Marine Le Pen (foto LaPresse)

Pure i sovranisti vogliono la loro quota verde. Il piano del Rn francese

Micol Flammini

L'immigrazione non basta più, il partito della Le Pen vuole la sua versione nazionalista dell'ambientalismo (niente trattati)

Roma. A Hénin-Beaumont, nella Francia settentrionale, l’illuminazione di quasi tutti gli edifici è a led, l’amministrazione comunale si offre di piantare alberi nei giardini privati, greggi di pecore vengono ospitati nei parchi pubblici per un esperimento di “pascolo ecologico” e dal 2014, a governare la città non ci sono i Verdi, non ci sono i socialisti. A dare questa forte impronta ambientalista è il Rassemblement national di Marine Le Pen. La stessa Le Pen che qualche anno fa aveva definito l’ambientalismo “l’ultima religione dei bobo” e che invece quest’anno ha già tenuto due discorsi per dire quanto sia importante che la Francia diventi un modello di civiltà ecologista, attenta al consumo dei prodotti locali. E’ bastato contarsi, le elezioni europee hanno avuto questo effetto quasi in tutta Europa, per vedere come l’attenzione degli elettori verso le tematiche ambientali stia crescendo e non soltanto in Francia, ma anche in Germania e in Austria, il verde sta diventando un colore importante. Parlare di ambiente in campagna elettorale porta voti e anche il Rassemblement national sta trovando la sua strada verde. Christopher Szczurek, vicesindaco di Hénin-Beaumont, ha raccontato al New York Times che anche la “classe operaia” può interessarsi all’ambientalismo e se finora non lo ha fatto è tutta colpa dei partiti che lo hanno promosso e presentato come una prerogativa da ricchi. Invece il Rn ha iniziato a promuovere una versione nazionalista dell’ambientalismo, che però rifiuta la diplomazia e la possibilità di formare trattati internazionali, come l’accordo di Parigi, per trovare una soluzione. Gettati alle spalle i gilet gialli, che nascevano proprio come protesta contro la tassa sul carburante, una tassa verde, i lepenisti hanno iniziato a vedere le opportunità che la tutela dell’ambiente può offrire anche a un partito finora su posizioni contrarie. Ecologismo per il Rassemblement vuol dire attenzione per tutto ciò che è locale, i prodotti, il territorio e le persone vanno protetti dalla globalizzazione. Anche l’AfD, dopo aver negato per anni il cambiamento climatico, ora si sta riposizionando. Il voto dei Verdi è un voto prezioso, giovane, un voto che finora ha interessato soprattutto le città, le fasce benestanti della popolazione, culturalmente più elevate, mai sfiorate da idee nazionaliste. Eppure le estreme destre si stanno appropriando di alcuni elementi dell’ambientalismo, li stanno reinterpretando lasciando così intendere che nelle prossime campagne elettorali, locali o nazionali, del verde sentiremo molto parlare.

 

Hervé Juvin è un politico francese eletto al Parlamento europeo alle ultime elezioni, è tra i maggiori teorici della svolta ambientalista del Rassemblement national, da dopo le europee di maggio un partito in cerca di identità, di personaggi e anche di autori, e ha spiegato in diverse interviste quali sono i princìpi del sovranismo ambientalista. L’ecologia, dice Juvin, riguarda tutte le persone che vivono in un territorio al quale si sentono attaccate. Spiega anche che un vero ambientalismo non può avere a che fare con trattati internazionali, perché è chi vive sul territorio che deve risolverlo. Secondo i lepenisti non è accordandosi con le altre nazioni che si può trovare una soluzione, per questo respingono ogni forma di cooperazione internazionale.

 

Hervé Juvin ha spiegato anche che per il partito è ora di cambiare temi. L’immigrazione l’ha reso molto popolare, l’ha trasformato nel maggior partito di opposizione, ma il tema sta perdendo vigore. Meglio affrontarne un altro, farlo in fretta, uno che sta svegliando anche i più giovani, e l’ambiente al momento è un buon sostituto.