto a quello dell’Ue, o almeno nella storia dell’allargamento delle due istituzioni il ritmo è stato questo. In entrambi i casi la richiesta di tutti i paesi candidati è stata: “chiarezza e onestà”, non ci possono essere false speranze.

 

 Visto da Kyiv l’allargamento dell’Unione europea prende tutto un altro significato, ignorato dagli stati che già sono membri dell’Ue: allargarsi non è conveniente soltanto  per l’Ucraina – e per la Moldavia, come dice Stanislav Secrieru, consigliere per la Sicurezza nazionale della presidenza moldava: “O veniamo mangiati dalla Russia o possiamo investire sulla sicurezza in Europa, la decisione è necessaria e non abbiamo decenni a nostra disposizione”. Allargarsi è conveniente anche per l’Ue, pure se questa consapevolezza non c’è, perché se la guerra della Russia contro l’Ucraina ha rilanciato il processo di allargamento, allo stesso tempo ha consolidato un’idea che aleggia tra gli stati membri, cioè che l’allargamento serve più ai candidati che a chi nell’Ue c’è già. Ihor Zhovkva, vicecapo dell’Ufficio del presidente Zelensky, dice che l’ingresso dell’Ucraina nell’Ue “è inevitabile, prima o poi (dice che anche l’ingresso nella Nato lo è: l’incontro con Stoltenberg ha cementato un altro po’ l’alleanza euroatlantica) e che è stata l’Ucraina a “provocare” un nuovo desiderio europeo di accettare nuovi stati membri. “Non siamo ancora dentro all’Ue, ma siamo già dei partner attivi e creativi” non soltanto dal punto di vista della sicurezza ma anche da quello economico e sociale.

 

La richiesta di Europa in Ucraina non è un’imposizione dall’alto, anzi, è il contrario: sono gli ucraini che da anni, sicuramente dalla rivoluzione del Maidan iniziata nel novembre del 2013, chiedono di definire il loro futuro in una chiara destinazione europea ed euroatlantica: sono andati in piazza per questo, hanno cacciato un presidente per questo, sono stati uccisi per questo. “E ancora vengono uccisi per questo”, precisa Alyona Getmanchuk, direttrice del New European Center che ha organizzato il Forum: “La nostra determinazione europea è la nostra difesa contro Vladimir Putin, e a maggior ragione il nostro ingresso nell’Ue sarebbe l’endgame per il presidente russo, oltre al fatto che renderemmo più sicura l’intera Unione”. La convenienza per l’Ue di avere un nuovo membro come l’Ucraina è anche la ragione per cui Zhovkva insiste sull’inevitabilità dell’allargamento: “La voce ucraina è già molto ascoltata tra i paesi europei, che contano su di noi, non ancora da un punto di vista giuridico ma sicuramente da un punto di vista concreto”. Il vicecapo dell’Ufficio presidenziale non vuole entrare nel merito delle riforme necessarie all’Ue per l’allargamento, ma mette in guardia sui tempi e anche sui precedenti: le riforme dei trattati e le discussioni interne ai paesi membri hanno già causato negli anni Duemila una crisi interna all’Ue: ricordate il referendum sulla Costituzione europea nel 2005? Ecco. L’Ucraina non può permettersi di restare intrappolata nelle discussioni e nelle rivalità interne, Zhovkva dice che Kyiv “sta già patendo” per queste rivalità – che a volte sono anche in violazione stessa delle regole comunitarie: fa riferimento al blocco delle importazioni dei prodotti agricoli ucraini che alcuni paesi dell’est Europa, come la Polonia, mantengono anche senza un accordo comunitario – come dimostra il funzionamento spesso claudicante delle sanzioni alla Russia e le maglie troppo larghe di queste misure. 

 

Kyiv vuole ribaltare l’idea di dover trovare rifugio dentro l’Ue, Getmanchuk dice che gli ucraini “vogliono generare la volontà politica” dell’allargamento che manca in alcuni stati membri: il “potenziale” di questo allargamento riguarda la sicurezza, riguarda la possibilità di costruire una difesa europea meno dipendente dagli Stati Uniti, di costruire per davvero l’autonomia geopolitica dell’Ue e di offrire opportunità economiche con la costruzione. E poi c’è l’entusiasmo, quello che molti ucraini definiscono “ottimismo europeista”, una risorsa scarsa nell’Ue di oggi che per difendersi, per crescere, per vincere fa tutta la differenza del mondo. 

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi