(foto LaPresse)

Ci sono 750 miliardi di motivi per cui l'Europa conviene all'Italia

Sandro Gozi*

Il Recovery Plan deve essere l’occasione storica per riformare un Paese che ha un urgente bisogno di rimettersi in salute e di rinnovarsi

L’Italia è già il primo beneficiario della risposta europea e lo sarà ancora di più se manteniamo alta la pressione politica nei prossimi mesi. Quanto è a disposizione dell’Italia già oggi come risposta d’urgenza alla crisi? Da SURE 15-20 miliardi, dalla BEI 35 miliardi, dal MES 36 miliardi, come “extra” dal bilancio UE 2014-2020 altri 6/7 miliardi. A cui si aggiunge ora la proposta di Ursula Von der Leyen, Next Generation, che prevede 80 miliardi di sovvenzioni e 90 miliardi di prestiti sempre per l’Italia. Totale: 250-255 miliardi, circa il 15% del pil italiano. Ma c’è di più: la Bce comprerà 110-120 miliardi di euro di debito italiano nel 2020 e proseguirà la sua azione nel 2021. Il sostegno UE all’Italia dunque sarà di circa 500 miliardi, ovvero il 30% del pil.

 

Senza l’azione di Christine Lagarde, oggi l’Italia sarebbe in una situazione più difficile del 2008. Si, questa volta la risposta europea è arrivato in tempo ed è stata massiccia. Una risposta dei leader europei, a cominciare da Macron, che ha prima aggregato un gruppo di paesi che condividono “senso dell’urgenza e della lungimiranza”, per ricordare Alcide de Gasperi, dall’Irlanda alla Grecia; e poi, grazie in particolare alla forte spinta di Italia e Spagna, ha utilizzato questo peso politico per un accordo ambizioso con la Merkel. Una risposta della stessa Merkel, che è uscita dallo status quo e ora addirittura apre ad una necessaria riforma dei trattati UE. Della maggioranza del Parlamento europeo, dal PPE a S&D e Verdi, tra i quali il nuovo gruppo Renew Europe ha svolto un ruolo centrale in particolare sui Recovery Bond. E dei Commissari europei, tra cui innanzitutto Gentiloni e Breton. Perché questo elenco? Perché sono i “nemici pubblici numero 1” dell’Italia, per usare le parole di Salvini, Meloni e di Di Maio quando si mette(va) il gilet giallo. E invece che fanno gli amici della destra? Per Orbàn che siede nello stesso gruppo (PPE) di Berlusconi, ed è il rifermento politico di Meloni e Salvini, il “Recovery Plan” è “assurdo” perché favorisce troppo... l’Italia: un vero “Fratello d’Ungheria”! Potremmo continuare con altri “amici” che è meglio lasciare per strada il prima possibile, ma non è poi così importante. Il messaggio è molto chiaro: l’Europa conviene all’Italia, mentre il nazionalismo ci fa perdere tutti. Ciò che importa riaffermare però, proprio dopo aver ricordato, ieri, il 2 nostro giugno, è la scelta europea dell’Italia. E’ quell’articolo 11 della Costituzione per cui “L’Italia…consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Un manifesto di grande attualità, per un nuovo progetto italiano ed europeo.

 

Il Recovery Fund e l’idea di debito pubblico europeo sono un passo verso l’Unione Federale, e la crisi ha mostrato a tutti le nostre interdipendenze europee e globali. Sì: il tema della sovranità è decisivo e mai come oggi dobbiamo “riprendere il controllo”, per citare il famoso slogan dei “brexiteers” (let’s take back control). Ma per farlo, altro che “Italexit”, altro che “faremo da soli”. Per tutelare l’interesse nazionale – italiano, francese, tedesco… – costruiamo un’Europa sovrana, che governi le grandi questioni transnazionali, dalla sfida climatica all’immigrazione. E scommettiamo sulla trasformazione ecologica e digitale che possono diventare “il carbone e l’acciaio” per l’Unione del XXI secolo. Ecco allora la duplice sfida che ci attende. In Italia, il Recovery Plan deve essere l’occasione storica per riformare un Paese che ha un urgente bisogno di rimettersi in salute e di rinnovarsi. Sono due le decisioni da prendere durante il semestre di Presidenza tedesca: adozione del Piano di rilancio e trasformazione europea e avvio della Conferenza sul futuro dell’Europa, per riformare politiche e trattati. Non sprechiamo questa crisi.

 

*Sandro Gozi è deputato europeo di Renew Europe