Il Presidente del consiglio Giuseppe Conte con il cancelliere austriaco Sebastian Kurz il 18 settembre 2018 (foto LaPresse)

Dai populisti europei nessuna pietà per i populisti italiani

Redazione

Il cancelliere austriaco Kurz: “Di sicuro non pagheremo per il debito italiano. Ci aspettiamo che Roma rispetti le regole”. Moscovici consegna a Tria la lettera con le richieste di chiarimenti di Bruxelles

Roma. “Non abbiamo nessuna comprensione” per le politiche finanziarie dell'Italia, “ci aspettiamo che il governo rispetti le regole”, ha detto il cancelliere austriaco Sebastian Kurz al termine del Consiglio europeo a Bruxelles. “Non siamo i soli a pensarlo, anche molti altri paesi” appoggiano la Commissione nel chiedere “il rispetto delle regole” comunitarie, ha sottolineato il cancelliere. “I criteri di Maastricht valgono per tutti. In Austria di sicuro non pagheremo per il debito di altri”. 

 

Si allarga ancora il fossato che divide la destra à la Salvini e quella à la Kurz. Mentre il vicepremier italiano racconta a Repubblica che potrebbe essere il candidato del fronte sovranista alla presidenza della Commissione Ue – “Me lo stanno proponendo. Fa piacere: vediamo, ci penso” – e prepara, con gli alleati grillini, una Manovra tutta all'insegna del debito per finanziare spesa corrente; l'altro, leader 31enne del Partito popolare autriaco, si presenta come lo studente modello. La faccia seria e alternativa al populismo spendaccione. Già a inizio mese il ministro delle Finanze austriaco e presidente di turno dell’Ecofin, Hartwig Löger, aveva spiegato ai “cugini” del sud che l’Unione monetaria è una famiglia, con delle regole, dei princìpi, un certo grado di comprensione ma anche la determinazione a non creare eccezioni esistenziali.

  

La lettera di Moscovici all'Italia

Anche la Commissione europea ritiene che la manovra presentata dall'Italia indichi una deviazione senza precedenti, un "inadempimento particolarmente grave rispetto agli obblighi di politica di bilancio previsti dal Patto di Stabilità e Crescita". Così si legge nella lettera di due pagine inviata oggi al ministro dell'Economia Giovanni Tria dal vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, e dal commissario agli Affari economici, Pierre Moscovici, impegnato a Roma fino a domani in una serie di incontri. Il debito al 130 per cento ha conseguenze dirette sugli italiani, avverte Moscovici. L'Italia dovrà rispondere alla lettera entro mezzogiorno di lunedì 22 ottobre.
  

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La crisi è “futuribile e improbabile, saremmo irresponsabili”, ha risposto intanto il premier Giuseppe Conte in conferenza stampa: “Nessun muro contro muro” con l'Europa, ribadisce. “Senz'altro questa lettera non la riceve solo l'Italia. È prassi riceverla in situazioni di questo tipo, immagino che la Commissione esprima una seria preoccupazione in riferimento alla deviazione del deficit/pil rispetto alla manovra preventivata" da loro. “Ovviamente risponderemo alle osservazioni critiche”, aveva già anticipato Conte a Bruxelles. “Siamo rimasti d'accordo con Jean-Claude Juncker, parlerò con lui. Continueremo a discutere”. Proprio il presidente della Commissione europea segnala che se da una parte non c'è “nessun pregiudizio sull'Italia”, dall'altra conferma che “diversi capi di stato e di governo vedrebbero negativamente l'accettazione del progetto di bilancio italiano così com'è da parte della Commissione”. E ricorda che l'Ue è già stata molto generosa con l'Italia che ha potuto “spendere 30 miliardi in tre anni proprio grazie alla flessibilità”. 

 

Il vertice a Bruxelles

Oggi al vertice di Bruxelles, il premier Giuseppe Conte ha raccolto bacchettate praticamente da tutti i paesi membri: nemmeno Vienna è venuta in soccorso, anzi il più generoso potrebbe, a sorpresa, esser stato proprio Emmanuel Macron che ha detto che “la Francia non dà lezioni dopo 10 anni passati in procedura per deficit eccessivo”. E ha aggiunto che “il caso italiano, attraverso l'ascesa dei populismi a cui abbiamo assistito, è l'emblema di questa crisi” dell'Ue su solidarietà e responsabilità, perché “l'Italia è stata vittima della mancanza di solidarietà finanziaria durante la crisi” e di “solidarietà sulla crisi dei migranti”.

 

Non altrettanto tenero il cancelliere austriaco, dunque. “Sono un difensore dei criteri di Maastricht, che devono valere per tutti. Garantiscono stabilità ed evitano l'indebitamento eccessivo degli stati membri, che potrebbero diventare un pericolo per i paesi membri ma anche per l'intera Europa”, ha detto Kurz a margine del Consiglio europeo, riguardo alla Manovra economica dell'Italia. “In Austria siamo sulla strada giusta: l'anno prossimo avremo un bilancio in equilibrio, persino in surplus. Per me questa è la strada giusta e gli altri paesi dovrebbero fare lo stesso: l'indebitamento eccessivo è pericoloso”, ha concluso. E Vienna infatti dà il buon esempio: ha presentato alla Commissione la bozza del bilancio austriaco per il 2019 prevedendo l’azzeramento del deficit. Sarebbe la prima volta in assoluto dal 1995, quando l’Austria aderì alla Comunità europea. In questo modo anche il debito calerà dal 78,3 per cento del 2017 al 70,5 per cento l’anno prossimo.

   

Come ministro degli Esteri dello scorso esecutivo, Kurz è stato protagonista di un braccio di ferro che ha portato Roma e Vienna sull’orlo di una crisi diplomatica. Ha utilizzato il tema dei migranti, e della rotta che passa dal Brennero, per conquistare consensi e approdare alla guida del governo austriaco, diventando così il premier più giovane del mondo. Kurz si vede come il simbolo della fusione tra estremo e centro, ma quando c’è stato da votare su Orbán, è stato il primo a rompere le fila dentro al Ppe: quel che accade in Ungheria non è accettabile, va iniziata la procedura disciplinare. E quando ha scoperto che il suo ministro dell’Interno dell’Fpö aveva una lista di media buoni e cattivi ha detto: eliminatela, non voglio nemmeno sentirne parlare. Se Salvini vede in Kurz un modello di sovranismo europeo dovrebbe seguirlo almeno sulla linea del rispetto delle regole comuni che, in fondo, significa rispetto degli altri popoli sovrani in Europa.