Cartelloni con l'effige di Bashar el Assad e Vladimir Putin

L'America non lasci più spazio alla Russia e torni a combattere

Michael Horowitz
Gli obiettivi della Russia sono fini a se stessi e miopi, ed è chiaro che Putin non vuole essere l’unico a stabilizzare questo conflitto

E’ passata una settimana da quando la Russia ha stupito il mondo con la sua campagna aerea in Siria, in perfetta sincronia con l’esplosivo ritorno di Vladimir Putin sul palcoscenico diplomatico all’Assemblea generale delle Nazioni Unite. I governi e gli analisti su entrambe le sponde dell’Atlantico stanno ancora cercando di inquadrare le mosse del leader russo e di formulare una risposta, mentre Putin è glorificato in patria come un eroe sovietico dei vecchi tempi, che ha battuto in astuzia l’occidente debole e decadente.

 

La prima vittima politica della super assertiva campagna russa in Siria è la reputazione della coalizione a guida americana che ha cercato di contrastare lo Stato islamico in Siria e Iraq nell’ultimo anno – una campagna segnata dall’esitazione, dalla confusione e da obiettivi apparentemente irraggiungibili. Ma un’ascesa della Russia e un declino dell’occidente in Siria ha conseguenze reali per la sicurezza regionale e perfino globale, e l’America non ha scelta se non quella di rientrare nel conflitto siriano con la stessa assertività. Sostenendo Assad, Putin rischia di farsi nemici i jihadisti in tutto il mondo arabo a un livello mai visto dai tempi dell’invasione in Afghanistan, mentre i governi come quello dell’Arabia Saudita potrebbero non essere più tanto selettivi su quali gruppi di ribelli sostengono in Siria. Indebolendo l’opposizione diversa dallo Stato islamico, la Russia potrebbe finire per lasciare all’occidente una difficile scelta, quello che è stato per tutto il tempo il fine ultimo di Assad – “Ci sono io o gli estremisti”. Lasciare Assad e lo Stato islamico sul campo di battaglia non farebbe che polarizzare ulteriormente la regione, e spetta agli Stati Uniti e ai loro alleati della Nato diventare i campioni dei moderati, prima di scomparire.

 

[**Video_box_2**]Riprendersi la Siria non significa affrontare di testa la Russia. Si parte sradicando il vuoto di leadership di chi lotta contro l’Is che la Russia dice fingendo di riempire. Questo significa intensificare gli attacchi aerei e fornire un supporto più ampio ai soggetti non-Is, gli stessi soggetti con cui la Cia e gli altri alleati americani hanno lavorato per anni. Fare questo significa che gli Stati Uniti (principalmente il Pentagono) dovranno abbandonare la richiesta di far usare ai ribelli armi statunitensi e dovranno addestrarli per combattere esclusivamente l’Is. La crisi dei rifugiati in Europa e la diffusione dell’ideologia radicale dell’Is nei sette continenti testimoniano che non c’è contenimento della crisi siriana. Gli obiettivi della Russia sono fini a se stessi e miopi, ed è chiaro che Putin non vuole essere l’unico a stabilizzare questo conflitto. E’ tempo che l’America scenda di nuovo in gioco.


Michael Horowitz e Daniel Nisman sono analisti, Levantine Group

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