(Foto LaPresse)

L'attacco a una moschea in Francia e le domande all'estrema destra

Mauro Zanon

L’attentatore, Claude Sinké, era stato candidato nel 2015 con il Front national. Le versioni discordanti sul suo allontanamento

Parigi. Erano circa le 15.20 di lunedì quando l’ex militare Claude Sinké si è avvicinato alla porta d’ingresso della moschea di Bayonne con una tanica di benzina. Sorpreso da due uomini, uno di 74 anni e uno di 78, mentre stava per incendiare la moschea, ha reagito sparando contro di loro, prima di dar fuoco a un’automobile parcheggiata a pochi metri di distanza e darsi alla fuga: ha detto che voleva “vendicare la distruzione” di Notre-Dame.. Poteva essere molto più pesante il bilancio dell’attentato anti musulmano commesso da questo scultore di 84 anni, noto ai suoi vicini di casa per i suoi “discorsi radicali” contro l’islam e gli stranieri e per essersi candidato nel 2015 nella lista dell’allora Front national (oggi Rassemblement national), in occasione delle elezioni dipartimentali nelle Landes, a sud ovest della Francia. I due uomini, che si stavano preparando per la preghiera delle 16.30, sono rimasti feriti gravemente, uno al collo e uno al torace, ma sono fuori pericolo di vita. “Condanno con fermezza l’odioso attacco perpetrato davanti alla moschea di Bayonne. Il mio pensiero va alle vittime. La République non tollererà mai l’odio. Verranno prese tutte le misure necessarie per punire gli autori e proteggere i nostri compatrioti di confessione musulmana. E’ il mio impegno”, ha twittato il capo dello stato francese, Emmanuel Macron.

 

Sinké è stato arrestato il pomeriggio stesso nel suo appartamento di Saint-Martin-de-Seignanx, comune di cinquemila anime a sedici chilometri da Bayonne. Lì, gli agenti della Brigata anti-criminalità (Bac) hanno ritrovato diverse armi, ma nessun esplosivo. All’interno della sua macchina, invece, sono state rinvenute un’arma da fuoco e una bombola a gas. “Con l’attuale clima di demonizzazione dell’islam e dei musulmani non mi sorprende che si verifichino simili attacchi”, ha denunciato il presidente dell’Osservatorio nazionale contro l’islamofobia Abdallah Zekri, che ricopre anche l’incarico di delegato generale del Consiglio francese del culto musulmano. Sinké, come raccontato dal settimanale Marianne, è “un fan di Éric Zemmour”, il giornalista-polemista del Figaro, noto per le sue dure posizioni sull’islam. Nel 2013, nella pagina Facebook “Il blog di quelli che amano Éric Zemmour”, l’84enne, ex funzionario scolastico, ha commentato un post con queste parole: “Siamo in guerra contro gli islamisti. Li faremo uscire allo scoperto il giorno in cui metteremo una bomba in una scuola o in un cinema”. L’anno dopo, ha scritto anche un libro, “La France à coeur ouvert ou la Misère humain”, in cui trattava il “rapporto tra dominanti e dominati”. La piattaforma editoriale che lo ha pubblicato, secondo quanto riportato dall’Opinion, lo descrive come un “artista inclassificabile ed engagé”, ma omette di dire per quale causa. “Veicolava idee razziste e xenofobe e non si nascondeva”, hanno detto a Bfm.tv alcuni conoscenti. Ed era impegnato in una causa ben precisa: la causa frontista. Si era infatti candidato nelle fila del partito lepenista nel 2015, ottenendo il 17,45 per cento al primo turno delle elezioni dipartimentali: un’informazione che ha creato un certo scompiglio nei ranghi del Rn. L’eurodeputato sovranista Nicolas Bay ha detto che Sinké se n’era andato di sua volontà, perché giudicava le idee del partito non abbastanza radicali; il vicepresidente Rn, Jordan Bardella, ha invece dichiarato che l’ottuagenario è stato allontanato dai responsabili locali di allora: due versioni distinte che mostrano l’imbarazzo regnante nel partito di Marine Le Pen. Venerdì scorso, Sinké aveva spedito una lettera dai toni estremistici al procuratore locale di Bayonne, in cui annunciava di voler sporgere denuncia contro Macron. Una copia della lettera era stata inviata per posta anche al quotidiano locale Sud Ouest, che lunedì sera ha pubblicato soltanto l’intestazione del messaggio, a causa del contenuto “discriminatorio e xenofobo”.

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