Una famiglia curda in fuga dagli scontri tra le Forse siriane democratiche e l'Isis nel novembre del 2014 (foto LaPresse)

Almeno i curdi hanno dalla loro parte una narrazione chiara

Daniele Raineri

In questi anni di caos, la salvezza arriva quando l’opinione pubblica si connette con il fronte. Non succede sempre

Roma. A vedere l’appoggio trasversale per i curdi siriani, l’orrore generale provocato dall’offensiva turca, il titolo di ieri di Repubblica “Europa vergognati” contro le nazioni europee colpevoli di non essere abbastanza reattive contro la Turchia, viene da pensare che la salvezza viene dalla narrazione chiara. I curdi siriani si sono fatti capire. Hanno creato una connessione con il resto del mondo. E a volte per creare questa connessione basta una foto che è diventata un luogo comune, ma non fastidioso, come quella della donna curda in mimetica che imbraccia un fucile Kalashnikov. E per la prima volta da anni succede una cosa a cui siamo disabituati, ci sono manifestazioni per un tema di politica estera – un conflitto fra turchi e curdi che si combatte a migliaia di chilometri di distanza. Da quanto non succedeva?

 

Viene da pensare a tutti quelli che non sono stati capaci di creare questa connessione. Le milizie della città di Misurata in Libia nel 2016 hanno sradicato lo Stato islamico da Sirte, in tandem con i soliti bombardieri americani. E’ sufficiente dare un’occhiata alla cartina per vedere che la questione ci riguarda molto più da vicino. Hanno perso seicento uomini e c’è un numero triplo di feriti – e non sono sulla lista dei gruppi terroristici di nessun paese. In questo momento sono sotto attacco da parte del generale Khalifa Haftar e la guerra ha già fatto mille morti e rischia di creare un’ondata di problemi che arriverà dritta fino alla costa italiana, ma è come se non esistessero. Si sono persi in una narrazione troppo complicata da fare. Due governi libici, le milizie, il terrorismo. Finisce tutto in una storia complicata di arabi.

 

Hanno combattuto lo Stato islamico, ma le loro donne non le vedi fiere e in divisa. Se chiedi in giro la narrazione si è per sempre fissata su: si stava meglio (noi) quando c’era Gheddafi. La salvezza sta nella narrazione semplice, così semplice che diventa irresistibile. I ribelli siriani hanno commesso molti errori stupidi, ma il più stupido di tutti è stato non capire questa cosa: se complichi troppo la situazione, sarai abbandonato. Da fuori non ti capiscono e non si interessano. Il termine dispregiativo Daesh per indicare lo Stato islamico l’hanno inventato loro nel 2013, quando presero le armi e cacciarono Daesh, appunto, da un territorio ampio centinaia di chilometri nel nord della Siria (un capitolo della guerra in Siria che nessuno ricorda, ma è successo). A parte questo è stato un disastro. Per anni si sono scissi e separati in formazioni sempre più irrilevanti, con annunci di cambi di nome che interessavano soltanto a loro, e di fatto hanno lasciato il dominio dei territori in cui vivono ad altri gruppi, diversi dallo Stato islamico ma islamisti e in alcuni casi altrettanto fanatici. Da una parte i curdi si sono dati il nome di Forze siriane democratiche e concedevano permessi ai giornalisti internazionali di visitare le loro zone. Dall’altra i ribelli siriani avevano nomi esotici in arabo e non riuscivano a garantire ai giornalisti protezione contro i rapimenti (e oggi in gran numero sono finiti a fare i “sepoy” della Turchia). Quando nel 2013 l’esercito siriano bombardò i civili alla periferia di Damasco con un agente nervino e uccise più di mille persone, Repubblica per i lettori italiani pubblicò un pezzo di Barbara Spinelli che asseriva che la strage non fosse un vero attacco chimico, ma una montatura (non lo era). Immaginarsi se oggi la Turchia usasse armi chimiche su una città curda: quanti controlli si farebbero nei media prima di scrivere che è una montatura dei curdi? Molti di più, senza dubbio.

 

Il fatto è che pure i curdi, che ci stanno simpatici per istinto con le loro foto fiere e la loro narrazione chiara – ci siamo difesi da fanatici che ci volevano spazzare via e vi abbiamo fatto un grande favore perché poi gli stessi fanatici sarebbero venuti da voi, perché ci tradite così presto? – alla fine sono stati abbandonati. Non sarà un embargo debole sulle armi a interrompere il piano turco e infatti le Forze siriane democratiche hanno subito fatto un patto con i russi e con il regime siriano, che da molto tempo rifiutavano di firmare perché era troppo svantaggioso. Ma ormai sono stati lasciati da soli, non hanno più potere negoziale. Ecco, se pure i curdi finiscono gettati via così, figurarsi cosa succede a tutti gli altri, quelli che non hanno mai avuto speranza di ottenere l’apertura dei telegiornali e gli album a fumetti.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)