Mario Monti (foto LaPresse)

A Monti piace il Conte bis. A patto che sia un vero governo del Rinnegamento

Mario Monti

Il senatore a vita vota la fiducia: “C'è in lei, signor presidente del Consiglio, e nel M5s, un ripensamento sufficientemente profondo e sincero in materia di posizionamento dell'Italia, di Europa, di economia?”

Pubblichiamo l'intervento integrale del senatore a vita, Mario Monti, durante il dibattito in Senato sulla fiducia al governo Conte.


 

Signor presidente, signor presidente del Consiglio,

se i cittadini si sentono lontani dalla politica e spesso la disprezzano è anche perché vedono politici che a volte si considerano esenti dalle normali regole di condotta che si applicano nella società civile, nell'azienda, nella scuola e quant'altro. Tra queste c'è la coerenza o almeno un minimo di coerenza. Proprio sul piano della coerenza, io dichiaro di trovarmi oggi in imbarazzo. Nell'esprimermi sul suo nuovo governo, signor presidente, devo essere coerente con me stesso o devo osservare la coerenza altrui?

 

Se dovessi esigere coerenza da me stesso, non potrei che votare la fiducia. Sull'Europa e sull'economia sono stupefatto e soddisfatto. Nelle posizioni espresse dal presidente del Consiglio riscontro una visione e linee programmatiche molto simili a quelle che ho sempre sostenuto e difeso, da quel banco così come da questo. Sono quelle linee che, come lei ricorda, in un momento molto difficile per la collettività italiana, con il contributo di tutti i partiti, tranne la Lega e il MoVimento 5 Stelle (che non era ancora in Parlamento), hanno consentito all'Italia di non cedere la propria sovranità nazionale ad una troika, cosa che spero di non vedere in futuro.

 

Ebbene, se invece dovessi esprimermi in base alla coerenza osservata, non potrei che votare contro la fiducia. Questa maggioranza e questo governo sono la risultante - lo dico con molta serenità - di un tasso complessivo di trasformismo senza precedenti da parte di ciascuno dei due maggiori partiti della nuova coalizione. Dovrei salutare questo particolare trasformismo, dato che il punto di approdo in termini di programma è molto più vicino a ciò che io considero utile per l'Italia, mentre il mio giudizio sul precedente governo è molto negativo.

 

È molto negativo perché, in sintesi, si è compromesso, nella confusione e nello sbandamento sia interno al governo, sia nell'opinione pubblica nazionale e internazionale, il posizionamento dell'Italia nel mondo e in Europa. Non si è certo ottenuto un aumento della sovranità nazionale italiana; si è di fatto lavorato non per accrescere l'unica sovranità che un giorno troveremo realistica, quella europea, ma per svincolarsi da questa, cercando piuttosto di accrescere la già abbastanza elevata sovranità russa e quella degli Stati Uniti guidati da un Presidente ostile all'Unione europea.

 

Signor presidente, lei ha giustamente ricordato che è riuscito a superare il rischio di due procedure di infrazione. Non dimentichiamo, peraltro, che è stato il suo stesso governo a creare il rischio delle due procedure di infrazione e che, infine, nulla di sostanziale è stato fatto per la crescita economica di cui abbiamo disperatamente bisogno.

 

Allora, il punto è quello della credibilità per orientare il mio modestissimo e singolo voto oggi. C'è in lei, signor presidente del Consiglio, e nel MoVimento 5 Stelle, partito di maggioranza relativa del precedente e ora dell'attuale governo, un ripensamento sufficientemente profondo e sincero in materia di posizionamento dell'Italia, di Europa, di economia? Ebbene, io ho deciso oggi di pretendere più coerenza da me stesso che da altri e, quindi, di mettere alla prova una posizione aperta e di sostegno alla fiducia che manifesterò al momento della votazione.

Sottolineo molto, però, che è indispensabile a me, ma credo a molti altri, constatare nei fatti che ci sia stato davvero un mutamento di indirizzo. Per onestà, le indico telegraficamente, signor presidente, quattro elementi di verifica che applicherò nel valutare di volta in volta i singoli provvedimenti.

 

Il primo è riecheggiato con forza nelle parole sia di qualcuno che ha dichiarato di sostenere la fiducia al suo governo, come il senatore Zanda, sia di qualcuno, come la senatrice Bonino, che ha dichiarato con argomenti molto forti la sua posizione contraria. Questo punto è: non eludete i problemi, affrontateli a viso aperto, cercate di dire la verità. La politica spesso considera i cittadini molto più immaturi di quanto siano. I cittadini intuiscono la verità, hanno voglia di sentirsela dire e non di essere trattati come persone non in grado di capire.

 

Quanto al secondo aspetto, ho molto apprezzato nel suo programma, signor presidente, la dimensione intergenerazionale, come lei l'ha chiamata, declinandola con riferimento all'ambiente e al clima.

Ecco, io vorrei esortare lei ma anche tutti noi perché, almeno per ora, non è tanto nella nostra cultura italiana pensare che se noi lasciamo ai nostri figli e nipoti molto debito pubblico, rendiamo peggiore la qualità della loro vita quanto se lasciamo loro grande inquinamento, con la differenza - mi permetto di dirlo - che se non facciamo la nostra parte per combattere il cambiamento climatico, il danno va su tutto il mondo, su tutta Europa, mentre se noi siamo i soli a gravare i nostri figli e nipoti di un ingente debito pubblico, saranno loro danneggiati rispetto ai loro coetanei di altri paesi perché non troveranno lavoro a causa di una politica economica che avrà solo il compito di pagare alti interessi sul debito.

  

Allora, nel ricercare la crescita, nell'esortare l'Europa ad andare verso una politica di maggiore crescita, come occorre, vi prego, non ancoratevi all'asfittico concetto di flessibilità: l'Italia che chiede flessibilità punto a capo è un'Italia che vuole fare più disavanzo corrente. È come un'Italia che chiedesse maggiore permesso di inquinare. Fa lo stesso danno ai propri figli perché è solo se, a fronte del debito, c'è un investimento reale e produttivo del settore pubblico che questo favorisce la crescita e non è un inganno per le generazioni future.

 

In terzo luogo, mi permetto di suggerire, signor presidente, nel governare guardi anche alle idee delle opposizioni. Oggi le opposizioni includono personalità e partiti - quindi non solo il Pd che allora come oggi è al governo - che seppero offrire contributi rilevanti alla grande coalizione e che si fece carico di evitare il dissesto dell'Italia, sia che ne facessero parte (ricordo la grande responsabilità assunta positivamente dal Popolo delle Libertà, dal presidente Berlusconi e per un intero anno da esponenti che poi fondarono Fratelli d'Italia) sia, in certi momenti, persino che non ne facessero parte e, a tale proposito, ricordo il grande contributo che l'onorevole Giorgetti più di ogni altro, come presidente della commissione Bilancio della Camera, diede alla riforma costituzionale sul pareggio di bilancio. Nell'opposizione di oggi ci sono forze che - mi permetto di dire - sono più vicine alle esigenze delle imprese, della produttività e delle infrastrutture di quanto non lo siano mediamente le componenti del governo. Cerchi di ascoltarle.

 

Infine, vogliamo mettere più sotto controllo l'establishment. Questo in Italia è molto necessario ma non si può fare senza una classe dirigente. Bisogna che l'establishment e la classe dirigente abbiano un adeguato ricambio. A tutti noi dispiace far pagare ai nostri figli e nipoti delle imposte di successione, ma possiamo continuare ad essere il Paese che ha le più basse imposte di successione e che quindi non fa niente per favorire la circolazione delle élite?

In conclusione, voterò a favore della fiducia e, di volta in volta, mi esprimerò in base a quella che sarà la mia opinione. Mi auguro di poter sostenere più volte singoli provvedimenti, nel qual caso li sosterrò, per quel che posso, anche presso l'opinione pubblica interna e internazionale. 

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