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L'ultimo regalo gialloverde. A luglio giù la produzione industriale

Luca Roberto

Meno 0,7 per cento su base annua. E anche Moody's abbassa le stime di crescita per il 2019

Non è di certo un invito di gala il benvenuto al nuovo governo. Impegnati nella riscossione del voto di fiducia alla Camera ieri e al Senato oggi, il premier Giuseppe Conte e i suoi ministri dovranno quanto prima far fronte a una minaccia raffigurata dall'ultima rilevazione Istat sull'andamento dell'economia italiana. A luglio, ha calcolato l'istituto nazionale di statistica, la produzione industriale è scesa dello 0,7 per cento, un calo congiunturale che si protrae oramai da cinque rilevazioni consecutive. A preoccupare, però, è la contemporanea flessione tendenziale, che vede il mese di luglio 2019 perdere terreno (sempre meno 0,7 per cento) anche rispetto a 12 mesi fa, quando la finestra temporale prevedeva un giorno lavorativo in meno.

 

A trascinare giù l'intero settore le difficoltà del comparto automotive, il cui indice di produzione ha fatto segnare meno 14 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018; una flessione nel tessile e nella realizzazione di macchinari (meno 6 per cento su base annua), nonché il rallentamento dell'economia tedesca, che poi è il mercato dove solitamente trova sbocco il nostro export. L'istantanea scattata alle dinamiche macroeconomiche del paese segnala, dall'altra parte, una crescita della fornitura energetica, che calcolata secondo un indice corretto per gli effetti di calendario ha registrano a luglio 2019 un aumento tendenziale accentuato del più 5,8 per cento. E sempre da una prospettiva tendenziale, rispetto allo stesso mese dell'anno precedente, buone le performance delle industrie manifatturiere (più 6,4 per cento) e delle aziende addette alla fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati, anch'esse cresciute a livello aggregato di 6 punti percentuali rispetto a luglio 2018.

 

Quando, a fine agosto, era chiaro che il pil sarebbe rimasto stagnante, a variazione nulla, gli analisti del settore avevano già previsto un corrispondente riflesso sulla produzione, ma gli auspici erano che la crescita del comparto energetico facesse da traino a un'economia fiaccata. Non è successo. E proprio in queste ore sono arrivate le stime di crescita dell'agenzia di rating statunitense Moody's, che ha confermato il giudizio pregresso (Baa3) sullo stato dell'economia italiana, caratterizzata da un'atavica instabilità politica ma protetta da un basso indebitamento pubblico; e secondo cui il pil italiano crescerà di un timido 0,2 per cento nel 2019 e un poco più sostanzioso 0,5 per cento nel prossimo anno.

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