(foto LaPresse)

Il governo può avere futuro solo copiando il metodo Merkel

Veronica De Romanis

Il premier punta su Angela per il Next Generation EU. Ma oltre alla tattica c’è un piano in tre punti (e c’entra anche l’Iva)

Ancora una volta, il destino dell’Europa è nelle mani di Angela Merkel. Sarà, infatti, lei durante il semestre di presidenza della Germania che inizia il primo luglio - a condurre le riunioni sul Next Generation Eu. La cancelleria è determinata a concludere l’accordo entro la fine dell’estate. Del resto, il programma che ha lo scopo di finanziare la “recovery” – ossia la ripresa – dell’Unione europea è una sua idea maturata insieme al collega francese, Emmanuel Macron. Il negoziato si preannuncia tutt’altro che semplice. Ma, ciò, non dovrebbe sorprendere. Il Next Generation EU rappresenta un’assoluta novità. Consente di compiere un vero passo in avanti verso l’integrazione fiscale attraverso la messa in comune del debito. E, poi, al tavolo siedono ventisette capi di stato e di governo che hanno elettorati diversi a cui devono rispondere. Alcuni di loro dovranno ottenere l’approvazione da parte dei rispettivi parlamenti con una maggioranza qualificata.

 

Nei suoi tredici anni alla guida della Germania, Angela Merkel ha contribuito due volte a accelerare il progetto europeo. La prima è stata nel 2007 durante il semestre di presidenza tedesco. Il processo di integrazione ha subito una battuta di arresto a causa della bocciatura della Costituzione europea avvenuta con i referendum in Francia e in Olanda nella primavera del 2005. La cancelleria intende farlo ripartire. Decide di puntare su un testo più snello da approvare in tempi brevi. La scelta si rivela vincente. Il nuovo regolamento mette d’accordo tutti ad eccezione della Polonia. I due gemelli Lech e Jaroslaw Kaczynski, uno in veste di presidente e l’altro in quella di premier, minacciano di mettere il veto perché contrari al sistemo di votazione che – a loro avviso – penalizza i paesi piccoli. “Se non si cambia”, afferma il premier, “allora dobbiamo contare anche i polacchi che sono sotto terra perché morti a causa della furia nazista. “Di fronte a una simile minaccia ma soprattutto di fronte a una tale assenza di spirito europeo, la Merkel non si lascia intimidire. Va avanti e mette alle strette i due fratelli: “Il negoziato può continuare anche a ventisei – ovvero senza la Polonia – se questo è il modo con cui volete contribuire all’avanzamento dei lavori” dichiara. Cerca, poi, un modo per uscire dall’impasse proponendo di prorogare il vecchio sistema ancora per qualche anno. I gemelli Kaczynski, alla fine, capitolano e accettano di sottoscrivere l’accordo. Il Trattato verrà approvato definitivamente al Consiglio europeo di Lisbona nel mese di dicembre.

 

Nel 2012, Angela Merkel contribuisce per la seconda volta al rafforzamento dell’Europa. Dopo oltre tre anni di crisi che ha costretto ben quattro paesi a aderire a programmi di salvataggio (Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna), il rischio di disgregazione dell’euro è concreto. Serve un segnale forte. Mario Draghi, alla guida della Banca centrale europea, pronuncia il famoso “whatever it takes” a una conferenza a Londra nel mese di luglio. Poco dopo, introduce l’Outright Monetary Transactions (Omt) che segna un vero cambio di passo dell’azione della Bce: per la prima volta, l’Istituto può comprare in maniera illimitata titoli di Stato di un paese in difficoltà. La Merkel difende il nuovo “bazooka” di Francoforte nonostante la forte contrarietà del governatore della Banca Centrale tedesca Jens Weidmann. La sua non è certo una posizione facile. In Germania si dice che non tutti i tedeschi credono in Dio ma tutti credono nella Bundesbank. Come sempre, cerca di mediare. L’obiettivo è quello di minimizzare il rischio di azzardo morale che può derivare da una politica monetaria accomodante. In effetti, tanto maggiore è l’azione della banca centrale, tanto minore sono gli incentivi per un determinato governo a tenere i conti in ordine. Episodi di azzardo morale si sono già verificati nel 2010-2011 con l’avvio del Security Market Programme (Smp), il piano di acquisto di titoli di Stato destinato solo ai paesi esposti a tensioni sui mercati finanziari. L’intervento è senza condizionalità. L’Istituto di Francoforte, presieduto da Jean-Claude Trichet, compra, debito pubblico della Spagna e dell’Italia senza chiedere nulla in cambio. Dai beneficiari dell’intervento ci si aspetterebbe, tuttavia, l’attuazione di una politica economica volta a rafforzare i conti pubblici. Ciò non è avvenuto – ad esempio – in Italia. L’allora governo guidato da Silvio Berlusconi, nonostante aiuti significativi (oltre 100 miliardi di acquisti), decide di non implementare nessuna delle riforme promesse, a cominciare da quella delle pensioni, invisa alla Lega. Lo spread continua a salire fino a superare i500 punti base. La situatone precipita rapidamente. Al posto di Silvio Berlusconi arriva Mario Monti. Ma, questa, è una storia italiana. Quello che è importante per il progetto europeo è che simili episodi di azzardo morale non devono ripetersi: i Paesi del Nord, in particolare la Germania, non lo accetterebbero. Bisogna trovare nuovi meccanismi capaci di garantire rigore fiscale anche in presenza di strumenti di politica monetaria non convenzionali. Draghi propone il Fiscal Compact, l’insieme di regole che mirano al pareggio di bilancio. La cancelliera lo sostiene. Il nuovo accordo le consente, infatti, di difendere in patria l’azione della Bce. E, così, con il pacchetto Omt-Fiscal Compact la moneta viene messa in sicurezza.

 

Angela Merkel presiederà l’Unione europea ancora una volta . E’ ragionevole ritenere che riesca – di nuovo – a imprimere una svolta all’Europa. Del resto, dietro questa leader c’è un metodo di fare politica che fino ad ora si è rivelato vincente e resistente all’usura del tempo tanto che in molti in Germania la vorrebbero alla guida del paese per un quinto mandato. Le caratteristiche sono essenzialmente tre. In primo luogo, non cerca i riflettori. Tiene sempre un profilo basso. L’ultimo esempio è di questi giorni quando ha varato il piano da 1.300 miliardi. La cancelliera non ha organizzato né Stati Generali né conferenze stampa quotidiane. Ha spiegato le misure e, poi, le ha implementate. Far seguire alle parole i fatti è il secondo elemento del suo metodo. Aveva promesso di rilanciare la domanda interna e lo ha fatto con il taglio dell’IVA per sei mesi, una misura che va in direzione opposta di quella che lei stessa prese nel 2006 quando – per mettere i conti in ordine – decide di alzarla dal 16 al 19 per cento. Terzo e ultimo elemento, Angela Merkel motiva sempre le sue decisioni con l’ausilio di dati e numeri. Lo ha fatto quando ha introdotto il distanziamento sociale e l’uso delle mascherine (va ricordato che è l’unico leader europeo che ha una formazione da scienziata), ma anche quando dieci ani fa ha innalzato l’età pensionabile. In quel caso, ha snocciolato in parlamento i dati sull’incremento della speranza di vita e sul crollo delle nascite. A questo proposito, va ricordato che il Conte 1 – nonostante l’Italia abbia dati ancora più drammatici dal punto di vista dell’invecchiamento della popolazione e del calo demografico –, è andato in direzione opposta. Con Quota 100, l’età di uscita dal mercato del lavoro è stata abbassata perché – secondo il governo – in questo modo si può far spazio ai giovani grazie alla cosiddetta staffetta generazionale. Il premier insieme a diversi suoi ministri ha spiegato che per ogni anziano in uscita ci sarebbero stati fino a tre giovani in entrata. Tale rapporto si baserebbe sulle promesse fatte da alcuni imprenditori, peraltro delle partecipate. E, cosi, il Conte 1 ha dato il via libera a una delle misure più inique e costose mai introdotte nonostante la mancanza di evidenze statistiche.

 

A conti fatti, l’approccio di Conte è davvero molto diverso da quello della cancelliera. Eppure, ora il premier punta su di lei per l’approvazione del Next generation EU. Si fida del suo operato e della sua capacità di portare a casa il risultato. Insomma, il suo metodo sembrerebbe piacere Ma, allora, perché non importarlo in Italia?