Marion Maréchal (foto LaPresse)

Il ticket Marion-Zemmour vuol fare la grande sostituzione del partito della zia Le Pen

Mauro Zanon

L'intesa tra l'ex deputata del Rassemblement nationale e il giornalista del Figaro punta a rimodellare la destra conservatrice, riarmarla intellettualmente e a diventare una vera alternativa al progressismo

Parigi. Quando Rapahël Enthoven, l’unico progressista della Convention de la droite, ha detto che il Rassemblement national (Rn) “è un vecchio partito corrotto il cui capo, come tutti sanno, è un avversario ideale per il governo in carica”, in molti hanno applaudito dentro la sala meeting parigina La Palmeraie, dove Marion Maréchal, sabato scorso, ha riunito le sue truppe per lanciare l’unione delle destre. E senza farsi notare, ha abbozzato un sorriso anche lei, l’egeria della destra conservatrice che verrà, l’ex deputata frontista che cita Gramsci più di Maurras e scalpita per eclissare la zia, giudicata inadeguata per portare il sovranismo al potere. Lo scorso giugno, aveva detto che il Rassemblement national è sicuramente utile, anzi necessario al dibattito politico francese, “ma non è sufficiente”: bisogna andare oltre, insomma, se non si vuole rimanere prigionieri del 25 per cento, se non si vuole essere per sempre gli eterni secondi. Ma oltre come? Per ora, negli ambienti del marionismo, si parla soltanto di “dighe pronte a saltare”, di bisogno vitale di far dialogare tutte le destre, senza settarismi e senza capricci, perché “il Rassemblement national non può intercettare da solo l’insieme delle personalità politiche, degli eletti e degli elettori”, come ha detto la stessa Marion Maréchal al canale televisivo Lci. Ma non è chiaro ancora in che modo verranno abbattute queste dighe, con quale formula avverrà il tanto auspicato “grand remplacement” del Rassemblement national, la grande sostituzione del partito che fu di Jean-Marie Le Pen.

 

Di certo, è quello che si augurano al più presto le teste pensanti della droite, che hanno abbandonato Marine Le Pen dopo il tragicomico dibattito tra il primo e il secondo turno delle presidenziali, quando mostrò in mondovisione di non essere una leader all’altezza della Francia. Eric Zemmour, che nel 2017, in caso di vittoria frontista, figurava tra i papabili per il posto di ministro della Cultura, non esitò, dopo la sconfitta marinista, a parlare di “incompetenza crassa” della presidente del Rn durante i dibattiti, dell’“assenza di cultura che invece aveva suo padre”, della sua folle “strategia di sinistra ispirata da Florian Philippot”, il suo ex consigliere. E sabato, il giornalista del Figaro si è presentato nei panni di star alla Convention di destra, benedicendo de facto la nipotina di casa Le Pen. “E’ il duo che fa sognare il pianeta reazionario”, ha scritto il settimanale Obs in un articolo molto informato, dove si racconta della grande stima tra i due e della loro volontà comune di fare piazza pulita del Rassemblement national, di rimodellare la destra conservatrice, riarmarla intellettualmente e puntare a essere una vera alternativa al progressismo. La scintilla che ha spinto i due ad accelerare le tappe e ad organizzare questa grande Convention de la droite (l’obiettivo degli organizzatori è farla diventare un appuntamento regolare della vita politica francese, sul modello della convention dei conservatori americani, la Conservative Political Action Conference) è stata la sconfitta dolorosa subìta dai Républicains alle europee. Da cui è conseguita la constatazione che la destra è in stato di agonia e per rilanciarla è urgente creare un ponte tra Républicains e Rassemblement national. Sono così arrivate le prime cene segrete tra Marion e una parte dei Républicains, le parole di ammirazione dell’intellighenzia di destra e infine la prima convention.

 

E ora? Ieri mattina, su Twitter, Marion Maréchal ha detto di non avere intenzione di candidarsi nel 2022, ma sono in pochi a crederle. Marine Le Pen ha dichiarato su France 3 di “guardare con interesse” i movimenti della nipote, pur sottolineando la grande differenza tra le due: “Io sono una politica, vado sul campo a battermi”, mentre Marion “cerca di riunire gli intellettuali”. Un modo per relegarla al ruolo di organizzatrice di dibattiti per bòbò di destra, mentre lei, Marine, scende in strada, in mezzo alla gente. Altro che metapolitica.

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