Matteo Salvini (foto LaPresse)

L'opposizione suonatissima del senatore Salvini

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Non ci siamo, l'opposizione è suonata, suonatissima. Il senatore Salvini, che ne sarebbe il capo, non riesce ad articolare nulla che non sia una banale constatazione del fatto compiuto. Sì, il primo e il secondo partito, calcolati per gruppi parlamentari, si sono accordati e hanno fatto un governo, con il quale intendono realizzare un programma che, forse, differisce da quello proposto, oniricamente, da Salvini. Forse, perché il senatore Salvini è stato al governo ma del suo sognato programma non si è visto nulla, tranne abbozzi di iniziative via Facebook e un paio di sgrammaticati decreti, prossimi a cadere sotto i colpi delle giurisdizione costituzionale. L'opposizione potrebbe fargli bene, ma per ora non sembra avviato verso un percorso di ritorno alla consapevolezza politica. Strilla fuori dal Parlamento, nella sua piazza degli impresentabili, e fa battutacce in Parlamento. Bibbianeggia, ammicca, minaccia a vuoto, ma anche i suoi cominciano a chiedersi, speriamo, che cosa farsene di questo repertorio invecchiato.

 

 

Giuseppe Conte sembra destinato a raccogliere una larga maggioranza anche al Senato, e si spegne così anche il tramestio dei senatori che tentavano di spostare un po' di voti per minare la stabilità del governo. Numeri ampi, quelli della nuova maggioranza, e forse l'abbozzo di un blocco sociale. Cominciate a parlarne, a ragionarci, con la testa più libera possibile. Per non ripetere analisi e lettura dei fatti che forse sono superate.

 

 

 

Per la scelta di votare la fiducia ci interessano le parole di Liliana Segre, a cena si dovrebbe partire da lì per capire cosa ha mosso la ricerca di una maggioranza diversa dalla precedente. E anche quelle di Mario Monti. Perché rovesciando il culto del mandato popolare diventa interessante vedere come votano i senatori più liberi, intellettualmente e politicamente, e constatare che sono per la nascita di questo governo ci dà indicazioni molto forti.

  

 

  

Paolo Gentiloni ben posizionato nella Commissione von der Leyen fa parte di questo nuovo scenario politico e forse della nascita di questo grande gruppo elettorale di riferimento. Nel suo caso si tratta di tenere agganciata l'Italia alle appartenenze europee, anche attraverso la scrittura di nuore regole comuni e il riconoscimento di spazi nel potere a Bruxelles. Ma la partita non è banalmente centrata sullo sfondamento dei criteri di controllo dei conti pubblici di ciascuno paese fin qui adottati. Non c'è un liberi tutti per fare deficit e finanza allegra. Tutt'altro, e la presidente lo ha messo per iscritto (anche per fugare i timori, anche strumentali, sul ruolo di Gentiloni e sul suo passaporto italiano).

  

 

E si semplificano anche le faccende dell'economia, pur dovendo fare i conti con la frenata del pil, maggiore del previsto secondo Moody's, ma l'agenzia di rating dà anche molta importanza alla ritrovata stabilità politica. Esattamente a quell'accordo politico e sociale forse più profondo di quanto appaia a un primo sguardo e che sta formandosi attorno al nuovo governo.

 

 

 

Qualcosa da sistemare davvero (Matteo Renzi ci aveva messo l'impegno con la buona scuola) è la formazione in Italia. Il confronto internazionale non è confortante.

 

   

Cronache della Brexit e contorcimenti vari. Il succo è che mentre tutti fanno i duri e gli intransigenti, incombe il profilo di una meravigliosa proroga, che però imporrebbe al Regno Unito di ottemperare ai suoi obblighi di paese membro dell'Ue. Intanto, di proroga in proroga, proviamo a buttarla lì, non si potrebbe cominciare a ragionare su una specie di obsolescenza o di prescrizione per un voto referendario, quello che stabilì (si fa per dire) la Brexit ormai datato a più di 3 anni fa e rispetto al quale sta cambiando lo scenario politico, arrivando forse a rendere quel voto, come si diceva, obsoleto e prescritto.

 

 

I terribili dilemmi sulla libertà di opinione e sulla scelta di lasciar parlare o no chi è intollerante e violento. Con un'aggiunta legata ai social: oltre al linguaggio violenti gli account riconducibli a Forza Nuova e a CasaPound si sono distinti per aver diffuso falsità e insinuazioni, e forse questa è una ragione valida per chiuderli.

 

  

Come nascono le religioni, animismo in salsa moderna, la grande madre che vuole farci causa.