(foto LaPresse)

Un piano contro la fragilità

Per la cancelliera Merkel il Recovery fund è l'antidoto al sovranismo

Paola Peduzzi

Conta su un accordo a luglio, dice di non essere "ingenui" con gli antiliberali e rivendica la "responsabilità globale" per l'Ue

Milano. Ieri Angela Merkel ha parlato al Parlamento tedesco per spiegare quali saranno le priorità del governo durante la presidenza di turno dell’Unione europea, che inizia il primo luglio. L’ultima volta che è accaduto era il 2007 e l’Unione europea attraversava un’altra crisi, quella della bocciatura della Costituzione europea nei referendum nazionali. La Merkel riuscì a trovare un compromesso che pose le basi di quello che sarebbe diventato il Trattato di Lisbona. Oggi l’Ue deve trovare un altro compromesso che ha a che fare con la sopravvivenza del progetto comunitario: quello sul Recovery fund e sulle misure economiche messe a disposizione dall’Europa per aiutare il continente a superare la crisi da pandemia. Il tempo è importante: prima si trova l’accordo, prima i fondi potranno essere elargiti, ed è per questo che la Merkel ha ribadito che bisogna agire “in modo deciso e veloce”. Oggi si terrà il vertice europeo in videoconferenza che non porterà a un compromesso – “uno scambio iniziale”, lo ha definito la Merkel – ma la cancelliera ha detto che spera di trovare un accordo – “agiremo in uno spirito di compromesso” – prima della pausa estiva. Guardando le posizioni di oggi, molti temono che lo slittamento arriverà fino all’autunno, con conseguente ritardo dell’implementazione del programma oltre il gennaio del 2021, ma la Merkel ha voluto mettere il traguardo più vicino, non soltanto per ragioni pratiche – i fondi servono al più presto – ma anche perché la cura alla “fragilità” dell’Europa, all’istinto nazionalista, deve essere immediata.

 

“Non dobbiamo permettere che la pandemia porti a un collasso delle prospettive economiche dell’Ue – ha detto la Merkel – e di conseguenza indebolisca il mercato interno, un elemento cruciale del progetto europeo”. E ha aggiunto: “Non dobbiamo essere ingenui”. L’ingenuità oggi è credere che lo sforzo di solidarietà dell’Europa fatto dopo “un riflesso iniziale più nazionale che interamente europeo” – “incluso il nostro”, ha precisato la Merkel che all’inizio della crisi si preoccupò più della reazione tedesca che di quella di tutti – sia sufficiente a mettere a tacere le forze distruttive che da tempo operano nella politica europea. “Le forze antidemocratiche, i movimenti radicali e autoritari stanno soltanto aspettando di sfruttare politicamente le crisi economiche – ha spiegato al Bundestag la Merkel – Stanno soltanto aspettando di fomentare ansia sociale e diffondere insicurezza”. L’ingenuità oggi è credere che una convergenza temporanea – ancora da trovare nella sua completezza – basti a vincere uno scontro di lungo termine. In Germania le forze antidemocratiche non se la passano bene, come raccontava ieri il Financial Times mettendo in luce gli scontri personali dentro all’AfD e il consenso dimezzato (dal 15 all’8 per cento). La pandemia ha mostrato i rischi delle ideologie sovraniste che vivono di propaganda (e dei loro sostenitori), ma ora che dobbiamo convivere con il Covid e con il rallentamento economico la retorica populista torna a essere appetibile. Per questo la Merkel, disegnando i contorni della sua presidenza europea, indica il Recovery fund come l’antidoto al collasso e al sovranismo e avverte: gli altri paesi e le aziende straniere non staranno a guardare, stanno già muovendosi in modo “robusto”.

 

Dopo aver parlato di clima e digitalizzazione, la cancelliera ha introdotto un altro elemento portante: la “responsabilità globale” dell’Unione europea rispetto a Cina, Africa e disinformazione. “Il mondo ha bisogno di una voce forte per la protezione della dignità umana, della democrazia e della libertà”, ha detto. Là dove c’era una volta l’America, la Merkel vuole mettere l’Europa.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi