Boris Johnson (foto LaPresse)

Fattore (gran) vittoria

Gregorio Sorgi

Il politologo Simon Hix ci spiega che la maggioranza di Boris annienta gli ultrà conservatori

Londra. “Può sembrare un paradosso ma la grande vittoria di Johnson rende inevitabile una soft Brexit”. Simon Hix, famoso politologo della London school of economics, è convinto che l’esito delle elezioni sia una grande sconfitta per gli euroscettici conservatori che hanno tenuto ostaggio prima Theresa May e poi Boris Johnson: “Le posizioni più estreme sono state neutralizzate. Questo vale per i Lib -dem e per lo zoccolo duro dei conservatori, che non conterà più nulla. Il risultato delle urne è un disastro per i falchi euroscettici dei conservatori che perderanno l’influenza esercitata finora su Boris Johnson. Se il premier avesse avuto una maggioranza risicata avrebbero continuato a condizionare le sue scelte come hanno fatto negli ultimi sei mesi. Ma la grande vittoria dei Tory significa che Jacob Rees-Mogg non detterà più la linea e diventerà un ministro come tutti gli altri. Johnson invece potrà contare sul sostegno dei parlamentari appena eletti, che gli saranno fedeli perché non avrebbero mai vinto senza di lui. C’è una nuova generazione di Tory che hanno conquistato dei collegi tradizionalmente filo laburisti e non potranno mai sostenere il no deal. Le zone conquistate dai Tory fanno affidamento sui servizi pubblici e sul settore della manifattura quindi non potranno tollerare un’uscita brusca dall’Ue. Anche Johnson è un pragmatico ed è consapevole che la soft Brexit sia la soluzione meno dannosa”.

 

Eppure molti ministri del governo Johnson sono ultra thatcheriani che vedono la Brexit come un’opportunità per portare a compimento la rivoluzione neoliberista. “Questo è il paradosso – afferma Hix – Non so come reagirà Johnson, potrebbe cambiare alcuni ministri. Il premier si è presentato alle elezioni con un manifesto blairiano che si distanzia dalle politiche di austerity sostenute dai Tory negli ultimi dieci anni. Il premier ha bisogno di conservatori moderati disposti a portare avanti il suo programma One Nation che prevede un aumento delle forze di polizia, spesa sanitaria, istruzione. Il problema è che l’ala centrista è stata espulsa dal partito per aver votato contro il no deal. A questo punto potrebbe farli rientrare, non ha più nulla da perdere”.

 

Il Labour ha ottenuto uno dei peggiori risultati della propria storia ma molti continuano a pensare che è difficile che volti pagina facilmente e nel breve periodo. I corbyniani negli ultimi cinque anni hanno assunto un controllo capillare del partito e possono determinare la scelta del nuovo leader. Il successore di Corbyn porterà avanti le sue idee? “Non c’è dubbio che il nuovo leader verrà dall’ala corbyniana e i moderati continueranno a essere relegati ai margini. Potrebbe esserci una sfida tra Emily Thornberry e Rebecca Long-Bailey, entrambe fanno parte del governo ombra e sono allineate alle posizioni di Corbyn. Gli uomini vicini al leader si illudono che il pessimo risultato sia solo colpa della Brexit. Ma la storia ci insegna che non bastano cinque anni per ribaltare una maggioranza così ampia quindi sono convinto che Johnson vincerà anche le prossime elezioni. Continuando con queste idee i laburisti perderanno di nuovo restando all’opposizione per diciannove anni”.

 

I Lib-dem hanno proposto un programma moderato e alternativo a quello di Corbyn oltre che molto chiaro (radicalmente chiaro) sulla Brexit ma anche loro sono stati puniti dagli elettori. Dove hanno sbagliato? “La promessa di revocare l’articolo 50 si è rivelata disastrosa e insensata. I Lib-dem erano già il partito di riferimento dei remainers quindi non aveva senso proporre una misura così drastica. Jo Swinson, leader del partito, avrebbe dovuto attrarre i conservatori europeisti che però si sono spaventati e hanno votato in massa per Boris Johnson. Anche il voto tattico si è rivelato un fallimento e paradossalmente ha funzionato solo in Scozia dove la Swinson ha perso il suo seggio. I Lib-dem si sarebbero dovuti comportare in modo diverso. Bastava proporre un secondo referendum e promettere di sostenere il remain. Per la Swinson sarebbe stato sufficiente dire agli elettori: ‘Ho la stessa proposta del Labour ma non sono Corbyn’. Invece ha gettato via una grande opportunità”. Sentiremo ancora parlare di Nigel Farage? “Non ha fatto eleggere nemmeno un deputato ma questa è anche la sua vittoria. Può dire di avere finalmente portato a compimento la Brexit attraverso il referendum e la pressione esercitata sui Tory. Senza Farage tutto questo non sarebbe successo”.