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Molti nemici, poco onore

Redazione

L’isolamento autarchico rischia di pesare sui condomini franco-italiani

"Tanti nemici, tanto onore” fu il post su Facebook di Matteo Salvini il 29 luglio, richiamo a Benito Mussolini (“Molti nemici, molto onore”) del quale quel giorno ricorreva l’anniversario della nascita. Ma era la parabola ascendente della Lega e del governo, del pugno di ferro anti immigrati.

 

Oggi i nemici sono in Europa, a cominciare dai partiti sovranisti che nei sogni salviniani dovevano stringere un patto e capovolgere i destini dell’Unione europea. Proprio dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz (“non abbiamo nessuna comprensione per le politiche finanziarie dell’Italia, di sicuro non ne pagheremo il debito”) e dalla leader di Alternative für Deutschland Alice Veidel (“la Lega non può proporre follie”) sono però venute le stroncature più dure.

 

L’isolamento che si riflette sui mercati ora comincia a minare intese industriali strategiche per il paese. Tornano sotto i riflettori tre dossier riguardanti la Francia la cui classe dirigente da Emmanuel Macron in giù è il principale bersaglio dei gialloverdi. L’acquisizione da parte di Fincantieri del 51 per cento di Stx, già oggetto di accanite discussioni quando al governo c’erano Paolo Gentiloni e Carlo Calenda, sarebbe nuovamente in bilico, formalmente in attesa del via libero dell’Antitrust Ue ma con il ministro dell’economia francese Bruno Le Maire che starebbe pensando di cambiare partner. L’accordo avrebbe poi dovuto estendersi alla difesa, con l’integrazione Fincantieri-Leonardo-Naval Group il cui ad Hervé Guillou ha confermato la volontà di trattare “ma non escludiamo di parlare con altri”. L’ostilità viene da Thales, primo azionista di Naval e concorrente di Leonardo, ma lo scambio di tecnologia militare coinvolge i due governi. Né meglio a Tim, dove l’azionista di maggioranza Vivendi, messo fuori dalla governance, sarebbe contrario allo scorporo della rete, obiettivo dell’Italia, anche se l’ad Arnaud de Puyfontayne esclude seccamente la richiesta di nuova assemblea per ribaltare gli equilibri nel cda. Infine il voltafaccia sulla Tav della Lega, a cominciare dallo stop al cantiere e agli appalti in attesa di revisione del progetto. In ballo ci sono investimenti, posti di lavoro e sviluppo: si sceglie l’autarchia. Molto nemici, poco onore.

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