Un dettaglio del tweet di Sebastian Kurz

Kurz e Soros in un turbine di bufale e politica. La fine di un amore sovranista

Enrico Cicchetti

L'incontro tra il cancelliere austriaco e il finanziere americano aggiunge un tassello all'odio dei complottari populisti

Da idolo dei sovranisti a nemico del popolo italiano, il passo è breve. L'austriaco Kurz sta calando nei sondaggi degli antieuropeisti nostrani. Se prima – anche nella vulgata tuittarola – era un alleato di Matteo Salvini, ora sono arrivate le posizioni critiche: il voto contro l’Ungheria di Viktor Orbán al Parlamento europeo e la minaccia di votare la procedura di infrazione nei confronti dell'Italia. E, anche nella galassia sovranista, il gradimento per il giovane leader austriaco si è incrinato in maniera pesante. 

    

    

La delusione dei complottisti dell'alt-right italiana, però, è anche il frutto di alcune bufale che loro stessi avevano contribuito a diffondere. A partire da quelle che riguardavano Kurz e il nemico numero uno degli “stati sovrani”: il temibile speculatore George Soros. Il 20 ottobre 2017 la testata online Money.it ha infatti pubblicato un articolo che è stato molto condiviso e diffuso sui social network, fino a essere ripreso anche da testate tradizionali, tra le quali Il Giornale. Il titolo di Money era: “A George Soros il divieto di operare in Austria: 'Hai 28 giorni per andartene'”. Nel pezzo si spiegava che il leader più giovane del mondo aveva vietato le operazioni della Open Society Foundation del finanziere americano in Austria e, soprattutto, aveva intimato a Soros e ai suoi di chiudere il tutto entro 28 giorni.

   

“L’alternativa – scriveva Money – è andare incontro ad un’azione legale per 'tentata minaccia alla democrazia della nazione'. Secondo il portale di informazione indipendente YourNewswire, il trentunenne Sebastian Kurz, il leader austriaco più giovane di sempre, avrebbe parlato ai suoi colleghi della necessità di agire immediatamente, a seguito della notizia per cui George Soros ha donato $18 miliardi del suo patrimonio da $24 miliardi alla Open Society Foundation, fondazione di proprietà dello stesso Soros”. 

   

La notizia si è rivelata finta ma,  come spiegato in un debunking di Butac, sarebbe bastato verificare la fonte linkata che, invece di rimandare a un preciso articolo, portava alla home page di YourNewsWire “un sito noto per le fake news che è in black list ovunque”. Non solo, Butac si chiede anche “come sia possibile spacciare per buona la notizia di Soros allontanato dai mercati finanziari austriaci che non trova riscontri su nessuna testata autorevole?”. Il Giornale, che per secondo aveva riportato la notizia, ha poi corretto l’articolo online con un avvertimento: UPDATE: Dopo alcune verifiche l’articolo si è rivelato affidarsi a una fonte poco attendibile: ci scusiamo con i lettori.

  

Ma nella galassia complottista – e soprattutto in quella sovranista, che spesso vi si sovrappone – la bufala ha continuato a circolare, anche grazie ad alcuni meme come quello di Danilo Santini (che sulla sua pagina Facebook realizza collage “satirici” sovranisti), e rilanciata da blog e siti di discutibile serietà:

  

Nel calderone dei retweet è cascato anche il senatore Cinque stelle Elio Lannutti, già noto per aver attaccato il virologo Roberto Burioni accusato di essere iscritto alla massoneria e che a giugno scorso aveva tuitatto: “Credo che di questo passo, le Ong finanziate da Soros ed altri ideologi della sostituzione etnica, oltre ad essere bandite dovranno essere affondate. Tolleranza zero!”.

 

 

   

Domenica 18 novembre Kurz ha pubblicato sul suo profilo Twitter una foto con il finanziere: i due si sono incontrati per discutere i dettagli del trasferimento della Central European University da Budapest a Vienna. Un piano che sarà definito meglio oggi in un secondo colloquio con Heinz Faßmann, il ministro dell'Istruzione del governo austriaco. Il meeting, raccontato dal quotidiano viennese Kurier, formalizza una trattativa in corso da mesi per trasferire parte del polo accademico nella capitale viennese. È il colpo fatale per l'amore, sempre più fragile, dei sovranisti per il giovane leader del partito popolare Övp. In pochi mesi il cancelliere è passato da essere alleato di Salvini e una delle divinità del pantheon antieuropeista a vestire i panni del nemico giurato. Dopotutto Kurz è stato molto duro con l'Italia e, parlando della Manovra ,ha ricordato: siamo una famiglia con delle regole e queste regole vanno rispettate, non saremo noi europei a pagare per le intemperanze del populismo italiano.

  

 

Non solo il cancelliere austriaco ha deciso di votare contro l’Ungheria di Viktor Orbán al Parlamento europeo (Orbán è dentro al suo stesso partito, il Partito popolare europeo). All'inizio della settimana scorsa, Vienna, sostenuta dall'Olanda, si è detta addirittura pronta a votare a favore della procedura di infrazione nei confronti di Roma, se il governo gialloverde insisterà con un deficit previsto al 2,4 e una crescita del pil stimata all’1,5 per cento per il 2019. La fine di un amore. Ma l'inizio di una nuova, fantastica, narrativa sovranista: sul Primato Nazionale, il quotidiano di CasaPound, Anna Pedri scrive: “Se è vero che a pensare male si fa peccato, però ci si azzecca, è facile intuire che i due abbiano inevitabilmente parlato anche di Italia. Verrebbe così spiegato l’accanimento di Kurz, che sembrava un valido alleato di Salvini, nei confronti della Manovra italiana. È stato lui, infatti, a invitare la Commissione europea a respingere tale Manovra. Che ci sia lo zampino di Soros?”.