Il presidente russo Vladimir Putin (foto LaPresse)

Ricordiamoci con chi ci alleiamo se ci alleiamo con Putin

Pierluigi Battista
Putin approfitta del vuoto lasciato da America ed Europa e con la sua “guardia repubblicana” si rivende come forza stabilizzatrice. Mi piace? No, non mi piace. E’ l’unica cosa da fare? Forse sì

Prima di chiederci se dobbiamo collaborare con la Russia in Siria, è bene ricordare da chi è costituita la coalizione dei volenterosi creata e guidata da Vladimir Putin. Ci sono i pasdaran dell’Iran, quell’Iran che organizza mostre negazioniste in cui scegliere la vignetta che meglio deride l’Olocausto; quell’Iran che tratta i dissidenti – torturandoli e uccidendoli – come l’Arabia Saudita, anche se l’opinione pubblica solo oggi pare accorgersi del fatto che a Riad i blogger e gli attivisti vengono crocifissi; quell’Iran che vuole costruire una Bomba per annientare la presenza ebraica nella terra sacra dell’islam. Nella coalizione c’è poi Hezbollah, che ha temporaneamente sospeso la sua attività di lancio di missili contro Israele per combattere in Siria a fianco di Assad, non certo per sconfiggere lo Stato islamico – semmai per aiutare a colpire i ribelli più filoamericani che ci sono nel paese. Ora, è innanzitutto necessario prendersela con chi ci ha messo in questa condizione: gli Stati Uniti di Obama prima di tutto, e poi l’Europa che ancora una volta dimostra la sua nullità e la sua inesistenza politica – l’Europa non solo non sa gestire la crisi, ma non ha alcuna visione per il dopo, come non l’ha mai avuta, nemmeno in quell’Afghanistan che è stato invaso sotto l’egida dell’Onu e della Nato nella cosiddetta “guerra giusta”.

 

Putin approfitta di questo vuoto e con la sua “guardia repubblicana” si rivende come forza stabilizzatrice. Mi piace? No, non mi piace. E’ l’unica cosa da fare? Forse sì. Ma non dobbiamo dimenticare con chi stiamo collaborando. Quando si dice che anche nella scelta tra nazismo e Stalin c’era la stessa perversa logica del male minore, bisogna anche ricordare che uno degli esiti di quella alleanza fu il sacrificio di metà dell’Europa, che non fu liberata e anzi finì sotto il regime sovietico. Da lì poi derivò una tolleranza nei confronti dei crimini di Stalin che durò per decenni – non si poteva parlare dei gulag! – e così un’alleanza episodica si trasformò in un’alleanza ideologica duratura. Oggi rischiamo lo stesso effetto. Se per sconfiggere i peggiori mascalzoni del mondo dobbiamo metterci con i quasi peggiori, è bene ricordarlo, così come non possiamo dimenticare che soltanto un anno fa Putin ha ignorato la legalità internazionale e si è annesso un territorio, la Crimea, violando la sovranità territoriale dell’Ucraina: nel 1990, l’Onu e la Nato fecero una guerra a Saddam Hussein che voleva annetter il Kuwait all’Iraq. L’atteggiamento di subalternità nei confornti di Putin è pericoloso, e bisogna interrogarsi sul prezzo di questa alleanza: è forse il sacrificio di Israele e della sua sicurezza? Se è così, vorremmo almeno saperlo.

 

Pierluigi Battista è editorialista del Corriere della Sera. Testo raccolto in redazione.