Una manifestazione a favore della Central european university, Budapest. Foto LaPresse

Lo scandalo tutto europeo della chiusura dell'Università di Soros

Micol Flammini

Unione europea e Stati Uniti lasciano che accada, dice Eva Fodor. Parla la prorettrice della Central european university

Roma. La Central european university è nata con una missione: insegnare la democrazia in una parte di Europa che di democrazia aveva una voglia incontenibile. Così nel 1991 la Ceu, fondata da George Soros, aprì a Budapest. In quell’est tutto da ricostruire, c’era bisogno di una classe dirigente all’altezza, che conoscesse le regole della democrazia, che fosse in grado di competere nelle sfide internazionali. La Ceu è sì un’università, ma è anche un’idea che l’Ungheria di oggi vuole censurare. Il governo di Orbán intende costringere l’Università a lasciare Budapest e, anche se sarà necessario attendere il primo dicembre per la conferma ufficiale, la Central european university è già pronta ad andarsene a Vienna. “E’ una mossa autoritaria”, racconta al Foglio la professoressa Eva Fodor, prorettore dell’Università. “In un paese membro dell’Ue, dove si suppone che le decisioni seguano un percorso democratico, è impensabile che possa accadere qualcosa del genere, che un governo ordini a un’università di chiudere”.

  

L’Università attira rabbia e interesse. La rabbia di un esecutivo tramutatosi nel faro dei sovranisti di tutto il mondo, l’interesse degli europei, anche di quelli più controversi come il cancelliere austriaco Sebastian Kurz che dopo aver incontrato George Soros e suo figlio Alexander ha detto di essere favorevole all’idea di ospitare la Ceu. “Probabilmente ci sono molti argomenti sui quali Kurz e il nostro fondatore hanno delle idee discordanti, ma il cancelliere ha capito che sta aprendo le porte a un’eccellente università e questo vuol dire che, al di là degli orientamenti ideologici, è in grado di dare valore all’educazione più del primo ministro ungherese”. “Il trasferimento a Vienna sarà un cambiamento profondo. Già soltanto l’idea di cacciare via da un paese un’università non può che mutare un paese, è qualcosa che non potrà mai più essere sradicato dalla storia dell’Ungheria”. La legge approvata nel 2017 dal governo di Viktor Orbán e soprannominata “Lex Ceu” vuole rendere illegale l’Università. L’Ambasciata americana ha cercato di trovare una mediazione, ha offerto un accordo a Fidesz, il partito di governo, per consentire alla Ceu di rimanere a Budapest. Il primo dicembre è l’ultimo giorno per firmare l’accordo e l’università non si aspetta che Orbán si dimostri disposto a scendere a patti, nonostante la mediazione di David Cornstein, l’ambasciatore americano nominato da Trump. Se la Ceu sarà costretta a spostarsi, i nuovi studenti inizieranno i corsi a Vienna, mentre agli altri sarà data la possibilità di rimanere nell’ateneo ungherese fino al diploma. La Ceu è un’università internazionale, molti allievi sono stranieri, la percentuali di ungheresi cambia di anno in anno, ma sono circa il venti per cento. Il trasferimento della Central european university impoverirà la città, forse non se ne accorgerà il governo, ma, come dice la professoressa Eva Fodor, sarà un pezzo di storia, un frammento di eccellenza che lascerà la capitale.

  

Quello che si sta consumando a Budapest è uno scandalo tutto europeo contro il quale Bruxelles, benché abbia aperto una procedura di infrazione contro l’Ungheria, non sta facendo abbastanza: “L’Unione sta permettendo che un’università all’interno di un paese europeo venga costretta ad andarsene . Così anche gli Stati Uniti, i quali potrebbero intervenire per evitare che una nazione cacci via un’istituzione americana”. Sta accadendo qualcosa di eccezionale, spiega la professoressa Fodor, anomalo. Dal primo gennaio, se il governo di Orbán si rifiuterà di firmare l’accordo proposto dall’Ambasciata americana, allora la Ceu sarà “illegale”. Una storia poco europea, che tradisce i princìpi dello stato di diritto sui quali si fonda l’Unione. L’università è pronta a cambiare tutto, a trasferirsi nel campus di un’altra capitale e in un paese con un leader, Sebastian Kurz, che finora si è dimostrato molto controverso, euroscettico e rigoroso nei confronti delle regole europee in uguale misura, e forse un giorno la Central european university potrebbe infastidire anche Vienna. “Alla Ceu non abbiamo una missione politica. Noi insegniamo storia, filosofia, matematica, non abbiamo lotte politiche da portare avanti. Noi – conclude la professoressa Eva Fodor – Insegniamo quali sono i valori dell’Unione europea, li analizziamo da un punto di vista economico e sociologico. Non vogliamo creare attivisti, ma dare agli studenti una preparazione di alto livello”. Creare una classe dirigente, il vero terrore di sovranisti ed euroscettici.